Le proposte di revisione contenute nella bozza NTC 2015 sono “lesive della professione del diagnosta strutturale, nonché fortemente limitanti della libertà professionale e dei principi di libera concorrenza, oltre che - comunque - contraddittorie ed illogiche”.
È il parere dell’Associazione scientifico culturale MASTER (“Materials and Structures, Testing and Research”), che ha formulato e inviato al CSLLPP alcune osservazioni all’ultima “Bozza di revisione delle Norme Tecniche per le costruzioni”, recentemente resa pubblica e di cui al parere del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici n. 53/2012, espresso nell’Adunanza dell’Assemblea Generale del 14 novembre 2014.
PROVE NON DISTRUTTIVE SULLE STRUTTURE. Nella succitata Bozza vengono introdotti alcuni commi integrativi del testo licenziato nella previgente stesura del 2008, proprio con riferimento alle prove non distruttive sulle strutture, i quali, secondo l'Associazione oltre a costituire un “passo indietro” rispetto alla prima versione (che aveva finalmente introdotto il concetto dei “Livelli di conoscenza”, LC, dando il via ad una nuova stagione della diagnostica), sembrano attribuire ai Laboratori prove e materiali (di cui all’art. 59 D.P.R. n. 380/2001) l’appannaggio - esclusivo - dell’effettuazione di tali metodi di indagine.
Secondo MASTER “la revisione delle NTC in circolazione, per quanto riguarda l’ambito dei controlli sul costruito e sui materiali, comporterà, in sede applicativa, una limitazione della presenza sul mercato delle figure dei professionisti specializzati in diagnostica strutturale, con conseguente violazione del basilare principio - di matrice comunitaria prima ancora che di legislazione “nazionale” - della libera concorrenza.
Difatti, l’approvazione dei §§ di cui antea, creando una vera e propria “privativa” in capo ai Lavoratori ed al personale degli stessi, renderebbe impossibile l’affidamento di incarichi di diagnostica strutturale a soggetti privati (liberi professionisti qualificati e certificati).
Tale scenario, come sia consentito, e - proprio - in forza delle palesi “distorsioni” e “lacune” sopra evidenziate, è talmente oggettivo da ingenerare il dubbio che esso possa costituire un vero e proprio “obiettivo” della proposta riforma, ovvero i frutto di una ben precisa volontà del Legislatore tecnico, piuttosto che di una - probabile - sottovalutazione della portata delle novità in discussione. Non si spiega, diversamente, il perché si senta l’esigenza di precisare che una comune azione di campionamento di materiale debba essere eseguita da un laboratorio autorizzato (che invece dovrebbero eseguire secondo la norma prove in laboratorio e non in situ) mentre operazioni ben più complesse, quali le tecniche di indagine non distruttive, non vengono regolate. In tal modo un qualunque operatore, purché dipendente di un laboratorio, può campionare in situ un elemento strutturale, ma la stessa operazione sarebbe preclusa ad un esperto di diagnostica strutturale.
Appare stridente, a tale riguardo, cosa accade, sempre nell’ambito dei controlli sulle strutture civili, quando ci si riferisce ai controlli in situ sull’acciaio. In tale ipotesi, la norma, anche nell’edizione del 2015, indica che i controlli non distruttivi sulle saldature devono esse eseguiti da personale certificato ai sensi della UNI EN ISO 9712, limitandosi ad aggiornare il riferimento alla norma di certificazione del personale alla UNI EN ISO 9712 (cfr., § 11.3.4.5). Non si coglie la ratio della differenza di disciplina imposta a seconda dei materiali, ovvero il motivo per il quale l’acciaio da carpenteria debba restare soggetto (giustamente) ai controlli non distruttivi delle saldature con l’utilizzo di personale certificato mentre ciò - come visto - non viene confermato anche per i controlli non distruttivi sul calcestruzzo e sulla muratura.
Oltre alla discrasia, anche la “beffa”: come visto, infatti, la “bozza” 2015, non recependo il principio dell'estensione della qualifica del personale per i controlli non distruttivi sul calcestruzzo (e sull'edilizia storica), impedisce agli esperti di diagnostica (la stragrande maggioranza dei quali certificati secondo i livelli di qualifica previsti dalla UNI EN ISO 9712), di lavorare nel campo dei controlli non distruttivi sul calcestruzzo, in quanto attribuisce tale facoltà solo ai soggetti, non qualificati per i controlli di processi in situ, bensì autorizzati (in quanto costituenti “personale”) per i controlli di laboratorio, come esecutori finanche delle operazioni di campionamento del materiale.
Valga fare rilevare, infine, come tale “impostazione” sia contraddittoria anche con riguardo alle effettive esigenze di monitoraggio strutturale, specie degli stessi Enti Pubblici, i quali – come notorio - debbono procedere alla verifica, specie in termini di sicurezza, del cospicuo patrimonio immobiliare, con riguardo - primariamente - ai c.d. edifici “strategici” che servono la collettività in determinati settori “sensibili” (scuole, caserme, ospedali, sedi di uffici, ecc.).
Non a caso, lo stesso MIUR, in un recente bando di gara dedicato - appunto - alla sicurezza delle scuole, ha indirizzato gli enti locali verso la diagnostica non distruttiva dei solai, per individuare in via predittiva problemi di sfondellamento dei solai, indicando - proprio - numerose tecniche di controllo non distruttivo.
Ciò conferma come non solo il “mercato”, non solo la “comune sensibilità”, ma la stessa Pubblica Amministrazione, hanno - già - aperto le porte alla diagnostica del costruito, riconoscendole una funzione fondamentale ai fini del raggiungimento delle finalità pubbliche espresse, in primis, dal D.P.R. n. 380/2001 e pure dalle stesse NTC”.
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