Le strategie più urgenti da mettere in campo per promuovere lo sviluppo e l’innovazione nel settore delle costruzioni sono state al centro dell’incontro che si è svolto ieri nella sede del dicastero dello Sviluppo economico tra il ministro Carlo Calenda e il presidente dell’Ance Claudio De Albertis.
Il ruolo prioritario dell’edilizia nell’economia circolare, la necessità di promuovere e favorire la digitalizzazione del settore e gli strumenti finanziari per la crescita e la capitalizzazione delle imprese sono stati i temi prioritari affrontati nel dialogo, nel corso del quale è stato consegnato al ministro un documento di proposte di politica industriale per la competitività delle costruzioni messo a punto dall’Associazione.
Attenzione e interesse sono stati manifestati dal ministro Calenda sul merito delle questioni messe in luce dal presidente dell’Ance, sulle quali il titolare dello Sviluppo economico ha assicurato una accurata valutazione da parte dei tecnici del ministero.
LE PROPOSTE DELL'ANCE
IL RICICLO DEI MATERIALI DA COSTRUZIONE. In primo luogo, va incrementata non solo la diffusione degli impianti di recupero sul territorio, ma la possibilità di effettuare le operazioni di recupero direttamente sul luogo di produzione e il successivo riutilizzo nel medesimo sito. In pratica si tratta di attuare il principio della filiera il più corta possibile, che si traduce in primo luogo in una riduzione della circolazione di veicoli pesanti e del relativo inquinamento e poi in un minore impatto ambientale dell’opera grazie al minore fabbisogno di materiali da cava.
Le disposizioni di ordine generale su cui occorre intervenire sono quelle, come detto della cessazione della qualifica di rifiuto (art. 184 ter) e poi delle autorizzazioni alle procedure per il recupero sia ordinarie sia soprattutto semplificate. In quest’ultimo caso il rinvio per l’inizio dell’attività dopo 90 gg dall’invio di una “semplice” comunicazione è meramente teorico visto che in realtà alla comunicazione debbono essere allegati una serie di atti e nullaosta che richiedono tempi di ottenimento ben superiori e quindi l’effetto acceleratorio della comunicazione è nullo.
Altri aspetti su cui occorre intervenire sono quelli di natura tecnica relativi ai requisiti tecnici ed amministrativi per l’esercizio dell’attività di recupero che, se riferiti alla gestione dei soli materiali da C&D, sono vincolanti.
Nel contesto delle attività di recupero va meglio definita, al fine di evitare interpretazioni contraddittorie, la fattispecie del materiale derivante da processi di recupero effettuati con impianti mobili il cui utilizzo dovrebbe essere più diffuso a condizione di ottenere un materiale effettivamente di qualità.
Altre azioni da avviare:
- Avvio in tempi rapidi di processi di formazione professionale per tutti i soggetti che a vario titolo sono interessati all’utilizzo di prodotti derivanti da processi di recupero (progettisti, direzione lavori, tecnici della PA ecc.) nell’ambito dei recenti provvedimenti di legge (Collegato ambientale, codice degli appalti ecc.).
- Attuazione di quanto previsto dall’art. 23, comma 1, della legge 221/2015 (Green economy) in merito agli incentivi economici in favore di attività imprenditoriali di trasformazione e commercializzazione di aggregati riciclati da realizzare anche mediante forme di aggregazione volontaria tra imprese e impianti di recupero per tutti i rifiuti del settore delle costruzioni.
- Incentivi economici alle imprese che, mediante l’utilizzo di sistemi di digitalizzazione delle informazioni, trasferiscano all’utilizzatore del manufatto edilizio un manuale di uso e manutenzione contenente i dati per la gestione dell’opera compreso lo smaltimento a fine vita.
- Aggiornamento delle Norme Tecniche per le Costruzioni (D.M. 14 gennaio 2008) che ad oggi permettono un uso molto limitato di aggregati riciclati nel calcestruzzo strutturale.
- Informazione istituzionale di operatori e consumatori (progettisti, stazioni appaltanti pubbliche e private, imprese) sulle qualità, caratteristiche e possibili utilizzi dei materiali riciclati promuovendo le migliori tecniche di riciclo e il mercato dei prodotti riciclati.
EFFICIENZA ENERGETICA E FONTI RINNOVABILI. Per dare una risposta concreta al problema della limitatissima applicazione della detrazione fiscale ai condominii, la richiesta è di includere gli stessi condominii tra i soggetti che possono beneficiare, con le regole previste per la Pubblica amministrazione, del nuovo Conto termico.
In merito ai Titoli di efficienza energetica, al fine di potenziarne la diffusione nel settore civile, occorre introdurre un nuovo sistema di riconoscimento basato sull’Attestato di Prestazione Energetica e sulla Relazione Tecnica di Progetto previsti dal decreto legislativo n. 192/2005.
La proposta è di riconoscere i TEE per gli interventi di riqualificazione energetica cosiddetti “importanti” ai sensi del decreto legislativo n. 192/2005, parametrando i certificati bianchi al risparmio energetico conseguito, a prescindere dalla tipologia di intervento effettuata. In questo modo si premierebbero l’efficacia e l’entità della riqualificazione in un’ottica “globale”.
Relativamente alla distribuzione dell’energia elettrica da fonti rinnovabili in ambito condominiale, l’impianto condominiale potrebbe fornire l’energia elettrica prodotta e non autoconsumata anche ai condòmini, ma tale possibilità è di fatto preclusa in base alle disposizioni del d.lgs 79/1999 riguardante le norme comuni per il mercato interno dell'energia elettrica. Tali norme del 1999 vanno riviste poiché non sono più adatte a una situazione di produzione di energia elettrica diffusa sul territorio quale può essere quella dei piccoli impianti a servizio dei singoli edifici.
LA DIGITALIZZAZIONE DEL SETTORE DELLE COSTRUZIONI. Serve uno stimolo costituito da una vera e propria strategia nazionale per il BIM da adottare a livello governativo (lo prevede anche il recente Codice degli appalti), similmente a quanto fatto da altri Paesi europei come la Gran Bretagna, la Germania o la Francia. Stimolo che significa non solo fissare percorsi o roadmap di obblighi legislativi, ma anche investire economicamente sul BIM per accompagnare e sostenere la transizione del mondo produttivo in una fase delicata come è quella di uscita dalla crisi.
Alcuni anni fa l’Ance si era fatta promotrice, insieme ad altre associazioni industriali della filiera delle costruzioni, di un progetto di ricerca riguardante il BIM denominato INNOVance, tra i vincitori del Bando Industria 2015 sull’efficienza energetica. Il risultato cui puntava INNOVance era una piattaforma collaborativa di gestione delle informazioni di filiera: dal prodotto “componente” (cemento, finestra, caldaia, ecc.) al prodotto “risultante” (edificio, infrastruttura), passando per la gestione – informativa - dei mezzi e delle attrezzature, delle risorse umane, delle lavorazioni e della sicurezza.
Il Progetto è terminato ed il prototipo della piattaforma è stato realizzato ed è funzionante. Per la messa on-line della piattaforma e la sua definitiva disponibilità - proprio in ragione delle sue peculiarità e complessità, uniche nel mercato attuale – serve un ulteriore sforzo in termini di costi e di tempo per il suo passaggio da prototipo a prodotto finito di cui potranno beneficiare sia il settore pubblico che quello privato. L’investimento necessario si attesta sui 4 milioni di euro.
INCENTIVARE L’INVESTIMENTO DEI PRIVATI IN PROGETTI DI SVILUPPO IMMOBILIARE, RIGENERAZIONE URBANA E HOUSING SOCIALE. L’Ance ha sviluppato una proposta normativa per un’agevolazione fiscale a favore delle persone fisiche, che investono nel capitale di rischio di imprese impegnate in operazioni immobiliari di rigenerazione urbana, di housing sociale e di sviluppo immobiliare.
In particolare, viene previsto per le persone fisiche, non esercenti attività d’impresa, l’applicazione di una ritenuta del 12,50% (anziché dell’attuale 26%) sui dividendi percepiti relativamente a partecipazioni non qualificate (ovvero partecipazioni al capitale inferiori al 5% in caso di società quotate o del 25% in caso di società non quotate).
Sempre per le persone fisiche, è prevista l’applicazione di una imposta sostitutiva del 20% (anziché l’aliquota marginale Irpef) sul 49,72% dei dividendi percepiti relativamente a partecipazioni qualificate (ovvero partecipazioni al capitale superiori al 5 per cento in caso di società quotate o del 25 per cento in caso di società non quotate).
La proposta permetterebbe alle imprese di costruzioni di reperire, sul mercato, nuove risorse sotto forma di equity, rendendo possibile il processo di patrimonializzazione. Questa misura consentirebbe alle aziende del settore di poter accedere ai forme di finanza alternative (per esempio, fondi di private debt, private equity).
MINIBOND PER LE COSTRUZIONI. Per il real estate due potrebbero essere i campi di applicazione di questo strumento finanziario:
- gli investimenti nel miglioramento energetico del patrimonio immobiliare nazionale
- gli interventi di riqualificazione urbana (oltre, naturalmente, le operazioni di sviluppo immobiliare).
Per le operazioni di retrofitting degli immobili, il profilo rischio-rendimento di questi interventi è ragionevolmente contenuto e il tempo di rientro è mediamente compreso tra i 7 e i 10 anni, due caratteristiche che potrebbero incontrare il favore degli investitori.
L’altro campo in cui questi titoli potrebbero essere emessi è la riqualificazione dei centri urbani, un’attività senza dubbio con un profilo di rischio più complesso da valutare ma che potrebbero avere un ritorno molto elevato, anche in termini sociali.
Con il varo del nuovo sistema di valutazione del merito di credito, il Fondo di Garanzia può costituire un punto di riferimento importante per le imprese che vogliano emettere titoli, soprattutto per quei settori, come le costruzioni, che maggiormente hanno subito il credit crunch.
Ma è altrettanto importante la sinergia che il Fondo potrà creare con altri soggetti attivi sul territorio.
Per esempio, alcune Regioni, come la Lombardia, hanno sviluppato dei progetti finalizzati a facilitare la diversificazione delle fonti finanziarie a disposizione delle imprese.
Finlombarda ha varato da poco un plafond (120 milioni di euro) finalizzato ad assistere le imprese lombarde nelle fasi di emissione dei minibond: la finanziaria regionale è disponibile ad acquistare una parte dei titoli emessi (sino ad massimo del 40% dell’importo delle obbligazioni proposte in emissione da una singola impresa, a condizione che il soggetto emittente sia in grado di raccogliere impegni di sottoscrizione sulla parte rimanente, direttamente o indirettamente) e a rimborsare una parte delle spese legate alla quotazione dei titoli. L’intervento di Finlombarda è, comunque, condizionato dall’analisi del rating sul soggetto emittente, in base ad alcuni parametri economico-finanziari.
Sarebbe importante che tra Finlombarda e il Fondo di garanzia si creasse una collaborazione in modo che le imprese che incontrano maggiori difficoltà nell’emissione, come quelle del sistema delle costruzioni, vengano accompagnate sui mercati per rendere possibile una vera e propria diversificazione delle fonti di finanziamento.
Sarebbe importante, inoltre, valutare la possibilità di estendere questa esperienza anche ad altre Regioni italiane, facendo anche leva sulle risorse europee.