Sul Supplemento ordinario n. 2 al Bollettino Ufficiale della Regione Umbria - Serie Generale - n. 50 di oggi 22 novembre 2017 è stata pubblicata la deliberazione dell’Assemblea legislativa 7 novembre 2017, n. 205 recante “Strategia energetico-ambientale regionale 2014/2020”, approvata lo scorso 7 novembre con 11 sì, 3 no e 2 astenuti.
Il documento stilato dalla Giunta prevede la riduzione dei consumi energetici complessivi; l'incremento delle fonti energetiche rinnovabili; il miglioramento della governance regionale; lo sviluppo della filiera industriale e dei servizi connessi con l'energia.
La Strategia energetico – ambientale regionale è stata illustrata in Aula da Silvano Rometti (SeR), che ha spiegato come “l'obiettivo è di costruire un nuovo equilibrio nelle relazioni fra ambiente, economia, società ed istituzioni ed uno sviluppo sostenibile. È previsto il coinvolgimento delle amministrazioni comunali per la redazioni dei 'Piani Energetici-Ambientali comunali' o dei 'Piani d’azione per l’energia sostenibile', qualora tali comuni abbiano sottoscritto o intendano sottoscrivere il patto dei sindaci per la riduzione delle emissioni di CO2. Attualmente si stanno definendo i criteri per la selezione degli interventi finanziabili mediante bandi e programmi regionali anche per particolari categorie di edifici o enti beneficiari, criteri basati sulle risultanze delle oltre 260 diagnosi di edifici pubblici e destinati ad uso pubblico presentate da parte di 94 amministrazioni (Comuni, Province, Aziende sanitarie e ospedaliere, Adisu e Regione) per un fabbisogno finanziario di oltre 60milioni di euro; gli edifici riguardano principalmente scuole (139), sedi municipali (39), strutture sportive (26), ospedali (14) e altre tipologie di edifici (32).
MAGGIORE INCREMENTO DELLA FER TERMICA A FRONTE DI UN INCREMENTO PIÙ CONTENUTO DELLA FER ELETTRICA. Per il periodo 2014-2020 la Sear individua quattro obiettivi principali: diminuzione dei consumi energetici complessivi; incremento delle fonti energetiche rinnovabili; miglioramento della governance regionale; sviluppo della filiera industriale e dei servizi connessi con l'energia. La direzione individuata dalla Regione Umbria con la Sear è quella del doppio binario: da un lato incrementare, anche se in maniera più ridotta rispetto al passato, la produzione di energia da fonti rinnovabili, sia nella componente elettrica, sia nella componente termica; dall'altro, mettere in atto interventi di razionalizzazione e di riduzione dei consumi finali lordi di energia. Rispetto al contenuto iniziale dell'atto, dopo i lavori della Seconda commissione, si prevede un'invarianza del rapporto tra produzione energetica da fonti rinnovabili e consumi finali lordi di energia. In particolare, per la produzione da fonti rinnovabili (Fer) la nuova strategia prevede un maggiore incremento della Fer termica a fronte di un incremento più contenuto della Fer elettrica”.
Il relatore di minoranza, Andrea Liberati (M5S) ha sottolineato che “non basta scrivere piani interessanti, servono azioni concrete e realistiche e fondi adeguati. Il Piano energetico regionale è scaduto nel 2008 e questa strategia viene approvata nel 2017 quando riguarda il periodo 2014/2020. La Strategia è stata predisposta dagli stessi dirigenti e funzionari che elaborarono un Piano energetico di cui viene riconosciuto il fallimento. Non viene spiegato con quali risorse si procederà all'efficientamento degli edifici pubblici, a partire da Palazzo Cesaroni. Se i fondi, come quelli derivanti dall'idroelettrico, vengono ceduti ai privati, non si capisce da dove si prenderanno i soldi. Si continua ad incentivare la produzione da biomasse e a sostenere impianti che vedono l'opposizione dei territori. Viene previsto un incremento dell'eolico del 7/800 per cento rispetto alla produzione attuale. In Umbria siamo ben oltre il 20 per cento di energia da fonti rinnovabili, soprattutto grazie al grande idroeletttrico di Terni e alla limitata attività delle centrali termo elettriche. Ma pensare di efficientare l'idroelettrico senza condizionarlo all'erogazione di contributi sui territori è sbagliato. Inoltre il sistema delle concessioni andrebbe rivisto prima di incentivare ulteriormente l'idroelettrico. Il ricorso alle energie alternative consentirà di liberarci dagli effetti negativi del carbone, di ridurre i costi sanitari legati all'inquinamento e di liberarci dalla ingombrante presenza delle lobby energetiche. Se non si individuano con chiarezza le risorse, la Strategia rischia di restare sulla carta. In materia di biomasse si raccomanda solo 'attenzione e cautela per le aree critiche' mentre invece servirebbero zone di esclusione e dettagliati Piani di qualità dell'aria. Viene spesso indicata la necessità di ridurre l'uso dei caminetti domestici ma non si interviene sui grandi inquinatori. Sul teleriscaldamento, uno dei più grandi è quello delle acciaierie di Terni, che non funziona da oltre 10 anni mentre potrebbero riscaldare ampie zone della città. Bisognerebbe riconoscere che ci sono impianti non funzionanti prima di prevederne altri. La Strategia cita poi l'impianto 'Archimede' di Massa Martana, che però non funziona ed è sostanzialmente un fallimento. Per la riduzione a monte dei consumi, la riqualificazione del patrimonio pubblico non è stata effettuata”.
Scarica la Strategia energetico-ambientale regionale 2014/2020 dell'Umbria