È entrato in vigore lo scorso 7 novembre il decreto 11 ottobre 2017 del Ministero dell'ambiente recante “Criteri ambientali minimi per l'affidamento di servizi di progettazione e lavori per la nuova costruzione, ristrutturazione e manutenzione di edifici pubblici.”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.259 del 6 novembre 2017.
Riportiamo in proposito l'analisi di FederlegnoArredo.
“Dopo un lungo lavoro di concertazione tra la struttura della Federazione, ANIT e CAGEMA e il Ministero dell’Ambiente, finalmente il correttivo degli Criteri Ambientali Minimi viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
A tal proposito si ricorda che il nuovo Codice degli Appalti ha introdotto, di fatto, l’obbligo per le stazioni appaltanti di applicare i criteri ambientali minimi così come evidenziato nell’ Art 34. recante «Criteri di sostenibilità energetica e ambientale» che stabilisce l'introduzione obbligatoria nei documenti progettuali e di gara dei criteri ambientali minimi e che ne disciplina le relative modalità, anche a seconda delle differenti categorie di appalto. I criteri sono inseriti all’interno del D.M. 11 Gennaio 2017.
Tra i Criteri Ambientali Minimi disposti dal DM 11.01.2017, compare per la prima volta per i progetti degli interventi di nuova costruzione (inclusi gli interventi di demolizione e ricostruzione e quelli di ampliamento di edifici esistenti) la capacità termica areica interna periodica (Cip). Tale parametro doveva avere un valore di almeno 40kJ/m2K.
Implicitamente significava privilegiare le soluzioni che presentavano una certa massa sul lato interno dell’edificio, penalizzando di fatto le costruzioni a secco quali ad es. le strutture in legno.
Con il correttivo disposto dal Ministero Ambiente del 11 Ottobre 2017 al valore di capacità termica areica periodica viene affiancato in alternativa il parametro della temperatura operante che – pur soddisfacendo le richieste di comfort estivo – definisce per qualsiasi struttura e in senso prestazionale le caratteristiche del pacchetto costruttivo senza per questo dover puntare su edifici “massivi”.
Si tratta – quello condotto da FLA e dalle altre associazione - di un lungo lavoro di affiancamento alle istituzioni che ha visto la presentazione di numerosi paper e analisi di dati a cui anche gli istituti Passivhaus Italia e Active house hanno partecipato perché si ottenesse questo risultato.
FLA terrà monitorata la situazione dedicata ai CAM cercando progressivamente di allineare il testo legislativo a quelli che saranno lo status della ricerca e innovazione nel campo del benessere abitativo.”
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