La legge di bilancio 2021 (articolo 1, commi 386-400, legge 30 dicembre 2020, n. 178) ha introdotto, in via sperimentale per il triennio 2021-2023, l’Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa (ISCRO), rivolta ai lavoratori iscritti alla Gestione Separata che esercitano per professione abituale attività di lavoro autonomo.
Il comma 400 dell'art. 1 della legge di bilancio 2021 stabilisce che l'erogazione dell'Iscro sia accompagnata dalla partecipazione a percorsi di aggiornamento professionale, i cui criteri e modalità di definizione nonché il loro finanziamento sono stabiliti con il decreto 24 marzo 2022 del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, di concerto con il Ministero dell'Economia e delle Finanze, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.92 del 20 aprile 2022.
In scadenza il 31 ottobre 2023
L’indennità, che andrà in scadenza il prossimo 31 ottobre, è riconosciuta ai lavoratori autonomi che presentino congiuntamente i seguenti requisiti, descritti in dettaglio nella circolare INPS 30 giugno 2021, n. 94:
- non essere titolari di trattamento pensionistico diretto e non essere assicurati presso altre forme previdenziali obbligatorie alla data di presentazione della domanda;
- non essere beneficiari di Reddito di Cittadinanza. Tale requisito deve permanere durante l’intero periodo di fruizione della indennità ISCRO, pena la decadenza dalla prestazione;
- avere prodotto un reddito di lavoro autonomo, nell'anno precedente alla presentazione della domanda, inferiore al 50% della media dei redditi da lavoro autonomo conseguiti nei tre anni anteriori all'anno precedente alla presentazione della domanda. A titolo di esempio, se la domanda di indennità ISCRO è presentata nel 2021, il reddito da lavoro autonomo da considerare è quello risultante dalla dichiarazione dei redditi del 2020 (anno precedente alla presentazione della domanda), che deve essere inferiore al 50% della media dei redditi da lavoro autonomo degli anni 2017, 2018 e 2019 (tre anni precedenti all’anno che precede la presentazione della domanda);
- aver dichiarato, nell'anno precedente alla presentazione della domanda, un reddito non superiore a 8.145 euro, annualmente rivalutato sulla base della variazione dell'indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie degli operai e degli impiegati rispetto all'anno precedente. Tale limite prende in considerazione solo il reddito derivante dallo svolgimento dell’attività lavorativa autonoma ed esposto nella dichiarazione dei redditi nel quadro RE, RH o LM, nel caso rispettivamente di attività professionale individuale, partecipazione a studi associati o soggetti in regime forfettario. Il suddetto limite non prende in considerazione altre tipologie di reddito quale il reddito da lavoro dipendente o parasubordinato o di partecipazione a impresa;
- essere in regola con la contribuzione previdenziale obbligatoria;
- essere titolari di partita IVA attiva da almeno quattro anni, alla data di presentazione della domanda, per l’attività che ha dato titolo all'iscrizione alla gestione previdenziale in corso.
I numeri parlano di un flop. CoLAP: “L’Iscro non serve”
“Nel 2022 sono state circa 2500 le richieste per l’indennità, di queste, 1300 sono state respinte, ad oggi l’Inps non ha fornito le motivazioni. In due trimestri del 2021, 9000 domande di cui 5000 respinte”, rileva il CoLAP (Coordinamento Libere Associazioni Professionali). “L’Iscro non serve, lo dimostrano i numeri, è una misura che non deve essere resa strutturale – dichiara la Presidente del CoLAP Emiliana Alessandrucci al termine dell’incontro di ieri al Ministero del lavoro per approfondire gli impatti dell’ammortizzatore sperimentale – Soprattutto alla luce del fatto che i professionisti continuano a pagare l’aliquota dello 0,51% per finanziarla. Ricordiamo infatti che l’Iscro è un sostegno totalmente a carico del destinatario”.
“Se sovrapponiamo i versamenti dei professionisti della Gestione separata alle pochissime richieste per l’indennità, ad oggi abbiamo un disavanzo di milioni di euro, come verranno utilizzati questi fondi? Probabilmente non per i professionisti, ci è stato infatti risposto che il bilancio Inps è unico, di conseguenza parliamo di un’aliquota versata dai professionisti che non sappiamo cosa andrà a finanziare”.
“Fondamentale ripensare un nuovo concetto di sostegno al lavoro autonomo – conclude Alessandrucci – incentrato sulla formazione, l’orientamento, incentivi alla digitalizzazione e all'innovazione che sono, insieme alla certezza dei pagamenti delle fatture, le vere priorità dei professionisti”.
Il CoLAP ribadisce ancora una volta che “le tutele per il lavoro autonomo non devono essere distorsioni delle tutele previste per i dipendenti, altrimenti si rischia di pensare e implementare sostegni come l’Iscro che non servono a nessuno, lo dicono i numeri”.
Confcommercio professioni: renderla più efficace
Anche Confcommercio professioni ha partecipato all'incontro al Ministero del lavoro con i sindacati e le altre associazioni di categoria dedicato al tema dell'Iscro "per valutarne le modifiche necessarie e renderla più efficace in favore dei professionisti che si trovano a subire le conseguenze di cali imprevedibili di attività e fatturato”. “È necessario – ha detto la presidente Anna Rita Fioroni – valutarne la trasformazione in via strutturale attuando le politiche attive previste. Fondamentale considerare l’opportunità di destinare gli eventuali avanzi di gestione della misura ad interventi in favore dei professionisti della Gestione separata Inps, legati soprattutto all’aggiornamento professionale, o comunque per un welfare aggiuntivo in favore degli stessi”.
Leggi anche: “Aggiornamento professionale dei lavoratori autonomi destinatari dell'ISCRO: il decreto in GU. Corte Conti: in notevolissimo ritardo”