Milano è la Smart City più avanzata in Italia: si conferma al primo posto per il quarto anno consecutivo, staccando le altre città in particolare per crescita economica, mobilità sostenibile, ricerca/innovazione, trasformazione digitale, con ottimi risultati anche nella partecipazione dei cittadini e nella gestione dei beni comuni. Anche se in questa edizione il distacco del capoluogo lombardo è quasi azzerato, per l’introduzione di variabili ambientali come il consumo di suolo (in cui si colloca al 97esimo posto) e qualità dell’aria (98esimo), che ne riduce la distanza dalle città inseguitrici. Al secondo posto, infatti, la tallona Bologna, medaglia d’argento con solo due punti di distanza dal vertice (contro gli oltre 50 del 2016), potendo vantare il primato nell’energia e nella governance e in generale un approccio complessivo di buon equilibrio nei diversi ambiti che compongono la “città intelligente”. Firenze invece si riprende il terzo posto che aveva perso lo scorso anno, in particolare grazie a politiche per turismo sostenibile e cultura, crescita digitale, energia e ambiente.
Seguono poi Venezia, Trento, Bergamo, Torino, Ravenna, Parma e Modena a completare la “top ten” delle Smart City italiane, in cui si scorge un forte blocco di città emiliano-romagnole, esempi di successo per sostenibilità, inclusione e innovazione. E in cui si evidenzia la forte accelerazione di Bergamo (sesto posto con un salto di ben 5 posizioni rispetto all’anno scorso), grazie ai buoni risultati in crescita economica e ricerca/innovazione, e di Trento (quinto posto, 3 posizioni guadagnate), grazie ad ambiente e economia circolare.
Nello sviluppo della Smart City sono in evidente ritardo le città del Sud: scorrendo la classifica dei 106 capoluoghi italiani oggetto di indagine, la prima a comparire è Cagliari, solamente al 47esimo posto. Mentre la coda del ranking è interamente occupata dalle città meridionali: all’ultimo posto Trapani, preceduta da Vibo Valentia, Caltanissetta, Agrigento, Crotone, Catanzaro, Enna, Catania, Foggia, Benevento. Di lenta crescita è il risultato di Roma, al 17esimo posto della classifica generale: pur con uno scatto in avanti di 4 posizioni, soprattutto grazie alla trasformazione digitale (diffusione banda larga ed ultra larga, open data, utilizzo dei social, servizi on line, etc) la Capitale si conferma indietro rispetto alle città di vertice in parametri cruciali per le grandi città come mobilità sostenibile, energia, occupazione, governance.
Sono alcuni dei risultati di ICity Rate 2017, il rapporto annuale realizzato da FPA, società del gruppo Digital360, per fotografare la situazione delle città italiane nel percorso per diventare “smart”, ovvero più vicine ai bisogni dei cittadini, più inclusive, più vivibili. FPA ha individuato e analizzato 15 dimensioni urbane che in ambito nazionale e internazionale definiscono traguardi per le città (povertà, istruzione, aria e acqua, energia, crescita economica, occupazione, turismo e cultura, ricerca e innovazione, trasformazione digitale e trasparenza, mobilità sostenibile, rifiuti, verde pubblico, suolo e territorio, legalità e sicurezza, governance). Le dimensioni tengono insieme 113 indicatori che, aggregati nell’indice finale ICity index, consentono di stilare la classifica finale tra 106 comuni capoluogo. Poiché è impossibile progettare e governare delle Smart City senza tener conto degli obiettivi di sostenibilità introdotti dall’Agenda 2030 dell’ONU, FPA li ha introdotti nella sesta edizione.
La Smart City del futuro deve essere anche sostenibile, ma i risultati del rapporto ICity Rate 2017 evidenziano complessivamente un ritardo del sistema urbano italiano nei confronti degli obiettivi di sostenibilità, che rischia di limitare l’attrattività e la vivibilità dei nostri centri urbani – rileva Gianni Dominici, Direttore Generale di FPA –. I 106 comuni capoluogo analizzati raccontano un’Italia delle città senza una politica coordinata e un quadro di riferimento condiviso per rispondere a grandi sfide come cambiamento climatico, povertà, mobilità sostenibile, consumo di suolo e sicurezza. Serve un coordinamento di tutti i livelli di governo con al centro la dimensione urbana, perché nelle città si addensano i problemi sociali ed economici, ma si trovano anche le competenze e le risorse per risolverli.
Milano, Bologna e Firenze, le tre città al vertice di ICity Rate 2017, rappresentano modelli diversi di sviluppo e di governance urbana in grado di portare risultati importanti – prosegue Dominici –. Milano, trainata dal dinamismo economico e dalla capacità di innovare processi decisionali e servizi, è la più solida ‘piattaforma abilitante’ per la Smart City del Paese, ma sconta un disallineamento nella sostenibilità ambientale e in parte in quella sociale. Bologna punta a tenere insieme qualità dell’ambiente, politiche di welfare e di innovazione territoriale in un equilibrio complessivo. Firenze è salda nelle sue vocazioni, il turismo e la cultura, che sono motore di sviluppo economico ma la portano anche a fare i conti con impatti sociali e ambientali. Inoltre, si nota il rafforzamento del sistema urbano emiliano-romagnolo, che rappresenta una struttura baricentrica per il resto d’Italia, e l’importanza delle città intermedie del centro-nord che sono una connessione tra le aree metropolitane. Risulta pesante invece il ritardo strutturale di gran parte delle città del Sud e quello di Roma, su cui si evidenzia solo qualche debole segnale di movimento.
IL PODIO. Milano rimane salda al primo posto per il quarto anno consecutivo, ribadendo la sua eccellenza in molte dimensioni oggetto di indagine. Distanzia in modo significativo la maggior parte delle altre città per crescita economica, mobilità sostenibile, ricerca e innovazione e trasformazione digitale, mostrando un ottimo posizionamento anche per innovazione sociale, progettazione innovativa per lo sviluppo urbano e amministrazione condivisa. È al primo posto nel 20% degli indicatori oggetto di indagine. Ad esempio per produttività, con 46.227 euro di valore aggiunto pro-capite (contro una media italiana di 22.751), per imprenditorialità, con 12,9 imprese attive per 100 abitanti (contro 8,9 di media), per diffusione di banda ultra larga, con 9,5% abbonamenti sulla popolazione residente (media 1,4%), per diffusione del coworking, con il 22,5% del totale dei servizi offerti in Italia (media 0,8%), per diffusione di home banking, con 70,8% di clienti ogni 100 residenti (42,7% di media), per offerta di trasporto pubblico locale, con 16.218 posti a Km per abitante offerti (media 2.391), per diffusione di bike sharing, con 3,5 biciclette disponibili ogni 1000 abitanti (media 0,5). Tuttavia, Milano è anche la città che più ha risentito dell’introduzione di variabili ambientali nella ricerca come il consumo di suolo (97° posto), la qualità dell’aria (98°). E un suo punto debole resta legalità e sicurezza, in cui anche quest’anno si posiziona al fondo della classifica (83°).
Bologna recupera la distanza con solo due punti dal vertice, potendo mostrare la medaglia d’oro nell’energia e nella governance e quella di argento nella trasformazione digitale e occupazione. Dai risultati del rating 2017 però mostra soprattutto un approccio complessivo equilibrato che non la fa scendere nella parte bassa della classifica in nessuna delle 15 dimensioni analizzate, con l’eccezione delle policy su suolo e vulnerabilità territoriale (69°). Firenze si riprende il terzo posto che aveva perso lo scorso anno, risultando la prima città italiana per policy legate alla promozione di turismo sostenibile, che crea posti di lavoro e promuove cultura e prodotti locali. Ma vanno molto bene anche istruzione (4 fiorentini tra i 30 e 34 anni su 10 sono laureati), crescita economica e occupazione (72,7% è il tasso di occupazione per il 2016, oltre il 10% in più rispetto alla media italiana nelle città), politica ambientale, investimento per la trasformazione digitale e l’innovazione del modello di governance della città. I punti di debolezza di Firenze invece sono differenti dalle altre città metropolitane: la qualità dell’acqua e dell’aria (87° posto), il consumo di suolo (69°) e la legalità (70°).
IL DINAMISMO DELLE CITTÀ MEDIE. Nella top ten due città medie sono in forte accelerazione. Trento è salita al quinto posto dall’ottavo del 2016, trainata da valori sopra la media nazionale per tutti e 15 gli ambiti di policy, il primo posto nella gestione dei rifiuti urbani e un posizionamento nelle prime 10 città d’Italia per turismo e cultura (9°) e politiche di contrasto alla povertà (10°). Bergamo è salita al sesto posto con un salto di ben 5 posizioni, grazie a ottimi valori nella crescita economica e nella ricerca – innovazione (terza), ma anche in mobilità sostenibile (quinta). È ottimo il posizionamento delle città emiliane-romagnole, che guadagnano quattro posti su dieci nella top ten, a cui si aggiunge Reggio Emilia in 11esima posizione (tre in più dello scorso anno). Un risultato merito di un approccio che da tempo scommette su una crescita sostenibile e inclusiva in una logica di condivisione e di collaborazione multi-stakeholders.
LE CITTÀ METROPOLITANE. Crescono complessivamente le città metropolitane anche se restano lontane dalla sostenibilità. Cinque delle 10 città metropolitane italiane sono nella top ten di ICity Rate 2017: oltre a Milano, Bologna e Firenze, c’è Venezia in quarta posizione e Torino in settima. Migliorano i risultati per più della metà dei capoluoghi metropolitani: crescono Roma, Genova, Cagliari, Napoli, Messina e Reggio Calabria. Merito dei buoni risultati in dimensioni rilevanti come istruzione, energia, crescita economica, trasformazione digitale, cultura e turismo e mobilità sostenibile. Anche se i capoluoghi metropolitani sono fanalino di coda del Paese per legalità e sicurezza, ambiente e gestione delle risorse naturali.
LA CAPITALE LENTAMENTE SI MUOVE. Roma rimane lontana dalla vetta ma quest’anno registra uno scatto in avanti di 4 posizioni (dal 21 al 17), grazie soprattutto ai valori nella trasformazione digitale (diffusione banda larga ed ultra larga, open data, utilizzo dei social, servizi on line, ecc) che la fanno salire a un inedito terzo posto in questo ambito. Per il resto, salvo un quinto posto in cultura e turismo, rimane arretrata in gran parte dei settori che dovrebbero caratterizzare città di grandi dimensioni: 33° posto nella mobilità sostenibile, 49° in energia, 26° in occupazione, 37° in governance.
LA DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Sono a Nord Est le città più Smart nel 2017, ma il Nord Ovest è vicino e il Centro si scosta di poco soprattutto grazie alla qualità delle risorse naturali e alle politiche di salvaguardia. Il Sud invece è molto indietro rispetto al resto d’Italia sia nelle dimensioni legate all’economia e all’innovazione, che in quelle del welfare, nelle politiche di contrasto della povertà, nel turismo e cultura. Se guardiamo ai valori medi la distanza tra le città del Nord Est (494) e quelle del Sud e delle Isole (302) è di circa 200 punti. Nel meridione però spiccano alcune eccellenze. Su tutte Cagliari, che anche per il 2017 è la prima città del Sud in graduatoria: dalla 54esima posizione 2016, quest’anno entra nella metà alta della classifica con il 47° posto. Tra le prime 15 città del Sud ci sono anche gli altri due comuni sardi analizzati, Sassari e Oristano, a conferma del percorso di crescita dell’isola. Ma anche le città abruzzesi hanno complessivamente un buon posizionamento.
La sintesi del Rapporto ICity Rate 2017 con tutte le tabelle è scaricabile qui http://bit.ly/2xYGOMZ