Disponibile, sul sito dell’Agenzia delle entrate, insieme all’Appendice statistica, il Sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni in Italia, relativo al secondo trimestre 2022, frutto della collaborazione tra Agenzia, Banca d'Italia e Tecnoborsa. L’indagine, condotta presso 1.465 agenti immobiliari, mostra prezzi stabili, con un saldo tra giudizi di rialzo e di ribasso di poco in aumento rispetto alla precedente rilevazione.
Dopo tre trimestri consecutivi di rialzi è attesa, tuttavia, un’inversione di tendenza per le quotazioni, con valori al ribasso.
Dalle interviste realizzate dal 23 giugno al 20 luglio 2022 emerge un diffuso calo della domanda. Anche se il livello è ancora alto, è diminuito il numero degli operatori che hanno venduto almeno un immobile e il saldo negativo fra i giudizi di aumento e riduzione del numero dei potenziali acquirenti si è ampliato. Nel dettaglio, le agenzie che hanno venduto almeno un’abitazione nel secondo trimestre è scesa all’84,9% rispetto ai tre mesi precedenti, mantenendosi, comunque, su livelli storicamente elevati. Come nelle statistiche precedenti, i risultati mostrano che più di tre quarti degli operatori hanno venduto esclusivamente abitazioni preesistenti, e il 2% di nuova costruzione.
Al ribasso anche i nuovi incarichi a vendere. Il trend negativo è generalizzato.
A pesare, i rincari energetici e la guerra in Ucraina, che scoraggiano i potenziali acquirenti e fanno scendere i prezzi delle case.
Per circa la metà degli agenti, le compravendite si bloccano a causa del mancato accordo sul prezzo tra venditori e acquirenti. I primi ritengono le offerte troppo basse e i secondi troppo alte le somme richieste. Inoltre, è salita di circa 5 punti percentuali rispetto alla precedente rilevazione la quota di operatori che segnalano mutui più difficili da ottenere da parte dei compratori (23,9%).
Gli acquisti tramite mutuo ipotecario sono stati il 67,5% contro il 69,7% dello scorso trimestre. Il rapporto tra il prestito concesso e il valore dell’abitazione è di nuovo, seppur di poco, in salita, ed è pari al 78,9%, il valore più altro dall’inizio della rilevazione.
Lieve crescita per gli immobili locati (dal 77,1% al 78,7%), mentre rallentano i valori dei canoni anche se il saldo resta positivo. In particolare, l’aumento che ha caratterizzato le aree urbane (20,1 da 16,9) è stato più che compensato da un calo in quelle non urbane (21,4 da 26,6).
Guardando al futuro, secondo gli operatori, le premesse non sono incoraggianti. La guerra in Ucraina e l’inflazione stanno influenzando al ribasso sia il numero dei potenziali acquirenti sia i prezzi di vendita.
Per quanto riguarda gli effetti della pandemia, è nuovamente in salita il saldo fra le agenzie che attendono prezzi in rimonta a seguito dell’emergenza sanitaria e gli operatori che invece ne prefigurano una flessione (16,9%, da 11,7). Stesso discorso per i canoni di locazione (24,9 % contro il 20,3% del trimestre precedente).
È, comunque, opinione diffusa tra gli agenti che l’input positivo innestato dal Covid-19 perdurerà almeno fino a tutto il 2022.