Un edificio sfaccettato, che cambia aspetto in base a dove lo si osserva. Visto dal fiume Hudson assomiglia a una nave sospesa, osservato da est appare come un agglomerato di pezzi geometrici con grandi vetrate e vette metalliche, mentre la facciata nord è quella tipica di un edificio industriale, rivestito di acciaio e con tubi e scale metalliche in bella vista. Aprirà ufficialmente le porte il primo maggio il 'nuovo'
Whitney Museum di New York. Nuova veste e nuova sede, stesso nome e stesso contenuto per uno dei più famosi musei di arte moderna e contemporanea americana. Un progetto, realizzato dal 'nostro' Renzo Piano, che giunge al termine dopo molte polemiche e alcune false partenze nella zona adiacente al 'vecchio' museo, il prestigioso edificio progettato nel 1966 dall'architetto Marcel Breurer nell'Upper West Side. E che avrebbe dovuto essere, almeno in parte, demolito per poterne consentire l'ampliamento che la struttura necessitava.
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Da qui, la decisione di cambiare location- scelta anche questa non condivisa da tutti- perché il Lower Chelsea nel distretto di Meatpacking, così chiamato per i numerosi ex stabilimenti di lavorazione della carne presenti nel quartiere, è un'area periferica. E sebbene vi si sia investito molto negli ultimi anni in termini di rigenerazione urbana- con la suggestiva High Line a fare da simbolo della 'rinascita'- rimane comunque un'altra cosa rispetto al ricco e borghese quartiere che costeggia il Central Park.
Una struttura che dialoga con la città
E, ironia della sorte, è proprio il contatto con il quartiere, con gli spazi circostanti e, allargando la visuale, con Manhattan tutta, che l'ultima creatura dell'archistar genovese enfatizza. Ribaltando di fatti l'antica concezione dei musei, dove tutto ciò che c'è da vedere è dentro. In questo caso non è così e la nuova struttura, nove piani di imponenza e irregolarità geometrica, sembra comunicare con la città già a partire dalla propria struttura architettonica. Con le grandi pareti di vetro del piano terra che lasciano che lo sguardo possa spaziare sulle strade, fino al parco adiacente e al Waterfront. Con l'enorme atrio d’ingresso tutto vetrato che invita l’interazione con l’esterno e che infatti Piano ha definito “una piazza, un largo”. Con un gioco di scale, terrazze e zone espositive all'aperte.
Interni minimal
A vederlo così, del vecchio e austero Whitney Museum sembra non essere rimasto nulla, ma non è proprio così. Come lo stesso Piano ha ribadito, la semplicità spartana del predecessore sta nel design e nei materiali degli interni: pavimenti con lunghi assi in legno, sale espositive ampie e pressoché prive di colonne, una struttura centrale che combina il banco ascensori e la scala interna di cemento.
Il primo museo Leed della Grande Mela
Il nuovo Whitney, costato 422mln di dollari, è, dal punto di vista ambientale, il primo museo d'arte di New York che otterrà la certificazione Leed. Fra le scelte più sostebili, un tetto verde, luci led per gli interni (scelta innovativa per un museo), un grande serbatoio idrico, il 20% dei materiali di costruzione riciclati, oltre ai benefici dettati dall'illuminaziona naturale favorita dalle grandi vetrate.