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Mobilità sostenibile: Ddl alla Camera per una rete ciclabile nazionale di almeno 20mila chilometri

Le ciclovie di interesse nazionale costituiranno"Bicitalia", la rete infrastrutturale nazionale che dovrà essere integrata nel sistema della rete ciclabile transeuropea "Eurovelo"

martedì 18 ottobre 2016 - Redazione Build News

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Da ieri è all'esame dell'Aula della Camera la proposta di legge “Disposizioni per lo sviluppo della mobilità in bicicletta e la realizzazione della rete nazionale di percorribilità ciclistica”, che assorbe anche la proposta di legge (AC 73) di Ermete Realacci per la tutela e lo sviluppo della mobilità in bicicletta.

“Questa legge – spiega il presidente della Commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci - vuole promuovere l’uso della bici come mezzo di trasporto sia per le esigenze quotidiane, che per quelle ricreative e turistiche, e migliorare così l’efficienza, la sicurezza e la sostenibilità della mobilità urbana. Il provvedimento punta allo sviluppo di ciclovie e alla realizzazione di una rete nazionale di vie da percorrere in bicicletta. Favorendo progetti esemplari anche per il coinvolgimento delle associazioni e dei cittadini come il Grab, il Grande raccordo anulare delle bici, previsto per Roma. Un passo avanti importante – sottolinea Realacci - per lo sviluppo di una mobilità nuova e sostenibile, che si aggiunge all’importante vittoria dell’infortunio in itinere anche per chi si reca al lavoro in bicicletta riconosciuto con il Collegato Ambientale. Un obiettivo di civiltà e all’insegna della mobilità sostenibile per cui mi sono a lungo battuto. Va nella stessa direzione anche un’altra iniziativa normativa per la mobilità dolce ora in testo unificato, nata da una mia proposta di legge (AC 72) e da quelle analoghe dei colleghi Bocci (AC 599), Famiglietti (AC 1640) e Busto (AC1747), che è anche relatore. Legge che approderà nell’Aula di Montecitorio nelle prossime settimane”.

La proposta di legge “Disposizioni per lo sviluppo della mobilità in bicicletta e la realizzazione della rete nazionale di percorribilità ciclistica”, approvata il 12 ottobre dalla IX Commissione di Montecitorio, introduce – spiega il dossier del Servizio Studi della Camera - nell'ordinamento la definizione normativa delle ciclovie e delle reti cicloviarie e la loro classificazione.

La rete cicloviaria è definita come l'insieme di diverse ciclovie o di segmenti di ciclovie raccordati tra loro, percorribili dal ciclista senza soluzioni di continuità.

Entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge, l'art. 3 prevede l'adozione di un Piano generale della mobilità ciclistica, di durata triennale, che dovrà costituire parte integrante del Piano generale dei trasporti e della logistica. Il Piano sarà adottato con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sentito il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministro dei beni culturali e del turismo, previa intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni e province autonome, e sarà articolato in due specifici settori di intervento:

- lo sviluppo della mobilità ciclistica in ambito urbano e metropolitano;

- lo sviluppo della mobilità ciclistica su percorrenze definite a livello regionale, nazionale ed europeo.

Il Piano dovrà, tra l'altro, individuare le ciclovie di interesse nazionale che costituiranno la Rete ciclabile nazionale "Bicitalia", la rete infrastrutturale di livello nazionale che dovrà essere integrata nel sistema della rete ciclabile transeuropea "Eurovelo".

UNA RETE CICLABILE DI ALMENO 20MILA CHILOMETRI. Tra le caratteristiche della Rete Bicitalia si prevede: che abbia uno sviluppo complessivo non inferiore a 20.000 km e sia articolata su itinerari su tutto il territorio nazionale; la sua integrazione e interconnessione con le reti infrastrutturali a supporto delle altre modalità di trasporto, nonché con le altre reti ciclabili presenti nel territorio; la continuità e l'interconnessione con le reti ciclabili urbane, anche attraverso la realizzazione di aree pedonali e zone a traffico limitato, nonché attraverso l'adozione di provvedimenti di moderazione del traffico.

Sarà inoltre definito nel Piano generale il quadro, per ciascuno dei tre anni, delle risorse finanziarie, pubbliche e private, reperibili per la mobilità ciclistica e l'individuazione delle modalità di finanziamento degli interventi indicati nei Piani della mobilità ciclistica di comuni e città metropolitane.

Il piano dovrà essere aggiornato annualmente con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, da emanare entro il 31 marzo di ciascun anno. Si prevede che, a decorrere dal 2016, venga destinato all'attuazione degli interventi previsti dalla legge, il 2% degli stanziamenti del nuovo Fondo da ripartire per la realizzazione delle infrastrutture e degli insediamenti prioritari per lo sviluppo del Paese, previsto dal nuovo Codice degli appalti e dei contratti pubblici, che confluirà nel Fondo per il finanziamento degli interventi a favore della mobilità ciclistica. Si prevede inoltre la ricostituzione del Fondo per la mobilità sostenibile.

I comuni dovranno destinare all'attuazione delle misure a favore della mobilità ciclistica una quota non inferiore al 20 per cento dei proventi derivanti dalle sanzioni amministrative pecuniarie per violazione del codice della strada.

Anche i privati mediante lasciti o sponsorizzazioni possono contribuire al conseguimento dell'obiettivo.

Nel provvedimento si prevede poi che le regioni predispongano e approvino annualmente, in coerenza con il Piano regionale dei trasporti e della logistica, il Piano regionale della mobilità ciclistica, per disciplinare l'intero sistema ciclabile regionale. Il Piano regionale, dopo la deliberazione della regione deve essere inviato entro dieci giorni dall'approvazione al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. In sede di prima applicazione si prevede che debba essere approvato entro dodici mesi dall'approvazione del Piano generale della mobilità ciclistica.

Il Piano regionale deve essere redatto sulla base dei Piani urbani della mobilità sostenibile e dei relativi programmi e progetti presentati dai comuni e dalle città metropolitane e deve definire, tra l'altro, la Rete ciclabile regionale e le ciclovie incluse nella Rete Bicitalia che ricadono nel territorio regionale. Del Piano regionale della mobilità ciclistica fa parte integrante il Piano regionale di riparto dei finanziamenti per la mobilità ciclistica e per la realizzazione di reti di percorsi ciclabili integrati.

Per quanto riguarda le città metropolitane ed i comuni non facenti parte di città metropolitane, questi dovranno predisporre e definire i Piani urbani della mobilità ciclistica, chiamati Biciplan, quali piani di settore dei Piani urbani della mobilità sostenibile (PUMS), per definire gli obiettivi, le strategie e le azioni necessarie a promuovere e intensificare l'uso della bicicletta.

Entro il 30 aprile di ogni anno, dovrà essere presentata una relazione annuale al Parlamento sulla mobilità ciclistica da parte del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.

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