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Legna da ardere: mercati, criticità e prospettive per il settore

A Progetto Fuoco un focus sul mercato proposto dal Gruppo produttori professionali di biomasse di AIEL

venerdì 23 febbraio 2018 - Redazione Build News

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Contro fenomeni di abusivismo e commercio illegale, i produttori professionali di legna da ardere lanciano le sfide della qualità, della trasparenza e della legalità. Se ne è parlato a Progetto Fuoco nell'ambito del convegno "Legna da ardere: mercati, criticità e prospettive per il settore" nell'ambito dei wood energy days promossi da AIEL Associazione italiana energie agroforestali che rappresenta la filiera legno-energia, vale a dire il 70% delle industrie italiane ed europee dei costruttori di stufe e caldaie, 150 produttori di legna e cippato e 60 imprese italiane di produzione e distribuzione di pellet. Moderato da Paolo Mori direttore della rivista specializzata Sherwood, il convegno ha consentito di fare il punto sulla situazione di un settore impegnato in un profondo processo di rinnovamento non solo produttivo ma anche culturale.

Nonostante la grave mancanza di dati statistici sottolineata dal prof. Davide Pettenella dell'Università di Padova (dal 2017 l'Istat non raccoglie più dati sui prelievi di legname in Italia e anche le rilevazioni precedenti denunciano evidenti lacune), qualche numero può dare un'idea di questo mercato. Secondo quanto registrato nel Bilancio Energetico Nazionale, nel 2016 i consumi di legna da ardere hanno superato i 25 milioni di tonnellate, il 60% dei quali è stato utilizzato per usi residenziali. Si stima che circa il 20% delle famiglie italiane utilizzi la legna da ardere per riscaldare le proprie abitazioni. La legna e i suoi derivati rappresentano quindi la prima fonte di energia rinnovabile del nostro Paese. Nonostante la superficie forestale italiana superi i 10 milioni di ettari con un ritmo di crescita sorprendente di 1.000 metri quadri al minuto, il prelievo annuo di legna dai nostri boschi non supera i 2 milioni di tonnellate. Anche sommando il dato delle importazioni di biomassa ad uso energetico, pari a 3,3 milioni di tonnellate siamo molto lontani dalla stima di 25 milioni di tonnellate consumate nel 2016.

Da dove viene allora quasi l'80% della legna consumata? "E' evidente - ha detto Pettenella - che i dati sono incompleti se non addirittua inesatti e questo rende impossibile lo sviluppo di politiche di reale valorizzazione del patrimonio bochivo italiano." Ma anche l'abusivismo e il commercio illegale rappresentano un problema grave per il settore, come più volte sottolineato anche dai rappresentanti di alcune aziende del Gruppo produttori professionali biomasse di AIEL, come Silvio Florian della Ronchiato Legna (Venezia) e Vincenzo Giamberardino della Santa Croce Legnami (L'Aquila). Cosa fare dunque per contrastare questi fenomeni che minacciano la libera concorrenza e rischiano di buttare fuori dal mercato i produttori che operano in maniera corretta? La risposta è nella professionalità, nella trasparenza e nella qualità: un aiuto concreto in questo senso viene dai sistemi di certificazione come Biomassplus sviluppato da AIEL: "Si tratta - spiega Stefano Campeotto di AIEL - di uno standard che garantisce, attraverso precisi controlli, la tracciabilità e la certezza dell'origine della legna, la sostenibilità ambientale e la qualità dei processi produttivi e dei prodotti".

Anche i consumatori hanno un ruolo importante: un acquisto consapevole di legna da ardere che risponde a precisi standard qualitativi (per esempio il grado di essiccazione) ed è sostenibile da punto di vista ambientale e sociale è una risposta responsabile che può contribuire a contrastare l'abusivismo e le pratiche commerciali scorrette. In questo impegno, i produttori di legna da ardere associati ad AIEL trovano il supporto del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali rappresentato da Alessandra Stefani Direttore generale delle Foreste. "Si vince la partita se si è professionali lungo tutta la filiera - ha affermato Stefani - a partire dalla gestione forestale sostenibile, che si può fare anche nei boschi italiani, fino alla qualità totale. Contro la piaga del 'nero' dobbiamo far valere il concetto del capitale naturale, ovvero il bosco non è solo un bene a cui si può attribuire un valore di mercato, ma è anche un patrimonio naturale di proprietà di tutti."

Al convegno sono intervenuti inoltre il prof. Branko Glavonjic dell'Università di Belgrado che ha presentato la situazione del mercato della legna da ardere nei Balcani, Olivier Silberberg di Arbocentre che ha parlato dell'andamento del settore in Francia e il prof. Stefano Grigolato dell'Università di Padova che ha presentato alcuni modelli produttivi legati alla legna da ardere.

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