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Legali, commercialisti e notai: il bando Mef “a titolo gratuito” viola la norma sull’equo compenso

I presidenti dei Consigli nazionali di avvocati, commercialisti e notai hanno criticato i contenuti del bando pubblico del Mef per l’incarico di consulenze a titolo gratuito

giovedì 7 marzo 2019 - Redazione Build News

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I presidenti dei Consigli nazionali degli avvocati, dei commercialisti e dei notai, Andrea Mascherin, Massimo Miani e Salvatore Lombardo, hanno inviato oggi una lettera al Ministro dell'Economia Giovanni Tria, per “stigmatizzare” i contenuti del bando pubblico promosso dal Dipartimento del Tesoro – che sta facendo molto discutere – per l’affidamento di incarichi biennali di consulenza “a titolo gratuito”.

Il bando, pubblicato il 27 febbraio scorso e in scadenza il prossimo 11 marzo, cerca “professionaltà altamente qualificate”, con almeno 5 anni di esperienza, per consulenze su “tematiche complesse attinenti al diritto nazionale ed europeo, societario, bancario e/o dei mercati e intermediari finanziari, in vista anche dell’adozione e/o integrazione di normative primarie e secondarie ai fini, tra l'altro, dell'adeguamento dell'ordinamento interno alla direttive/regolamenti comunitari”.

Secondo i vertici degli Ordini professionali ciò “viola palesemente la norma sull’equo compenso”. Si chiede quindi al ministero di “intervenire presso la direzione interessata, affinché ritiri subitaneamente il bando e di dare idonee istruzioni a tutte le articolazioni del suo Ministero,perché simili episodi non abbiano a ripetersi”.

Ricordando la norma del 2010 che “ha imposto a tutte le Pubbliche amministrazioni limiti stringenti di spesa annua per studi e incarichi di consulenza” (che non può esser superiore al 20% di quella sostenuta dalla stessa amministrazione nel 2009), Miani, Mascherin e Lombardo si chiedono se chi ha autorizzato il bando sia consapevole dell’entrata in vigore con una norma del 2017 del “principio dell'equo compenso”, che fissa il “preciso obbligo” ad una serie di “contraenti forti” (tra cui le Pubbliche amministrazioni) di “garantire al professionista incaricato un compenso commisurato alla quantità e alla qualità del lavoro richiesto ed effettivamente svolto”.

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