Dopo 10 ore di attività della vasca di contenimento di Bresso, entrata in funzione ieri mattina alle 6.30, è esondato anche il Seveso dopo il fiume Lambro.
L'esondazione contenuta grazie alla vasca di Bresso che ha resistito per 10 ore ha comunque invaso le strade del quartiere Niguarda, in particolare l’acqua ha invaso via Valfruva, tra la fermata della metro lilla di Ca’ Granda e l’ospedale.
Sono state deviate o limitate diverse linee dei mezzi pubblici, come il tram 7 tra via Fulvio Testi e piazzale Lagosta, il tram 5 tra viale Lunigiana e il capolinea dell'Ospedale Maggiore.
Perché è esondato il Seveso?
Ma come mai nonostante l'attivazione della vasca di contenimento di Bresso si è verificata ugualmente un esondazione se pur controllata del fiume Seveso? A spiegare le motivazioni è lo stesso assessore milanese Marco Granelli che ieri aveva tramite i suoi profili social fornito aggiornamenti sulla situazione della vasca di Bresso: "una vasca da sola non basta, servono anche quelle di Senago, Lentate e Paderno-Varedo. Dobbiamo fare tutte le vasche, per questo diciamo a Regione Lombardia che non dobbiamo perdere un minuto".
Nonostante i lavori a Senago siano iniziati molto prima di Bresso, la vasca non risulta ancora conclusa e per riuscire a evitare le esondazioni in giornate come quella di ieri considerata una delle più piovose mai registrate negli ultimi 170 anni - con accumuli pluviometrici fino a 120-130 mm non localizzati, ma su un'area molto vasta che si estende dal Lodigiano a Milanese, Brianza, Comasco e Varesotto - opere simili sono indispensabili.
Progettazione urbana sostenibile
In un intervista rilasciata qualche mese fa su Fanpage da Andrea Agapito Ludovici, Responsabile delle acque e dei fiumi per WWF Italia. Si parla non solo di vasche di contenimento ma anche di progettazione urbana sostenibile.
La prima soluzione in contesti urbanizzati come Milano è sicuramente quella di cercare altro spazio per il fiume in mancanza di uno spazio naturale da recuperare come avviene con la realizzazione delle vasche di contenimento. "In parallelo però andrebbero elaborati dei piani di drenaggio urbano sostenibile. Questo vuol dire cercare di creare strutture anche naturali o seminaturali, come ad esempio delle trincee o delle aiuole, che favoriscono il drenaggio dell'acqua". - ha spiegato Andrea Agapito Ludovici.
In diverse città del centro Europa sono già in atto piani urbani per cercare spazi che possono essere utilizzati per favorire il trattenimento e la ricarica delle falde in città. Questo anche in zone marginali. Qualcosina si riesce a fare anche a Milano, ad esempio in via Pacini, dove è stata realizzata una trincea drenante. "La direzione giusta è quella di intraprendere azioni che possano anche contribuire in vari modi nel territorio. Per esempio, si dovrebbero fare aree verdi in cui al di sotto del manto di vegetazione si inseriscano fasce drenanti con ghiaia o altro materiale che favorisca la penetrazione dell'acqua nel terreno" - conclude Andrea Agapito Ludovici.