Secondo gli ultimi dati del Barometro Crif, coerentemente con il trend positivo andatosi consolidando nel corso del 2014, la domanda di mutui da parte delle famiglie fa registrare un segno più anche nel primo mese del 2015 con un +22,6% rispetto al corrispondente mese del 2013, che a sua volta aveva fatto segnare un incremento incoraggiante.
Pur con un rallentamento dopo il picco di dicembre, la crescita di gennaio dà continuità al trend rilevato negli ultimi tre mesi del 2014.
Malgrado la domanda di mutui si stia progressivamente consolidando, anche grazie al fenomeno delle surroghe stimolate dalle appetibili condizioni offerte sul mercato, è ancora pesante il ritardo rispetto agli anni precedenti.
Anche nel mese di gennaio l’importo medio richiesto continua a contrarsi, attestandosi a 125.918 Euro contro i 127.167 Euro del primo mese del 2014, ben lontani dagli oltre 138.500 euro dell’inizio del 2010. Dopo il picco minimo toccato nell’estate 2014, bisogna però sottolineare come da 5 mesi a questa parte si stia registrando una progressiva risalita verso valori medi più consistenti.
Nel complesso, la riduzione degli importi medi richiesti riflette sia la propensione delle famiglie verso soluzioni in cui il peso della rata incida il meno possibile sul reddito disponibile sia il calo dei prezzi immobiliari.
A conferma della cautela adottata dalle famiglie italiane in questa delicata fase del ciclo economico nel tentativo di ridurre al minimo l’incidenza del peso delle rate sul reddito disponibile, il Barometro CRIF rileva anche la preponderanza di richieste di mutui concentrate nelle classi di durata superiori ai 15 anni, che complessivamente assorbono il 69,4% del totale.
Osservando la domanda di mutui a gennaio 2015 in relazione all’età del richiedente, ancora una volta si osserva una maggior concentrazione nella classe di età compresa tra i 35 e i 44 anni (con il 36,3% del totale), sostanzialmente in linea con lo stesso periodo del 2014. Come prevedibile, complessivamente quasi 2/3 delle richieste sono state presentate da under 44.
Per rispondere ad una domanda di mutui che si è progressivamente irrobustita dopo il picco negativo coinciso con il biennio 2011-2012, negli ultimi mesi le aziende di credito hanno mostrato un’offerta più dinamica, anche grazie alla liquidità di cui oggi possono disporre”, spiega Simone Capecchi, Direttore Sales & Marketing di CRIF. “Al contempo, però, livelli di rischiosità che permangono elevati a partire dal giugno 2012, seppur in lieve contrazione nell’ultima rilevazione effettuata da CRIF, continuano a determinare un’offerta inevitabilmente selettiva.
DA TECNOCASA L'ANALISI DEL MUTUATARIO NEL SECONDO SEMESTRE 2014. Il Gruppo Tecnocasa ha elaborato un'analisi del mutuatario che verte sul secondo semestre del 2014 e prende in esame parametri quali finalità dell’operazione, tipologia, durata e importo medio di mutuo di tutti coloro i quali hanno sottoscritto un finanziamento ipotecario attraverso le agenzie a marchio Kìron ed Epicas.
Nel nostro Paese vengono finanziati principalmente cittadini italiani, infatti quasi nove mutui su dieci sono stati erogati a persone di origine italiana. Solo il 9% è rappresentato da cittadini di altri Paesi del Vecchio Continente e il 2,5% da immigrati extra-europei, ma entrambe le percentuali sono in aumento rispetto al secondo semestre 2013, seppur in modo molto lieve. Dai dati raccolti si evince che la maggior parte degli stranieri non europei proviene dall’America Centro-Meridionale, seguiti dagli asiatici e dagli africani.
Osservando la provenienza del mutuatario nell’ambito delle macroaree italiane e confrontando i risultati tra loro, si evince che gli istituti di credito tendono a finanziare i cittadini non italiani maggiormente nel Nord Italia.
L’età di chi ha sottoscritto un mutuo nel secondo semestre 2014 è mediamente 38,6 anni. L’analisi per fasce d’età mostra come sia la popolazione più giovane a fare un maggior ricorso al mutuo e, in generale, la percentuale decresce con l’aumentare dell’età. Gli under 35 rappresentano il 40%, mentre in poco più 35% dei casi il mutuatario ha un età media compresa tra 35 e 44 anni.
Le aree nelle quali si accede al finanziamento in età più avanzata sono tendenzialmente quelle centro-meridionali: nel Sud e nell’Italia Centrale si sfiorano i 40 anni, barriera superata tra Sicilia e Sardegna (40,2 anni). Nel Nord Italia, invece, si accede al mutuo in età relativamente più giovane, e comunque al di sotto della media nazionale: 38,3 anni nel Nord-Est, 38 anni nel Nord-Ovest.
Confrontando la classe d’età del mutuatario con la macroarea di riferimento, si nota come tutte seguano la tendenza nazionale. Fa eccezione solamente il Centro Italia, in cui la maggiore concentrazione si ha nella fascia compresa tra 35 e 44 anni (39,6%), mentre gli under 35 pesano per il 34,3%; nel Sud, invece, queste due classi hanno sostanzialmente la stessa incidenza (37%). Come evidenziato anche dall’età media, nelle regioni settentrionali è più elevata la percentuale degli under 35 (oltre il 42% nel Nord-Ovest e il 40% nel Nord-Est). Allo stesso modo, nell’Italia Insulare incidono più che a livello nazionale le fasce più mature della popolazione: i 45-54enni pesano per il 20,3%, i 55-64enni per il 9,1% e gli over 65 sono il doppio del dato nazionale (3% a fronte dell’1,2%).
Un ulteriore indice analizzato è quello relativo alla professione del mutuatario, da cui emerge che la sicurezza economica è tra gli elementi fondamentali richiesti dagli istituti di credito per erogare un finanziamento. Tale caratteristica identifica l’86,8% del campione, a fronte del 7% di chi ha un contratto di lavoro flessibile (tempo determinato o autonomo). L’83,5% è in possesso di un contratto di lavoro a tempo indeterminato, mentre i pensionati rappresentano il 3,3%.
La tendenza a finanziare redditi certi (dipendenti a tempo indeterminato e pensionati) è superiore alla media nazionale nelle regioni del Nord, dove arriva quasi al 90%. Il Centro Italia si caratterizza per una quota di finanziamento a lavoratori autonomi più alta tra tutte le macroaree (5,6%). Nelle Isole, invece, si riscontra la minor incidenza di dipendenti a tempo indeterminato (78,6%) e la maggiore percentuale di pensionati (5,1%).