Rating abbassato, spread in aumento e quantitiative easing che perde vigore: questi nell’analisi di Mutui.it e Facile.it i motivi per cui, nel 2017, i mutui italiani saranno più costosi.
Tuttavia potrebbe non essere il momento giusto per correre in banca a surrogare il proprio finanziamento a tasso variabile in favore di uno a tasso fisso.
“Difficilmente – spiega un articolo di Floriana Liuni - anche il 2017 replicherà le performance, soprattutto ma non solo, dal punto di vista dei tassi. A diminuire tale possibilità c’è la decisione presa dall’agenzia canadese Dbrs di abbassare il rating dell’Italia da A a BBB, il che renderà più costoso per il nostro Paese chiedere prestiti emettendo obbligazioni, e impatterà quindi sui tassi di interesse applicati dalle banche ai prodotti finanziari, dal momento che gli istituti di credito dovranno affrontare costi più alti per i propri prestiti, e in qualche modo li dovranno recuperare. Il che si aggiunge al fatto che già da gennaio i mutui si preparavano, in vista di un possibile rialzo futuro del costo del denaro, ad aumentare gli spread applicati sui mutui. Se quindi può non essere il momento di correre senz’altro a sostituire il proprio mutuo a tasso variabile con uno a tasso fisso, certo è che la convenienza del tasso variabile sta per esaurirsi, e del resto il tasso fisso da tempo è la scelta preferita dagli italiani. Anche se bisogna notare che il tasso Eurirs a 10 anni, cui sono agganciati i mutui a tasso fisso, ha registrato un aumento di circa 40 punti a partire da luglio, in seguito alla riduzione della portata del quantitative easing, ovvero dell’acquisto di titoli di Stato da parte della Bce. Il che vuol dire che un mutuo ventennale a tasso fisso è passato da un tasso dello 0,70% circa ad oltre l’1,25%, che tradotto significa un costo di 30/40 euro in più al mese per la rata.
Ad ogni modo, qualunque sia il tasso scelto, dallo scorso novembre sono in vigore le nuove tutele per i mutuatari, introdotte dalla direttiva europea 2014/17/Ue, recepita dal decreto legge 72/2016 che rende obbligatoria per le banche una comunicazione trasparente, soprattutto sui costi effettivi di mutui e polizze annesse, come anche il dare ai clienti la possibilità di confrontare le offerte presenti sul mercato prima di accendere il finanziamento. Ogni decisione dovrà essere presa previa lettura del cosiddetto Prospetto Informativo Europeo Standardizzato, che dovrà contenere tutte le informazioni esplicative sulle caratteristiche del mutuo, utili per il confronto oggettivo con altri emittenti.
Inoltre, con il nuovo decreto si sono stabilite definitivamente le regole per il pignoramento della casa da parte della banca in caso di insolvenza. Se infatti da un lato il Fondo Garanzia dello Stato permette di sospendere il pagamento delle rate fino ad un massimo di 18 mensilità, il pignoramento potrà scattare dopo il mancato pagamento di 18 rate, e senza procedura giudiziaria. Ciò tuttavia avverrà in automatico solo ed esclusivamente se questa clausola, detta anti insolvenza, verrà espressamente indicata e firmata nel contratto di mutuo.”