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Manutenzione immobiliare, la Corte dei Conti evidenzia le criticità del global service Consip

Non poche amministrazioni denunciano bassi livelli di soddisfazione, assenza di effettivi risparmi nei costi e nell’impiego di risorse umane

venerdì 9 giugno 2017 - Redazione Build News

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Con la delibera n. 6/2017/G del 25 maggio, la Corte dei Conti ha approvato la relazione “Il global service immobiliare nelle amministrazioni centrali dello Stato”, inviata al Senato e alla Camera e alle amministrazioni dello Stato.

Il global service di manutenzione immobiliare (comunemente detto anche facility management-Fm) è il contratto di esternalizzazione con il quale un committente affida ad un assuntore, per un periodo di tempo definito, un sistema integrato di servizi per la conservazione in efficienza di beni immobiliari, con piena responsabilità da parte dell’assuntore circa i risultati convenuti con il committente. L’istituto del global service, pertanto, dovrebbe rappresentare un modello gestionale rispondente alle esigenze connesse ad una efficiente conduzione del patrimonio immobiliare delle pubbliche amministrazioni.

Le risultanze dell’indagine - che non ha riguardato profili di competenza di altre magistrature o autorità di controllo - consentono nondimeno di tracciare un quadro non omogeneo di situazioni all’interno dell’amministrazione statale, poiché, se i riscontri sono stati tendenzialmente positivi, non poche sono le risposte delle amministrazioni che riportano bassi livelli di soddisfazione, assenza di effettivi risparmi nei costi e nell’impiego di risorse umane. Non poche e non di piccola entità sono anche le occasioni in cui singoli uffici hanno abbandonato il modello del global service per ricorrere al Mepa, con il quale, non solo si conseguono comparativamente risparmi talvolta cospicui, specie per i servizi di pulizia e di igiene ambientale, ma si ottengono anche notevoli benefici in termini di duttilità dei servizi resi.

LA QUESTIONE DELLE DIMENSIONI DEI LOTTI. Dall’indagine è emersa, innanzitutto, la necessità di evitare possibili intese anticoncorrenziali, capaci di condizionare gli esiti delle gare per l’accesso alle convenzioni. A tale riguardo assume valore prioritario, come rilevato anche dalla giurisprudenza del Consiglio di Stato, la questione delle dimensioni dei lotti le quali ora risultano sproporzionate rispetto alle esigenze di massima concorrenzialità e irragionevolmente lesive dell’interesse della stessa amministrazione a favorire la più ampia partecipazione di operatori privati, al fine di conseguire i maggiori risparmi economici che solo un confronto competitivo ampio può assicurare.

DUE CRITICITÀ DEL FACILITY MANAGEMENT: QUALITÀ DEI SERVIZI E EFFETTIVA ECONOMICITÀ. Vengono in evidenza, quindi, nei riguardi del facility management, due profili principali di criticità: uno è quello della qualità dei servizi, l’altro quello della effettiva economicità.

Per quanto concerne il primo aspetto, un miglioramento della soddisfazione può essere perseguito soprattutto attraverso un efficientamento dei rapporti tra committente e assuntore nella fase gestionale del rapporto, valorizzando il ruolo del responsabile dei rapporti con il fornitore (supervisore); ruolo che, dall’analisi della documentazione pervenuta, appare invece essere lasciato in ombra, anche in considerazione della circostanza che le amministrazioni non dispongono o non dispongono più di personale tecnico dotato delle professionalità necessarie.

Per quanto concerne poi l’aspetto della economicità, occorre introdurre misure che stimolino la concorrenzialità tra le imprese partecipanti alle gare, dando spazio adeguato anche alle piccole e medie imprese, che, specie su ambiti territoriali circoscritti, possono offrire condizioni economiche vantaggiose.

Testo della delibera n. 6/2017/G e documenti allegati

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