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Liberi professionisti: in Valle d'Aosta, Calabria e Friuli Venezia Giulia il calo più forte nel numero tra il 2019 e il 2020

In alcune regioni, esclusivamente del Centro-Sud, il numero di liberi professionisti è cresciuto anche nella congiuntura segnata dal Covid-19 (Sardegna, Basilicata, Sicilia, Abruzzo, Puglia e Lazio), poiché meno colpite dagli effetti della pandemia

venerdì 3 giugno 2022 - Redazione Build News

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Le regioni che hanno subito il calo più forte nel numero di liberi professionisti, tra il 2019 e il 2020, sono la Valle d’Aosta (-20,7%), la Calabria (-10,6%) e il Friuli Venezia Giulia (-9,2%); mentre, in alcune regioni, esclusivamente del Centro-Sud, il numero di liberi professionisti è cresciuto anche nella congiuntura segnata dal Covid-19 (Sardegna, Basilicata, Sicilia, Abruzzo, Puglia e Lazio), poiché meno colpite dagli effetti della pandemia.

Lo rileva la terza edizione dei Rapporti regionali sulle libere professioni curati dall’Osservatorio di Confprofessioni, presentata il 1° giugno al ministro per gli Affari Regionali, Maria Stella Gelmini da una delegazione dei presidenti regionali di Confprofessioni, guidata dalla vicepresidente di Confprofessioni, Claudia Alessandrelli.

Sul fronte del gender-gap, le regioni che mostrano una composizione più equilibrata tra maschi e femmine sono Sardegna (41,0% libere professioniste), Lombardia (40,7% libere professioniste) e Lazio (38,6% libere professioniste). Al contrario le regioni che evidenziano il distacco più marcato tra uomini e donne sono Molise (26,3% libere professioniste), Abruzzo (29,1% libere professioniste) e Campania (29,4% libere professioniste).

Per quanto riguarda, infine, le differenze reddituali, tutte le regioni del Mezzogiorno e del Centro presentano valori minori della media italiana sia per i professionisti iscritti alla Gestione Separata Inps sia per i quelli iscritti alle Casse di previdenza private.

«I Rapporti regionali nascono dall’esigenza di osservare il mondo delle libere professioni attraverso una fotografia fedele e aggiornata della realtà professionale in ciascuna Regione», ha commentato Alessandrelli. «Sono pensati come strumento essenziale a disposizione delle classi dirigenti regionali per calibrare al meglio le politiche di sviluppo su scala territoriale, facendo perno sul mondo associativo e datoriale. Proprio da tale mondo sono emerse nel corso del 2020 preziose indicazioni per fronteggiare e gestire l’emergenza sanitaria ed economica innescata dalla diffusione del virus nel nostro Paese, sia a livello centrale che periferico», ha aggiunto la vicepresidente.

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