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Meloni: il Superbonus pagato anche da chi non ha ristrutturato e perfino da chi non ha una casa

La premier ha detto alla Camera che la misura “ha anche consentito la proliferazione di un mercato opaco e non governato di circolazione dei crediti fiscali, a tutto vantaggio non delle imprese, ma dei vari intermediari, anche finanziari, intervenuti a raccogliere questi crediti con un prezzo a sconto sul valore nominale, lucrando sul differenziale poi portato all'incasso con l'erario”

giovedì 16 marzo 2023 - Alessandro Giraudi

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Io credo che sia necessario partire dalle emergenze. Io credo che sia necessario partire, per esempio, dalla necessità di approfondire quei casi nei quali norme discutibili potrebbero aver finito per favorire improprie rendite di posizione. Non me ne vogliano gli interroganti, ma è, per esempio, il caso del superbonus, perché la norma, che nasceva da un presupposto condivisibile, come mettere in moto l'edilizia e mettere in moto l'economia, è stata poi messa in campo in un modo tale da aver prodotto conseguenze per affrontare le quali il Governo attuale lavora da mesi”.


Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, rispondendo ieri alla Camera all'interrogazione Francesco Silvestri n. 3-00244 (cofirmatario Emiliano Fenu), avente a oggetto “Iniziative volte a prevedere un contributo di solidarietà a carico del settore bancario, in relazione all'aumento dei tassi di interesse e ai relativi effetti su famiglie e imprese”.


Non torno” ha detto la premier “sul fatto che i dati hanno dimostrato che la misura ha generato oneri privi di copertura finanziaria per decine di miliardi di euro, non torno sul fatto che è stato pagato anche da chi non ha ristrutturato la casa, e perfino da chi una casa non ce l'ha, per, diciamo così, migliorare ed efficientare, forse, il 4 per cento del patrimonio immobiliare italiano, con proiezione, particolarmente, sui redditi alti. Quello che voglio dire è che la norma ha anche consentito la proliferazione di un mercato opaco e non governato di circolazione dei crediti fiscali, a tutto vantaggio non delle imprese, che quegli interventi avevano realizzato, e per i quali oggi, giustamente, reclamano il pagamento, ma dei vari intermediari, anche finanziari, intervenuti a raccogliere questi crediti con un prezzo a sconto sul valore nominale, lucrando sul differenziale poi portato all'incasso con l'erario.


Quindi, sì, occorre intervenire per garantire, come in parte abbiamo fatto e come continueremo a fare, il riassorbimento dei crediti fiscali ancora in circolazione particolarmente da parte del sistema finanziario, stando attenti a evitare che anche questo si possa tradurre in un'occasione per lucrare impropriamente su rendite di posizione. Quindi, sì, siamo pronti ad adottare ogni misura richiesta dalla necessità di prevenire o correggere squilibri come quelli che sono stati generati da norme che gratuitamente hanno consentito le distorsioni prodotte”.

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