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Manovra correttiva, Legambiente: “No alla costruzione di nuove case con gli impianti sportivi”

Secondo l'associazione ambientalista l'art. 62 sugli impianti sportivi sembra pensato più per dare il via libera alla costruzione di veri e propri quartieri e all’occupazione di nuovi suoli, che per la riqualificazione o la realizzazione di nuovi impianti sportivi

mercoledì 3 maggio 2017 - Redazione Build News

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In commissione Bilancio della Camera è cominciato l’iter di conversione della cosiddetta “manovra fiscale”, il decreto legge del 24 aprile 2017 n. 50 recante "Disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo".

Legambiente chiede al Governo e al Parlamento di modificare l’articolo 62 sulla costruzione di impianti sportivi. Secondo il vice presidente dell’associazione ambientalista, Edoardo Zanchini, infatti “il testo di questo articolo sembra un intervento normativo pensato più per dare il via libera alla costruzione di veri e propri quartieri e all’occupazione di nuovi suoli, che per la riqualificazione o la realizzazione di nuovi impianti sportivi”.

Due, in particolare, i motivi per cui Legambiente, pur condividendo l’obiettivo di rendere più moderni e funzionali gli impianti sportivi in Italia, è molto critica nei confronti delle modifiche apportate dall’articolo 62 alla legislazione speciale in materia di Stadi approvata nel 2013. Il primo riguarda l’apertura alla costruzione di edifici residenziali nell’ambito della costruzione degli impianti sportivi. Il secondo il fatto che queste semplificazioni delle procedure di costruzione di nuovi stadi o di demolizione e ricostruzione di impianti esistenti non siano legate a un chiaro progetto sportivo e ad associazioni sportive.

“La scelta del governo Letta - spiega Zanchini rispetto al primo punto - era dettata proprio dalla volontà di non aprire a speculazioni immobiliari, perché già in diverse città, tra cui Roma, erano stati presentati progetti colossali perfino in aree tutelate. La proposta del governo Gentiloni non vieta più questa possibilità, aprendo le porte a operazioni ancora peggiori di quella prevista con lo stadio della Roma, dove sono addirittura 500mila i metri cubi di centri commerciali e uffici previsti vicino all’impianto sportivo ‘necessari’ a finanziare la realizzazione”.

È un grave errore, poi, che le operazioni di costruzione o ricostruzione non siano vincolate a un progetto sportivo perché, prosegue Zanchini, “nel momento in cui queste operazioni possono essere di qualsiasi dimensione e scala, lasciate in mano a qualsiasi tipo di soggetti solo indirettamente legati a società sportive, è evidente che si sta facendo gli interessi di soggetti interessati a stravolgere regole di tutela e di pianificazione delle città italiane”.

Per queste ragioni, Legambiente chiede di stralciare o almeno di modificare su questi punti l’articolo 62, per altro del tutto estraneo all’assestamento di bilancio oggetto del decreto.

“E' da sottolineare - aggiunge Edoardo Zanchini - che da un anno è fermo al Senato il disegno di legge in materia di consumo di suolo, e sarebbe davvero un pessimo segnale per il Paese e per l’ambiente se questa fase della legislatura si caratterizzasse per provvedimenti che invece di tutelare il suolo ne favoriscono il consumo”.

AUDIZIONE INFORMALE DELL'ANCE. Sulla manovra correttiva si è svolta ieri l’audizione informale dell’ANCE (Associazione nazionale dei costruttori edili) presso le Commissioni Bilancio della Camera dei Deputati e del Senato.

Il Vicepresidente per l’Area economico-fiscale-tributaria, Giuliano Campana, che ha guidato la delegazione associativa, ha evidenziato, in premessa, come il provvedimento d’urgenza, oltre a prevedere la correzione dei conti pubblici, chiesta dall'Unione europea, contenga alcune misure economico finanziarie, che potranno contribuire a dare attuazione alle scelte operate con le ultime manovre di finanza pubblica che con l’aumento di risorse per nuove infrastrutture (+9,2% nel 2016 e +23,4% nel 2017), il definitivo superamento del Patto di stabilità interno e la definizione di una strategia pluriennale, intendevano consolidare la ripresa dell’economia del Paese anche attraverso il rilancio degli investimenti pubblici.

E’ il caso della norma che attribuisce alle Regioni una quota, pari a 400 milioni di euro, del Fondo investimenti e sviluppo infrastrutturale del Paese, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Le Regioni dovranno effettuare investimenti nuovi e aggiuntivi nel 2017, per 132,4 milioni di euro, che dovranno essere completati entro il 31 marzo 2018.

Al riguardo, pur apprezzando tali disposizioni che potranno contribuire ad accelerare la realizzazione di una parte degli investimenti, previsti nel 2017, nell’ambito del Fondo presso la Presidenza del Consiglio, ha espresso preoccupazione per la tempistica di attribuzione delle risorse, che sta mettendo a rischio il significativo contributo che il Fondo dovrebbe fornire per il rilancio degli investimenti nel 2017 (632 milioni di euro di spesa per investimenti nel 2017 derivante dall’attivazione del Fondo).

A quattro mesi dalla sua istituzione, infatti, si ancora è in attesa dei principali provvedimenti di ripartizione delle risorse, dai quali dipende l’avvio della realizzazione degli interventi, e solo il 24% delle risorse del 2017 sono state attribuite (464 milioni di euro in grado di assicurare investimenti pari a 156 milioni nel 2017).

NECESSITÀ DI UN’AZIONE PIÙ INCISIVA PER FAR RIPARTIRE GLI INVESTIMENTI. Un'altra norma che potrà consentire di avviare nuovi investimenti aggiuntivi, è quella che stabilisce il riparto e le modalità di utilizzo degli spazi finanziari destinati alle Regioni dalla legge di bilancio 2017 per un importo complessivo di 500 milioni di euro. Anche tale ripartizione, tuttavia, viene effettuata con un mese e mezzo di ritardo, rispetto a quanto previsto dalla legge di bilancio, per effetto della deroga proposta, mettendo a rischio il raggiungimento degli obiettivi fissati per il 2017.

Grande apprezzamento merita altresì l’introduzione, come più volte auspicato dall’Ance, di un sistema, comprensivo di un efficace regime sanzionatorio, finalizzato ad assicurare che gli enti utilizzino effettivamente le risorse per realizzare investimenti nuovi e aggiuntivi, evitando quindi un effetto sostitutivo e garantendo il contributo al rilancio degli investimenti pubblici.

Sempre con l’obiettivo di accelerare l’effettivo utilizzo delle risorse disponibili, appare positiva la norma che consente, nelle more dell’approvazione del Contratto di Programma Anas 2016-2020, di avviare investimenti di manutenzione straordinaria dell’Anas, per un importo pari a circa 1 miliardo di euro, e attività di progettazione di interventi per circa 330 milioni di euro. Tuttavia, rimane necessario superare le difficoltà che impediscono l’approvazione del suddetto Contratto di Programma e che hanno bloccato, da oltre 16 mesi, l’utilizzo di 6,6 miliardi di euro stanziati per le manutenzioni e per l’avvio di nuove opere.

In merito allo sviluppo di un progetto industriale per la realizzazione di un polo integrato ferrovie-strade, in attesa di conoscere le modalità di attuazione di tale sinergia, occorre ribadire la necessità di garantire la trasparenza e l’introduzione di un sistema basato su criteri condivisi per la selezione e il coinvolgimento delle imprese che dovranno operare con la nuova entità, sia nel mercato interno che in quello estero.

Dal punto di vista delle attività internazionali, tale progetto dovrebbe consentire di aumentare la forza d’urto del “sistema Italia” con la creazione di un grande player mondiale, in grado di sfruttare importanti sinergie nell’ambito delle attività estere, che rappresentano elementi centrali dei piani industriali presentati nei mesi scorsi sia da Ferrovie dello Stato che da Anas. Ad esempio, il principale obiettivo di Ferrovie sui mercati esteri consiste nel proporsi come General Contractor, con la capacità di realizzare ferrovie, soprattutto in paesi con forti gap infrastrutturali.

Con riferimento alla ricostruzione delle zone terremotate del Centro Italia, appare apprezzabile la scelta di stanziare risorse aggiuntive (3 miliardi di euro nel triennio 2017-2019) che andranno a finanziare la ricostruzione privata e le verifiche di vulnerabilità degli edifici scolastici e strategici e i relativi progetti di adeguamento.

Analogamente, merita apprezzamento il finanziamento delle verifiche di vulnerabilità sugli edifici scolastici e privati situati nelle zone a rischio sismico 1 di tutto il territorio nazionale. In questo modo si darà concreto avvio al programma Casa Italia, di messa in sicurezza di tutto il patrimonio immobiliare italiano, annunciato dal Governo all’indomani del sisma del 24 agosto 2016 che, con la recente creazione di un apposito Dipartimento presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, e le misure in commento, potrà finalmente entrare nella fase operativa.

 Il Vicepresidente ha, quindi, ricordato come, complessivamente, le misure illustrate siano ricomprese nel quadro programmatico delineato nel Documento di Economia e Finanza 2017 dal quale emerge una stima della spesa della Pubblica Amministrazione per investimenti fissi lordi (aggregato costituito per la maggior parte da opere pubbliche), che indica un primo segnale positivo a partire dall’anno in corso (+990 milioni di euro, pari a +2,8% rispetto al 2016) e un rafforzamento della crescita nel 2018 (+6,5% nel 2018 e +1,3% nel 2019).

Deludenti risultano, invece, i risultati raggiunti nel corso del 2016, anno in cui le misure adottate dal Governo e la flessibilità concessa dall’Unione europea per gli investimenti, per circa 4,2 miliardi di euro, avrebbero dovuto consentire un significativo aumento degli investimenti fissi lordi. Il DEF sancisce invece il sostanziale fallimento di questo tentativo, registrando una riduzione degli investimenti fissi lordi pari a circa 1,6 miliardi di euro nel 2016.

Il DEF conferma, quindi, la strategia di rilancio infrastrutturale perseguita dagli ultimi due Governi - dallo Sblocca Italia in poi - prevedendo tuttavia che i principali effetti delle decisioni assunte negli ultimi anni si concretizzino – finalmente e anche con un po’ di ottimismo - nel 2017, per poi acquisire maggiore vigore nel 2018.

L’esperienza degli ultimi due anni, con previsioni fortemente riviste a ribasso, sottolinea tuttavia la necessità di un’azione più incisiva per fare ripartire gli investimenti e superare le incrostazioni del passato in modo da consentire agli enti di cogliere le opportunità offerte dalle misure adottate. Sarà necessario uno sforzo a tutti i livelli, nella consapevolezza che le criticità e i ritardi non si concentrano solo nella fase di affidamento o di realizzazione dei lavori ma ben spesso nelle fasi precedenti alla gara d’appalto.

 In merito alle misure fiscali, ha espresso forte preoccupazione per il mantenimento, seppur in misura parziale, delle “clausole di salvaguardia”, secondo le quali le aliquote IVA vigenti subirebbero dal 2018 un innalzamento dall’attuale 10% all’ 11,5% e dal 22% al 25%.

Infatti, l’aumento delle aliquote IVA produce solo effetti negativi sul mercato, con una forte contrazione dei consumi. Per il settore delle costruzioni, in particolare, l’innalzamento dell’aliquota ridotta del 10% colpisce poi ulteriormente il mercato immobiliare, ad esempio delle “seconde case” e delle case destinate all’affitto, comprimendo ancor di più le attività di un comparto ancora fortemente in crisi.

COSTRUTTORI PREOCCUPATI PER LA PROROGA E L’AMPLIAMENTO APPLICATIVO DELLO SPLIT PAYMENT. Inoltre, preoccupa fortemente la proroga e l’ampliamento dell’ambito applicativo dello “split payment”. In particolare, per le imprese che operano nel comparto dei lavori pubblici, le conseguenze di queste ultime modifiche determineranno un ulteriore incremento esponenziale del credito IVA, che non verrà più loro corrisposta non solo nei rapporti con la pubblica amministrazione ma anche nei rapporti con tutte le società a partecipazione statale e locale (es. ANAS, Ferrovie, Municipalizzate, etc.).

POSITIVO L’ABBANDONO DEL PIANO DI RIAVVIO DELLA RIFORMA DEL CATASTO. Appare invece, positivo l’abbandono del piano di riavvio della riforma del catasto, che, così come concepito, ricalcava più o meno esattamente il progetto che due anni fa aveva naufragato, per l’impossibilità di garantire il principio dell’invarianza del prelievo fiscale sugli immobili.

Nell’insieme, tuttavia, il provvedimento sembra contenere alcune disposizioni che preoccupano molto tutti i settori produttivi ed, in particolare, il settore delle costruzioni, ispirate solo ad una logica di “cassa” contingente, sotto la veste ufficiale di contrasto all’evasione fiscale, senza in alcun modo considerare l’obiettivo di rilancio dell’economia del Paese.

 Il Vicepresidente è, quindi, passato ad illustrare la valutazione sulle singole misure del provvedimento di interesse del settore delle costruzioni, di carattere economico-finanziario, fiscale e lavoristico.

Leggi anche: “Appalti per eventi programmati, nella manovra correttiva deroghe al Codice dei Contratti

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