Degli immobili presenti sul territorio nazionale, quelli dedicati ad attività direzionali, terziarie e produttive rappresentano il 6,5% sul totale. Si tratta di poco più di 4,1 milioni di unità immobiliari rispetto ai quasi 64 milioni complessivi, dove peraltro la parte del leone è rappresentata dalla destinazione residenziale e pertinenze, che insieme sfiorano le 59 milioni di unità.
Dall’ultima rilevazione prodotta da CRIF RES – la divisione di CRIF specializzata nei servizi valutativi e tecnici per il real estate e leader nel mercato bancario - gli immobili destinati alle attività economiche hanno originato oltre 51 mila transazioni immobiliari (a fronte delle 578 mila riguardanti le sole abitazioni) per un fatturato immobiliare, prodotto del numero di compravendite per il loro valore, di 15,6 miliardi di euro, ovvero un sesto di quanto registrato per il comparto residenziale (pari a 94,3 miliardi di euro).
Da queste prime evidenze si deduce che il peso effettivo del comparto, pur essendo caratterizzato da un volume di scambi relativamente contenuto, in realtà determini un valore commerciale ben più consistente e pari al 14% del mercato immobiliare italiano nel suo complesso, da cui si ha conferma del fatto che i valori medi per unità compravenduta risultano significativamente più elevati rispetto a quelli rilevati per il residenziale.
Nello specifico, delle 51.571 compravendite di immobili non residenziali, il 57% è costituito da negozi (circa 30 mila transazioni), il 24% da capannoni e il restante 19% da uffici. Complessivamente il volume delle compravendite è cresciuto del +1,9% rispetto all’anno precedente, dato che sintetizza andamenti diversificati: crescita del +4,6% per il comparto commerciale, flessione del -3,7% per quello direzionale, sostanziale stabilità per quello produttivo.
Se però parliamo di fatturato immobiliare, i rapporti di forza si presentano diversamente in quanto i capannoni costituiscono ben il 42% del totale, poco al di sopra del settore commerciale che, a sua volta, costituisce il doppio di quello direzionale.
Inoltre, a fronte di una sostanziale invarianza del fatturato generato da questi tre mercati (-0,4% nel 2018), si osserva una crescita del +2,9% del mercato dei negozi e una contestuale diminuzione dei capannoni, mentre gli uffici restano pressoché sui livelli dell’anno precedente.
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