Tante
possono essere le ragioni, come per esempio il cambio euro/dollaro favorevole.
Ma una cosa è certa. La meccanica italiana, un comparto di eccellenza per il
Made in Italy ha vissuto un 2022 sugli scudi, soprattutto per quanto riguarda
le esportazioni cresciute complessivamente dell’11%. Il dato che balza agli
occhi è però quello specifico degli Stati Uniti. Solo lì l’incremento
registrato è stato pari al 27,5% per un valore complessivo di 4 miliardi di
euro, sui 34,9 miliardi complessivi.
Sono questi i dati presentati da Anima, la principale associazione di categoria, in occasione dell’Assemblea pubblica “Condividere le esperienze per crescere. Competitivi nel cambiamento”.
L'export italiano
La prima
destinazione dell’industria meccanica italiana rappresentata da Anima è l’area
UE27, che rappresenta il 45,7% del valore totale. Seguono i paesi europei non
appartenenti all’UE (13,6%) e l’America settentrionale (13,1%). In testa alla
classifica dei singoli paesi di destinazione si collocano gli Stati Uniti con 4
miliardi di euro (+27,5%), seguiti da Germania con 3,6 miliardi di euro
(+14,8%) e Francia con 3,3 miliardi di euro (+11,1%). Da segnalare il calo
della Cina (-25%) e l’impennata della Turchia (+41%). Mentre Spagna, Austria e
Paesi Bassi si attestano ognuno sul +20% si rileva solo in leggero calo la
Russia (-2,9%), con UK ancora in territorio positivo (+3,7%).
Al di là dei dati rassicuranti il comparto della meccanica guarda avanti con un orizzonte temporale medio lungo perché ci sono comunque da affrontare le difficoltà del mercato interno per la produzione.
Il peso della meccanica nell'economia italiana
"Il successo
sul fronte delle esportazioni è motivo di orgoglio - commenta il presidente di
Anima Confindustria, Marco Nocivelli - e deve stimolare le forze politiche a
tutelare e valorizzare il nostro comparto, che rappresenta una parte così
importante dell’economia italiana. Le imprese del manifatturiero italiano sono
all’avanguardia e rappresentano delle eccellenze in ottica di sviluppo
tecnologico e sostenibile, ma il rischio è che le aziende medio-piccole restino
indietro, se non adeguatamente supportate. Per questo è fondamentale che lo Stato
porti avanti un piano solido di misure a tutela delle imprese, per aiutare
tutti i player del settore a raggiungere quell’evoluzione tecnologica e quella
digitalizzazione che sono fondamentali per mantenere l’alta competitività sui
mercati esteri. Negli anni Anima ha contribuito ai tavoli istituzionali per
realizzare il piano Industria 4.0, e attraverso le varie fasi di trasformazione
delle misure che oggi sono ascrivibili a Transizione 4.0. Ma da parte dello
stesso mondo politico, scarseggiano segnali incoraggianti nel portare avanti le
misure a sostegno delle imprese. Per questo è importante ora più che mai fare
sentire la nostra voce".