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Napoli: al via la riqualificazione di Scampia con la demolizione della Vela A

Il progetto, firmato da Servizi Integrati e 3TI Progetti, prevede la fine della demolizione entro 180 giorni

lunedì 27 maggio 2019 - Redazione Build News

SCAMPIA 1

Tra 180 giorni la Vela A di Scampia, ribattezzata Vela Verde, non ci sarà più. Le ruspe hanno fatto il loro ingresso in una delle aree urbane degradate più note d’Italia per allestire il cantiere che demolirà pezzo dopo pezzo il primo dei quattro palazzoni rimasti, dopo che tra gli anni 1995 e 2003 altre tre vele erano state buttate giù.

Si inizierà con l’operazione di bonifica dei rifiuti speciali che verranno portati in discarica per poi continuare con la “demolizione controllata” ossia con l’abbattimento progressivo, dall’alto verso il basso, realizzato mediante l’utilizzo di mezzi meccanici.

La Direzione dei lavori è affidata all’ing. Nicola Salzano de Luna, direttore tecnico della società Servizi Integrati, che insieme a 3TI Progetti Italia è anche autore della progettazione esecutiva e responsabile del coordinamento della sicurezza in fase di esecuzione.

Il progetto complessivo prevede l’abbattimento anche della Vela C (Gialla) e della Vela D (Rossa), mentre la Vela B (Celeste), grazie a un profondo restyling, sarà trasformata dapprima in alloggi residenziali e successivamente rifunzionalizzata come sede della Città metropolitana.

Il progetto di Servizi Integrati e 3TI Progetti rappresenta il primo tassello di un programma più ampio – denominato Restart Scampia e finanziato con 27 milioni di euro, in parte fondi Pon stanziati dall’Unione europea – che ha come obiettivo la riqualificazione dell'intero territorio periferico di Scampia e prevede la realizzazione del polo della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università Federico II, insediamenti per la produzione di beni e servizi, strutture commerciali, culturali, per il tempo libero e lo spettacolo, e nuova edilizia residenziale sociale, dove trasferire gli abitanti degli edifici già demoliti e da demolire.

LA BONIFICA. Il cantiere per l’abbattimento della Vela A si è appena aperto e i lavori di demolizione partiranno a breve, una volta che sarà completata la bonifica dai rifiuti speciali dell’area circostante. Innanzitutto dall’amianto, che all’epoca della costruzione non era vietato ed è stato usato per i parapetti delle balconate delle cucine che affacciano all’interno e per quelli delle scale che accedono dalla passerella. A seguire si procederà allo strip-out, ossia la rimozione dalla struttura di tutti i materiali legnosi, la plastica, l’alluminio, il ferro.

Con l’inizio del cantiere per l’abbattimento della Vela verde è la città di Napoli che vince. Queste sì che sono le ruspe che ci piacciono — ha commentato in occasione dell’avvio del cantiere il sindaco della città Luigi De Magistris.

IL PROGETTO DI DEMOLIZIONE. L’attività di demolizione vera e propria inizierà a luglio, e sarà seguita dalla separazione tra il materiale ferroso e gli inerti. La predisposizione di un frantoio alla base dell’edificio permetterà di frantumare la materia cosiddetta prima-seconda che poi sarà reimpiegata per colmare i due livelli interrati esistenti sotto la Vela e realizzare nell’area di sedime un grosso piazzale da dedicare ad attività varie. Entro dicembre la Vela Verde non ci sarà più.

Questa Vela è la struttura più piccola delle quattro presenti nel lotto (circa 49.600 mq), ed è collocata sul lato Ovest dell’area, sviluppandosi in verticale con un impianto ad H su 16 livelli fuori terra, con una parte centrale di collegamento tra i quattro blocchi longitudinali disposti su due allineamenti paralleli, a pianta digradante in altezza.

I due allineamenti paralleli lasciano libera un’intercapedine, che costituisce quasi una sorta di cortile aperto di larghezza pari a circa 8.80 metri. Il collegamento tra i corpi paralleli è assicurato da passerelle in calcestruzzo sostenute da una struttura metallica, ogni due interpiani, a quota intermedia rispetto a quella dell’ingresso degli alloggi.

Ciascun blocco è costituito per i primi due livelli da strutture intelaiate in cemento armato destinate a piani cantinati o porticati di servizio; gli elementi verticali sono costituiti da setti in c.a. di lunghezza 1.50 metri e spessore 30 cm, mentre gli orizzontamenti sono costituiti da solette in c.a. di spessore pari a 30 cm. I piani superiori, che ospitano gli alloggi, presentano un sistema modulare di cellule in cemento armato delle dimensioni di metri 3.60 x 3, con una profondità di circa 9 metri; gli elementi verticali sono costituiti da pareti di spessore 15~18 cm, mentre gli orizzontamenti sono costituiti da solette in c.a. di spessore pari a 13 cm.

Per la sua struttura alveolare e non fatta di pilastri e travi, l’abbattimento non avverrà per implosione attraverso l’utilizzo di esplosivi, bensì utilizzando la tecnica della demolizione meccanica top-down mediante escavatori cingolati allestiti con pinza oleodinamica dotati di braccio HRD (high reach demolition). Se in passato non esistevano macchinari che avessero uno sbraccio in grado di “aggredire” edifici alti circa 50 metri come le Vele, oggi invece sono presenti sul mercato pinze demolitrici con queste altezze di sbraccio, tra l’altro mai utilizzate a Napoli. Viste le sue caratteristiche, infatti, la Vela non può essere abbattuta con gli esplosivi perché si sarebbe adagiata su uno dei due lati e, una volta a terra, si sarebbe dovuto in ogni caso procedere con la frantumazione.

L’abbattimento e la demolizione interesserà la struttura in elevazione della Vela A fino all’estradosso della pavimentazione controterra del livello più basso, che sarà escluso dalla demolizione insieme alle opere di fondazione. La stessa procedura sarà utilizzata in futuro anche per le Vele C e D.

Il progetto ha puntato sulla ricerca delle migliori soluzioni progettuali che, coniugate con opportune scelte tecniche e tecnologiche, permettono un innalzamento generalizzato della qualità della vita delle persone che abiteranno, seppur per un periodo transitorio, nell’area d’intervento, senza trascurare gli aspetti di flessibilità necessari alla futura utilizzazione pubblica dell'edificio che va conservato.

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