Tecnologie innovative

Mattoni viventi che si autoriproducono grazie ai batteri

Un team di ricercatori del Colorado ha sviluppato un prototipo di mattoni di sabbia, idrogel e cianobatteri in grado di riprodursi, riducendo così l'impatto ambientale del processo produttivo

venerdì 3 aprile 2020 - Erika Seghetti

mattoni-batteri

Dopo i mattoni in grado di autoripararsi grazie ai batteri, arrivano quelli che si riproducono. L'innovazione è stata sviluppata da un team dell'Università del Colorado, a Boulder. E sicuramente apre la strada a una nuova generazione di materiali da costruzione con funzioni biologiche, i cosiddetti Living Building Materials, e che vanno in un'ottica avanzata di sostenibilità ambientale. 

L'attività dei cianobatteri

I mattoni sono realizzati con una miscela di sabbia, acqua e idrogel all'interno della quale si annidano dei cianobatteri del genere Synechococcus, una comune classe di microbi che cattura l’energia attraverso fotosintesi. Al termine del loro ciclo vitale, i batteri producono dei cristalli di carbonato di calcio attorno alle particelle di sabbia, con un processo simile a quello che vede la formazione delle conchiglie.

Il risultato è un materiale che ha una consistenza e soprattutto una forza simile alla malta a base di cemento.

"Usiamo i cianobatteri fotosintetici per biomineralizzare l'impalcatura, quindi è davvero un processo verde. Sembra un materiale Frankenstein", dice Srubar. "Ciò che stiamo cercando di creare è qualcosa che rimane vivo".

Processo produttivo a impatto ambientale (quasi) zero

L'aspetto interessante dell'innovazione risiede non tanto nel fatto che i mattoni siano 'vivi' ma nella possibilità che si riproducano. Dividendo il mattone a metà e aggiungendo altra sabbia e idrogel, i batteri proliferano formando due mattoni completi. Secondo i ricercatori da un solo mattone se ne possono riprodurre fino a otto nell'arco di tre generazioni.

Questa possibilità va vista in termini di sostenibilità ambientale. Come sappiamo, il processo produttivo del calcestruzzo è energivoro, in questo caso invece la produzione dipenderebbe quasi esclusivamente dall'attività batterica.

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