La Legge 68/2015 sugli ecoreati da una parte introduce nuovi reati ambientali sotto forma di delitti, ma dall’altra “intende eliminare la stragrande parte dei reati contravvenzionali contemplati nel Codice dell’Ambiente, D.lgs 152/2006, trasformandoli in sanzioni amministrative con una procedura che definirla fantascientifica è poco”.
È questa l'altra faccia della medaglia della legge sui reati ambientali, messa in luce dal Dott. Giuseppe Aiello, Comandante Polizia municipale di Lioni (in provincia di Avellino), in un intervento pubblicato su Lexambiente.it.
GLI ORGANI DI VIGILANZA CHIAMATI AD ASSUMERE IL RUOLO DI PALADINI DELL'AMBIENTE. La Legge 68/2015 ha introdotto nel Codice penale nuovi delitti contro l'ambiente: inquinamento ambientale, disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività, impedimento del controllo e omessa bonifica. “Purtroppo il legislatore non si è fermato a questo – osserva Aiello - dando sfogo, nella seconda parte della Legge, quella peggiorativa o se vogliamo l’altra faccia della medaglia, alla sua grande fantasiosa e stravolgente mania di complicare le cose fino a renderle incomprensibili ed inapplicabili (legislazione ambientale in primis).
Insolitamente con la nuova Legge si è anche operata una sensibile modifica al D.lgs 152/2006 introducendo nel corpo del codice dell’Ambiente una ulteriore parte VI bis, che pare nessuno ne aveva mai parlato o richiestone l’introduzione, in cui si prevede il modo di eliminare le contravvenzioni, ivi contemplate, con sanzioni Amministrative affidandone il compito ovvero la bacchetta magica necessaria per giungere alla metamorfosi, all’Organo di Vigilanza.
Sì, proprio così, da oggi – spiega Aiello - Vigili, Carabinieri poliziotti e quant’altri contemplati nell’art 55 del C.P.P. sono assunti a rango di paladini dell’ambiente, premiati sul campo e promossi esperti e tecnici ambientali, tutti senza esclusione alcuna, capaci di graziare anche i reo confessi della maggior parte delle violazioni ambientali ammettendoli al pagamento di sanzioni amministrative piuttosto che a stressanti processi penali, alla faccia degli ecoreati.
Questa – afferma Aiello - non può che essere vera pazzia e dimostrazione che chi legifera in materia ambientale nel nostro Paese è lontano anni luce dalla realtà, CHE NON CONOSCE LE PROBLEMATICHE DEI CONTROLLI, e soprattutto non sa chi sono gli organi di vigilanza”.
STRAVOLTO IL NORMALE ASSETTO PROCEDURALE DELLA POLIZIA GIUDIZIARIA NEI CASI DI ILLECITI PENALI A CARATTERE CONTRAVVENZIONALE. Aiello fa riferimento alla disciplina contenuta al comma 9 dell’art. 1 della Legge n. 68/2015, con la quale il legislatore ha introdotto in calce al testo del D.lgs. n. 152/2006 (c.d. TUA, Testo Unico Ambientale) una nuova Parte Sesta-bis, intitolata “Disciplina sanzionatoria degli illeciti amministrativi e penali in materia di tutela ambientale”.
“La questione su cui si pone l’attenzione e che merita un’attenta riflessione – spiega il Comandante della Polizia municipale di Lioni - è passata quasi del tutto inosservata anche se ha fortissime ripercussioni sul piano tecnico giuridico e quello pratico dei controlli stravolgendo il normale assetto procedurale della polizia giudiziaria nei casi di illeciti penali a carattere contravvenzionale contenuti nel D.lgs 152/2006.
In particolare ad essere stravolto è l’operatività degli organi di vigilanza, chiamati ad assumere un nuovo ruolo, innaturale rispetto alla genesi della P.G., con compiti che difficilmente potranno essere svolti senza creare ulteriori problematiche e il rischio che si infilino cavilli e sotterfugi capaci di creare zona franca dei soliti criminali che hanno sempre speculato grazie ad una normativa farraginosa e permissiva”.
Insomma, chiosa Aiello, “chi inquina ed ha soldi non va dal Giudice e non rischia la condanna, basta che paghi, è questa la monetizzazione dei reati ambientali, in conseguenza dell’introduzione degli ecoreati”.