Sono giorni decisivi per la manovra economica, approdata al Senato, e nei quali dovrà essere deciso come ridistribuire le risorse stanziate per la riduzione della pressione fiscale. I sindacati spingono perché tutto l’importo venga utilizzato per ridurre il cuneo fiscale e quindi a vantaggio delle fasce medio-basse di lavoratori. E ieri, sempre su questo tema, c’è stato il confronto tra governo e parti sociali, che pare essersi svolto in un clima costruttivo.
Stamattina, il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando, intervenuto a Radio24, ha così risposto a una domanda di Simone Spetia sul salario minimo:
"Sicuramente nel nostro Paese esiste un problema di perdita verticale del potere d’acquisto e di difficoltà della contrattazione a far fronte a questo tema. Spero che si sblocchi un confronto fermo da troppo tempo.
Se non si vuole il salario minimo bisogna adeguare in qualche modo le regole della contrattazione. Se la contrattazione resta ferma il salario minimo diventa un’opzione, questo mi pare il tema fondamentale.
Noi non possiamo accettare lo stato dell’arte, nel quale sostanzialmente negli ultimi tre anni i lavoratori italiani sono quelli che hanno perso di più in termini di potere d’acquisto. Perché è un problema per loro ma è un problema anche di caduta della domanda interna, di difficoltà a sostenere la domanda interna in un Paese che è alimentato al 70% dalla domanda interna nella sua dinamica economica".
Franco Metta