Secondo la stima dell'Osservatorio nazionale amianto (Ona), in Lombardia nel 2014 le morti per amianto sono state circa 2mila.
Ieri a Palazzo Pirelli si è tenuto sul tema un convegno patrocinato dal Consiglio regionale della Lombardia, al quale hanno partecipato tra gli altri il presidente Ona, Ezio Bonanni, i consiglieri regionali Iolanda Nanni e Paola Macchi (Movimento 5 Stelle) e il magistrato di Milano Maurizio Ascione.
Nel 2013 sono stati annotati 442 casi di mesoteliomi nel registro regionale della Lombardia. “Se si stima che i deceduti per tumore polmonare sono il doppio rispetto ai casi di mesotelioma, si arriva già a 900 decessi che sommati ai circa 500 per mesotelioma, ci porta ad un totale di circa 1350 decessi per queste sole due patologie, a cui vanno aggiunti coloro che sono deceduti per via delle altre patologie”, spiega Bonanni.
IL CASO DELLA EX FIBRONIT DI BRONI (PAVIA). “Nell'ultima legge di stabilità è previsto un finanziamento di 25 milioni di euro per Casale Monferrato e di 20 per Bagnoli ed è una misura del tutto insufficiente proprio perché non tiene conto di Broni”, ha osservato il presidente dell'Osservatorio. Per il registro nazionale dei mesoteliomi Broni è una delle città “in cui vi è la più alta incidenza di casi di mesoteliomi in proporzione alla popolazione”, ha spiegato Bonanni.
PEGGIORAMENTO NEI PROSSIMI ANNI. “L’Ona ritiene che il problema amianto non possa più essere affrontato solo con misure giudiziarie e previdenziali – ha aggiunto Bonanni -, perché non restituiscono la salute e non riportano in vita i deceduti e non impediscono l’insorgere di nuovi casi. L'epidemia in corso è destinata ad aggravarsi nei prossimi anni, a causa della presenza di amianto in circa 40000 siti e in un milione di micro-siti, con 40 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto, di cui solo il 2% è stato trattato. Così proseguendo vi continueranno ad essere nuovi casi e nuove esposizioni perché ci si può ammalare fino a quarant’anni dopo la prima esposizione”.
Secondo l'Osservatorio “è necessaria la bonifica, attraverso progetti di sviluppo territoriali da cui trarre le risorse economiche necessarie, unitamente all'utilizzo della leva fiscale e dei fondi strutturale europei. Non debbono essere trascurati gli aspetti internazionali nella risoluzione del problema, anche perché come dimostrato dall’Associazione, l’Italia ha continuato l’importazione di amianto anche dopo l’entrata in vigore della Legge n. 257/92, che la proibiva. L’Ona porterà questa documentazione all’attenzione dell’Autorità giudiziaria, dopo averla già consegnata alla commissione Lavoro del Senato”.
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