Nella Relazione speciale 02/2022, la Corte dei conti europea ha analizzato i progetti di efficientamento energetico nelle imprese cofinanziati con i fondi della politica di coesione. Dopo aver esaminato, in recenti relazioni, le misure di efficienza energetica nelle grandi industrie ad alta intensità energetica, negli edifici e nei prodotti, la Corte ha deciso di integrare la propria analisi esaminando il sostegno agli investimenti per l’efficienza energetica nelle imprese. La finalità era fornire nuove conoscenze analitiche ricavate dai dati sui progetti in materia di efficienza energetica cofinanziati dall’UE.
Tra i fondi dell’UE, il Fondo europeo di sviluppo regionale e il Fondo di coesione sono stati quelli tramite i quali più si è cercato di migliorare l’efficienza energetica nelle imprese (2,4 miliardi di euro stanziati nel periodo 2014-2020).
La Corte ha verificato se i fondi siano stati spesi in modo proficuo, appurando se:
- la Commissione e gli Stati membri valutassero l’appropriatezza dell’impiego dei fondi UE tenendo conto degli obiettivi di efficienza energetica;
- le procedure degli Stati membri promuovessero la selezione di progetti efficienti;
- i risultati del finanziamento possano essere dimostrati.
Il Fondo europeo di sviluppo regionale e il Fondo di coesione hanno offerto la possibilità di cofinanziare l’efficienza energetica nelle imprese attraverso questa priorità specifica, mentre la Commissione e gli Stati membri non hanno valutato il potenziale di miglioramento nelle imprese né giustificato il fabbisogno di finanziamenti dell’UE di queste ultime nel periodo 2014-2020.
A livello di programma, la Corte ha riscontrato che la pianificazione dei fondi non era in linea con le priorità nazionali in materia di efficienza energetica e non giustificava la scelta dello strumento di finanziamento.
Per selezionare i progetti, le autorità hanno posto come requisito l’esistenza di stime, convalidate da esperti, dei risparmi energetici attesi. Un altro requisito fissato dalle autorità era che i progetti dimostrassero il conseguimento di un risparmio energetico minimo e che rispettassero i criteri di efficienza, quali il rapporto tra costi e risparmio energetico.
La Corte dei conti europea ha osservato che, secondo le stime, risultava più conveniente risparmiare un’unità di energia che pagare per la stessa quantità di elettricità, la fonte energetica prevalentemente utilizzata. Ciò significa che gli investimenti sono stati generalmente efficienti.
I beneficiari hanno utilizzato indicatori finanziari per valutare la sostenibilità del progetto, in particolare il tempo di ammortamento. La maggior parte delle autorità non ha utilizzato tali indicatori durante la selezione. Tempi di ammortamento superiori alla durata di vita degli investimenti significavano una minore efficienza dei progetti, vale a dire un costo più elevato per realizzare lo stesso risparmio energetico. Il ricorso a criteri di efficienza non ha ridotto il costo medio del risparmio di energia.
Gli indicatori che misurano i miglioramenti in termini di efficienza energetica nelle imprese sono specifici al programma e non possono quindi essere aggregati a livello dell’UE. L’attuale periodo di programmazione (2021-2027) stabilisce indicatori comuni di performance per l’efficienza energetica, che però non sono coerenti con altri obblighi di rendicontazione dell’UE e lasciano spazio al monitoraggio degli investimenti in energie da fonti rinnovabili come progetti di efficientamento energetico.
Gli auditor della Corte hanno estrapolato i risparmi energetici medi attesi da ciascun euro investito in progetti inclusi nel campione all’intera banca dati dei progetti di efficientamento energetico. È emerso che i potenziali risparmi annui per tutti i programmi costituiscono circa lo 0,3 % dello sforzo di risparmio annuo dell’UE-27 per raggiungere gli attuali valori-obiettivo di efficienza energetica per il 2030.
La Corte dei conti Ue raccomanda alla Commissione di determinare il contributo potenziale ed effettivo dei fondi della politica di coesione all’efficientamento energetico, e di verificare se la scelta dello strumento di finanziamento sia adeguatamente giustificata.
La relazione della Corte dei conti Ue è disponibile in allegato.