Secondo l’Osservatorio sul Mercato Immobiliare di Novembre 2015 curato da Nomisma e presentato ieri, il mercato immobiliare italiano si è lasciato alle spalle la pesante crisi degli ultimi sette anni ma la risalita sarà lenta e non priva di insidie.
Incombono ancora i retaggi del passato e il loro smaltimento potrebbe generare contraccolpi negativi.
QUADRO MACROECONOMICO PIÙ FAVOREVOLE. Si rafforzano i segnali di miglioramento del mercato immobiliare, che si erano delineati a partire dalla seconda parte del 2014, anche grazie ad un quadro macroeconomico sicuramente più favorevole, seppure non si tratti di dinamiche eclatanti.
Nomisma stima infatti che per ottenere un recupero dei livelli di Pil procapite ante-crisi si dovrà attendere il 2026, a fronte di una crescita annua dell’1,5%.
FORTE AUMENTO DELLE MANIFESTAZIONI D’INTERESSE ALL’ACQUISTO. Il cambiamento degli indicatori di sentiment e di quelli reali ha avuto un immediato riflesso in ambito immobiliare, portando ad un consistente incremento delle manifestazioni d’interesse all’acquisto.
Una domanda che si può concretizzare per circa il 75% delle famiglie italiane solo attraverso il sostegno economico da parte delle banche. Le condizioni macroeconomiche indubbiamente favorevoli non sono assolutamente sufficienti “per alimentare un percorso di risalita non assistita” secondo Nomisma.
CREDITO BANCARIO. La risposta del sistema bancario all’impennata delle richieste non è mancata. L’incremento delle erogazioni per l’Istituto bolognese è risultato eclatante “seppur di gran lunga inferiore rispetto ai dati diffusi anche da autorevoli istituzioni nel corso dell’anno”. È interessante notare come le surroghe e sostituzioni sul totale dei mutui abbiano visto passare la loro incidenza dal 7,5% (2014) al 26% (2015), ridimensionando il sostegno netto al settore immobiliare.
La quota di transazioni senza ricorso al credito è scesa al di sotto del 45%, a fronte di un aumento complessivo del mercato residenziale (orizzonte 2014/2015) del 6%. Il ritrovato canale creditizio è quindi – per Nomisma- “il principale driver alla base delle ottimistiche aspettative di rilancio” .
MUTUI. Nello specifico, il capitale erogato alle famiglie per i mutui nei primi sei mesi del 2015, al lordo delle iniziative di portabilità, è stato di 17,3 miliardi di Euro con un incremento di 53 punti percentuali sul primo semestre del 2014 e di 34 sul semestre precedente. Per la seconda parte dell’anno le previsioni ammontano a 21 miliardi di euro.
Sul fronte mutui le previsioni di Nomisma per il periodo 2016-2018 sono di un progressivo consolidarsi dei mutui erogati – particolarmente nel quarto trimestre 2015 e primo trimestre 2016 – con tassi di crescita molto elevati. Per il 2015 l’erogato complessivo dovrebbe attestarsi a 38,2 miliardi di euro con un incremento del 58% in ragione d’anno. Si ridurrà così – ma non si chiuderà – il gap generatosi con il crollo del mercato nel 2012-2013.
Per il periodo centrale del 2016 Nomisma prevede un “fisiologico rallentamento della crescita che rimarrà abbondantemente positiva” anche se non più con tassi di variazione a doppia cifra. Per l’Istituto bolognese le erogazioni potranno attestarsi a oltre 10 miliardi di euro a trimestre per così giungere – nel periodo 2017/2018 - a valori non dissimili a quelli raggiunti nel triennio 2009-2011.
INCOGNITE E RISCHI. Ma - come già evidenziato - non sono da escludersi incognite e rischi, in particolare legati al peso dei crediti deteriorati. Il quadro attuale offre istituti bancari più solidi che da tempo hanno avviato un piano di accantonamenti e nuovi capitali per l’irrobustimento patrimoniale, mentre altri – in numero non esiguo - presentano un’esposizione che necessita di piani di intervento straordinari di durata pluriennale. Da qui i dubbi di Nomisma relativi a una capacità di sostegno in linea con la pressione della domanda, oltre che a potenziali ricadute sistemiche.
Va scongiurato il rischio che “iniziative di dismissione massiva di asset immobiliari a garanzia di crediti pesantemente svalutati accentuino ancora una volta la pressione ribassista dei prezzi”.
Il rischio è l’indebolimento di una ripresa che non appare ancora robusta e consolidata. Nomisma paventa il rischio che arrivi sul mercato un ulteriore eccesso di offerta per il quale non paiono più praticabili “strategie di volontario differimento”. Per questo “sarebbe opportuno non trascurare le potenziali ricadute di soluzioni sistemiche” che sono al centro di un dibattito che - per il think tank bolognese – suona tardivo e “avulso dalle dinamiche congiunturali in atto”. I rischi non si genererebbero tanto per il comparto residenziale quanto per quello degli immobili di impresa, il quale viene attualmente alimentato quasi esclusivamente dalla componente straniera; la sostanziale mancanza di domanda domestica espone “al rischio di contraccolpi più marcati in caso di shock indotti da un eccesso di offerta a valori distressed”.