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Legge appalti Sicilia, Palazzo Chigi impugna ma apre tavolo di confronto con la Regione

Secondo il Consiglio dei Ministri la norma siciliana è in contrasto con la Costituzione che riserva esclusivamente alla competenza legislativa dello Stato la materia della tutela della concorrenza

venerdì 11 settembre 2015 - Redazione Build News

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Ieri il Consiglio dei ministri ha deciso di impugnare dinanzi alla Corte costituzionale la legge n.14/2015 della Regione Siciliana, che riforma la normativa regionale in materia di appalti pubblici (LEGGI TUTTO).

Secondo il Governo “la disposizione regionale in commento, risultando adottata in violazione dell’articolo 117, comma 2, lett. e), della Costituzione che riserva allo Stato la competenza legislativa esclusiva in materia di “tutela della concorrenza” eccede dalle competenze statutarie riconosciute alla Regione siciliana dallo Statuto Speciale di autonomia (R.D.L. 15 maggio 1946, n. 455, convertito in legge costituzionale n. 2/1948). Sebbene “la Regione siciliana, ai sensi dell’articolo 14, comma 1 , lettera g) dello Statuto Speciale, gode di competenza legislativa esclusiva in materia di appalti pubblici, tale competenza, in base al comma 1 del medesimo articolo 14, deve esercitarsi “nei limiti delle leggi costituzionali dello Stato”.” 

LE MOTIVAZIONI DELL'IMPUGNAZIONE. Il Governo richiama l'orientamento della Corte costituzionale secondo cui le Regioni non possono prevedere una disciplina diversa da quella del Codice Appalti, in materia di qualificazione e gare (selezione dei concorrenti, procedure, criteri di aggiudicazione), in materia di esecuzione dei contratti (compresi subappalto, direzione dei lavori, contabilità e collaudo) e in materia di contenzioso. Ciò in quanto le procedure di affidamento vanno ricondotte alla nozione di “tutela della concorrenza”, i rapporti connessi all’esecuzione del contratto alla nozione di “ordinamento civile”, e la materia del contenzioso alla “giurisdizione”, materie tutte rientranti nell’ambito della potestà legislativa esclusiva dello Stato, ai sensi dell’articolo 117, comma 2 della Costituzione.

Inoltre, secondo la giurisprudenza costituzionale la disciplina del Codice Appalti, nella parte concernente le procedure di selezione ed i criteri di aggiudicazione, è strumentale a garantire la tutela della concorrenza e, conseguentemente, anche le Regioni a statuto speciale e le Province autonome che siano titolari di competenza legislativa primaria nella materia dei lavori pubblici non possono stabilire al riguardo una disciplina suscettibile di alterare le regole di funzionamento del mercato.

Tale carattere connota anche le norme aventi ad oggetto la disciplina delle offerte anomale, anche se relative agli appalti sotto la soglia di rilevanza comunitaria.

La distinzione tra contratti sotto soglia e sopra soglia non costituisce, infatti, un utile criterio ai fini dell’identificazione delle norme statali strumentali a garantire la tutela della concorrenza, in quanto tale finalità può sussistere in riferimento anche ai contratti riconducibili alla prima di dette categorie e la disciplina stabilita al riguardo dal legislatore statale mira ad assicurare, tra l’altro, “il rispetto dei principi generali di matrice comunitaria stabiliti nel Trattato e, in particolare, il principio di non discriminazione”.

PALAZZO CHIGI APRE TAVOLO DI CONFRONTO CON LA REGIONE. Nei giorni scorsi il governatore della Sicilia Crocetta si era impegnato a modificare la legge regionale ma Palazzo Chigi, pur prendendo atto dell'impegno preso da Palazzo d'Orleans, ha alla fine impugnato la legge, ma ha anche deciso l'apertura di un tavolo di confronto istituzionale con la Regione per individuare possibili soluzioni concordate.

“Apprezziamo l'inusuale concessione di un momento di confronto ulteriore e il fattivo spirito di collaborazione nel trovare una soluzione che renda compatibili le norme nel rispetto delle autonome potestà legislative”, ha dichiarato l'assessore regionale alle Infrastrutture, Giovanni Pizzo. “Purtuttavia sottolineiamo l'urgenza improcrastinabile di dare una concreta risposta all'asfissia economica di un settore che l'anno scorso ha lasciato sul terreno oltre diecimila occupati e che anche ai sensi delle relazioni antimafia e delle informative del ministero degli Interni rimane un settore ad alto tasso di inquinamento da parte dei cartelli imprenditoriali mafiosi che soffocano la concorrenza degli imprenditori onesti sfruttando i ribassi anomali e condizionando l'intero sistema. Riteniamo - ha concluso l'assessore siciliano - che da un confronto leale ed aperto sulle possibili soluzioni faremo il bene della Sicilia e dello Stato Italiano”.

Leggi anche: “Riforma appalti Sicilia, il Consiglio dei Ministri sospende l'impugnativa

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