La riforma del catasto non si farà. Lo ha annunciato nei giorni scorsi il viceministro all'Economia Enrico Morando, nel corso di una tavola rotonda sul tema, organizzata dall’Acen e dall’Associazione Nazionale Tributaristi Italiani sezione Campania.
“Una riforma del sistema catastale – ha detto Morando - avrebbe un costo politico troppo elevato. Neppure il governo Renzi è riuscito a non far scadere la legge delega. Mi sento di escludere che possa farcela. Toccherà ad un governo di nuovo insediamento riscrivere la riforma e farla approvare nei primi mesi in Parlamento”.
Ricordiamo che lo stop alla riforma era arrivato nel giugno 2015 con lo slittamento del secondo decreto attuativo, motivato dalla necessità di un intervento organico di revisione della tassazione immobiliare e dal rischio di provocare con la riforma del catasto un eccessivo carico fiscale per numerosi proprietari con rendite basse.
Il Documento di Economia e Finanza (DEF) 2016 aveva fissato al 2018 il termine per la revisione dei valori catastali che, recitava il documento, “sarà oggetto di interventi più generali e organici, che si rendono necessari, al termine delle complesse operazioni di allineamento delle basi dati, per valutare in modo accurato gli effetti di gettito e distributivi sui contribuenti”.
La revisione delle Commissioni censuarie è stata completata e il relativo decreto è in vigore dal 2014. “Nell’immediato, con la Legge di Stabilità 2016 – ricordava il Def 2016 - il Governo ha inteso privilegiare interventi in aree particolarmente critiche attinenti al processo di determinazione della rendita catastale degli immobili a destinazione produttiva e industriale (cd ‘imbullonati’, classificabili nei gruppi catastali D ed E). La misura, oltre a costituire un passo in avanti nel processo di revisione degli estimi delle categorie di fabbricati soggette a ‘stima diretta’, definisce un criterio univoco di individuazione delle tipologie di macchinari e impianti che non devono essere considerate ai fini del calcolo della rendita e consente la risoluzione di significative criticità tecnico-estimative nel processo di determinazione della rendita catastale dei fabbricati produttivi”.
“Proseguono comunque – concludeva il documento - le attività correnti e straordinarie legate all’accatastamento delle unità immobiliari negli archivi catastali e alla determinazione e accertamento della relativa rendita. Per gli immobili a destinazione residenziale, rimane infatti in vigore la possibilità di interventi mirati di revisione annuale del classamento delle unità immobiliari urbane, ossia la ‘revisione del classamento delle unità immobiliari private site in microzone comunali’ e l’aggiornamento del classamento catastale per intervenute variazioni edilizie’.