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Lavoratori Ex Ilva, sciopero di 24 ore per il 20 ottobre con manifestazione a Palazzo Chigi

I sindacati chiedono un cambio di governance e di gestione dell’intero gruppo e la realizzazione del piano industriale ed ambientale per dare un futuro all’Ex Ilva e salvaguardare migliaia di posti di lavoro

martedì 10 ottobre 2023 - Franco Metta

ilvataranto

È piena agitazione tra i lavoratori del polo siderurgico dell’Ex-Ilva, oggi Acciaierie d’Italia, che ieri hanno manifestato davanti alla sede del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Il coordinamento nazionale di Fim, Fiom e Uilm del gruppo Acciaierie d’Italia (ex Ilva) ha proclamato uno sciopero di 24 ore (otto ore per turno) per il 20 ottobre con manifestazione nazionale proprio a Palazzo Chigi. È prevista inoltre una campagna di assemblee negli stabilimenti e iniziative il 16 ottobre davanti alle prefetture delle province interessate dai siti produttivi di Acciaierie d’Italia (tra i principali Taranto, Genova, Novi Ligure, Racconigi).

Secondo i sindacati dei metalmeccanici la maggior parte degli impianti è ferma o a marcia ridotta, i luoghi di lavoro sono insicuri, la situazione debitoria è insostenibile, la cassa integrazione viene utilizzata per la riduzione dei costi e i livelli produttivi e l'ambientalizzazione sono estremamente distanti dagli obiettivi previsti dall’accordo del 2018. Si tratta del più grande gruppo siderurgico italiano da cui dipende l’economia di diversi territori italiani, il destino di oltre 20 mila lavoratori e la fornitura di un prodotto essenziale per l’industria manifatturiera italiana.

Le dichiarazioni sindacali

“Abbiamo deciso di venire proprio al Ministero dello Sviluppo economico perché cinque anni fa realizzammo un accordo importantissimo, quello di conciliare la riorganizzazione così complicata di un pezzo della siderurgia in Italia con la salvaguardia dei livelli occupazionali. Abbiamo notato da parte dei ministri deputati a risolvere i problemi che stanno di nuovo trattando con Arcelor-MIttal. Trattare senza avere in mano nessun tipo di piano industriale, senza conoscere la strategia per noi significa dare un’ulteriore negatività a un processo così complicato. Quindi oltre alla manifestazione qui abbiamo messo in piedi una serie di iniziative, a partire dal coinvolgimento del Parlamento, e per finire poi con una grande manifestazione a Roma e continuare a denunciare uno stato di cose ormai non più sostenibile”. Così Rocco Palombella, vicesegretario generale Uilm, ha motivato la presenza ieri di numerosi lavoratori dell’ex-Ilva di Taranto e Genova

Michele De Pala, segretario generale Fiom, ha inoltre aggiunto: “Noi vogliamo una trattativa con il governo e con l’azienda, è inaccettabile quello che sta succedendo perché nessuno si assume la responsabilità, né del futuro industriale, né del futuro occupazionale, e tanto meno si stanno assumendo la responsabilità della condizione drammatica in cui versano gli impianti, in cui i lavoratori rischiano la vita ogni giorno. È per questo che siamo costretti a muovere delle iniziative. Il 16 ottobre in tutta Italia e il 20 sciopero a Roma con manifestazione. Il governo è dentro la proprietà. Di giorno dice il giorno dopo sarebbe salito in maggioranza. Poi la notte disfa quello che ha fatto di giorno e dice che ha avviato una trattativa con Arcelor-MIttal, e poi dopo leggiamo dai giornali che addirittura c’è l’ipotesi del commissariamento. Il punto vero che evidentemente non sanno neanche loro di cosa si stanno occupando. Chiediamo alla Presidente del consiglio di mettere la parola fine a questa situazione e che ci sia un interlocutore. Per questo la manifestazione la facciamo a Palazzo Chigi, perché lì siamo andati ad incontrare il governo e ora vogliamo delle risposte concrete. Non è più il tempo delle chiacchiere e del teatro, è il tempo della realtà”.

La posizione di Federacciai

Anche Andrea Gozzi, presidente di Federacciai, è intervenuto sulla questione Ex Ilva, a margine della presentazione della Genoa Shipping Week alla Fiera di Genova: “Rischiamo di andare sugli scogli innazitutto per la situazione di grandissima tensione che si è verificata con l'aggressione di Israele da parte di Hamas, che apre un quadro geopolitico molto complicato ma anche Acciaierie d'Italia rischia effettivamente di essere fra gli scogli. Il socio privato deve decidere cosa vuole fare”. Ha poi specificato: “Se ArcelorMittal, che è la prima siderurgia del mondo, è disponibile a mettere soldi e management per salvare l'impianto industriale italiano più importante, non c'è soluzione migliore. Se non lo fa bisogna cambiare registro. Tenendo conto anche che lo Stato è socio dentro Acciaierie d'Italia, direi che Palazzo Chigi e via Veneto si devono fare carico del problema e devono trovare una strada per consolidare l'occupazione, consolidare l'asset strategico, proseguire nel processo di decarbonizzazione perché se l'Ilva non decarbonizza chiude”.

Polo siderurgico di Piombino

Sempre ieri intanto, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha incontrato in video collegamento Sajjan Jindal, presidente e amministratore delegato delle società del gruppo JSW, sui piani industriali di JSW Italy e sulle prospettive di sviluppo del polo siderurgico di Piombino. Era presente all’incontro anche il sindaco della città livornese, Francesco Ferrari.

Nel corso del confronto, l’industriale indiano ha illustrato al Ministro il programma che il gruppo intende compiere per ammodernare il treno rotaie ed espanderne la capacità produttiva, confermando l’intenzione di investire su un forno elettrico da un milione di tonnellate.

Il ministro Urso e Mr. Jindal hanno convenuto sulla necessità di accelerare la definizione del nuovo accordo di programma così da assicurare il coordinamento con gli ulteriori progetti di rilancio del sito di Piombino. Già nel corso della settimana sono previsti incontri tecnici. Al termine, il ministro Urso ha informato telefonicamente il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, rispetto a quanto emerso durante l’incontro, riscontrando piena sintonia tra le istituzioni.

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