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Los Angeles, un piano per ridurre l’effetto isola di calore

Strade e marciapiedi con materiali hi-tech, tetti freddi e più verde. Un team di ricercatori ed esperti è impegnato nella valutazione delle migliori strategie per raffreddare la città

lunedì 13 marzo 2017 - Erika Seghetti

isola di calore

Il 2016 è stato l’anno più caldo a livello mondiale. In alcune parti del mondo le temperature hanno registrato dei picchi inaspettati, come a Los Angeles, dove nel mese di Luglio si è arrivati ad avere una media di 38°C per cinque giorni consecutivi.
Per affrontare il problema il sindaco della città californiana Eric Garcetti ha deciso di promuovere un piano che ha come obiettivo la riduzione di 3 gradi nell’arco dei prossimi 20 anni. Ma come è possibile abbassare il termostato di una città in un mondo in costante surriscaldamento?

Modello predittivo

Il primo passo è quello del monitoraggio e analisi del fenomeno. A questo scopo il professor George Ban-Weiss e il suo team della University of Southern California (USC) ha sviluppato un modello che analizza i dati delle temperature nelle varie aree della città e compie delle simulazioni in arco temperali estesi.
I modelli climatici indicano che entro il 2050 la temperatura nel centro di Los Angeles, se rimanesse tutto invariato, supererà quota 35°C per 22 giorni all’anno. Un dato inquietante se consideriamo che nel 1990 i giorni così caldi sono stati solo 6.




Il cambiamento climatico è sicuramente il principale responsabile di questo surriscaldamento globale ma non è l’unica causa. A pesare sull’innalzamento delle temperature è la cosiddetta ‘isola di calore’ provocata da un mix di cemento, asfalto, edificazione, scarso verde e inquinamento automobilistico.

E’ proprio su questo fronte che la città di Los Angeles si muoverà grazie a un progetto di ricerca che sta coinvolgendo numerosi ricercatori ed esperti del settore.


Strade e marciapiedi con materiali hi-tech

L'ambiente costruito è uno dei maggiori responsabili dell’effetto isola di calore. Più della metà delle superfici urbane sono coperte da marciapiedi e tetti scuri. L’asfalto tradizionale assorbe fino al 90% delle radiazioni solari che ne provocano un surriscaldamento e quando il sole tramonta il calore accumulato viene rilasciato con la conseguenza di un innalzamento delle temperature dell’intera area.
Un modo per combattere questa problematica risiede nella sostituzione di strade e marciapiedi con materiali high-tech che riflettono un maggiore quantitativo di luce solare e che rimangono molto più freddi sia di giorno sia di notte. Alcuni di questi ‘marciapiedi freddi’ riflettono la luce soltanto nella parte infrarossa dello spettro, invisibile all’occhio umano.
Tutte queste soluzioni sono al vaglio del team di ricerca californiano.



Tetti freddi

Gli scienziati ei responsabili politici stanno anche vagliando l’ipotesi di installare i cosiddetti ‘tetti freddi’ che, in sostituzione di quelli tradizionali, potrebbero contribuire, secondo le stime a un abbassamento della temperatura di qualche grado.


Strategie ad hoc in base alla specificità del quartiere

Tutte queste soluzioni sono in fase di valutazione perché non esiste una strategia che possa essere applicata in modo standard in qualsiasi quartiere. Ciascun’area va studiata attentamente e poi vanno scelti i migliori interventi ad hoc. Ci sono delle aree ad esempio dove la vegetazione scarseggia e lì bisognerà intervenire piantando più alberi. Ci sono altre zone invece dove ci sono molti alberi e pensare di installare una pavimentazione fredda in percorsi fortemente ombreggiati dalle chiome arboree, ad esempio, potrebbe non essere la soluzione migliore perché il pavimento non funzionerebbe al meglio.

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