Prevedere bonus fiscali e cambi di destinazione d’uso per imprese e enti locali che intendono completare le opere; istituire un tavolo di lavoro per valutare quali opere completare; istituire un fondo annuale per le incompiute; incentivare le amministrazioni che inseriscono come priorità dei loro interventi il completamento delle opere incompiute.
Sono queste le proposte lanciate dal vice ministro alle Infrastrutture Riccardo Nencini nel corso della Tavola rotonda del Convegno "Opere incompiute: quale futuro? - Nuove esigenze e opportunità per il Paese", organizzato oggi a Roma presso la "Vela di Calatrava" dal Ministero delle infrastrutture, da Itaca e dalla Conferenza Stato-Regioni.
QUASI 700 OPERE RIMASTE INCOMPIUTE. Nencini ha ricordato che il monitoraggio delle opere incompiute ha portato a rilevare 693 interventi per i quali erano stati stanziati 3,5 miliardi e che oggi necessitano di 2,3 miliardi per portarli a compimento.
ZAMBRANO CNI: LA RPOGETTAZIONE DEVE STARE ALLA BASE. E' il presidente del Consigno Nazionele degli Ingegneri, Armando Zambrano che cerca di dare una motivazione alle cause dfi tali ritardi. “La progettazione – ha chiarito Zambrano – è stata completamente emarginata. Addirittura è stata portata in house all’interno della Pubblica Amministrazione nell’ipocrita convinzione che un 2% di incentivo possa consentire di realizzare quello che in altri paesi assorbe il 10, il 20 o addirittura il 30% del costo.“A ognuno la sua parte – ha aggiunto il Presidente del CNI. La Pubblica Amministrazione deve fare una buona programmazione e garantire l’attività di controllo. Progettisti e tecnici, da parte loro, devono lavorare all’interno di un quadro che sia però costituito da nuove regole. Mi sono spesso chiesto come mai in Trentino non ci siano opere incompiute. Approfondendo la questione mi sono reso conto che ciò accade perché lì la normativa è diversa: più semplice e flessibile”. “Le regole vanno cambiate – ha insistito Zambrano. Oggi, ad esempio, assistiamo alla degenerazione del concetto del massimo ribasso sulla progettazione. Si toccano punte del 60-70% di ribasso. Il nostro Centro Studi addirittura ha segnalato un bando nel quale si proponeva di compensare la progettazione attraverso la pubblicità sui cartelloni. Siamo arrivati all’assurdo”.
LOTTI (OICE): RIPROGRAMMARE LE INCOMPIUTE FAVORENDO IL PROJECT FINANCE E RIDARE DIGNITÀ AL PROGETTO E AL PROGETTISTA. Nel suo intervento Patrizia Lotti, presidente dell’OICE, l’Associazione delle società di ingegneria aderente a Confindustria, dopo aver espresso apprezzamento per il lavoro condotto dal Ministero delle infrastrutture sul censimento delle incompiute, ha sottolineato come sia “fondamentale riprogrammare laddove possibile le incompiute favorendo il riutilizzo dell'opera sia attraverso interventi del settore privato in project finance, sia attraverso i mutamenti di destinazione d'uso, ma altrettanto fondamentale è porre attenzione alla programmazione che deve essere più accorta e dettagliata, al fine di evitare spreco di risorse pubbliche”.
Anche nell’ottica del disegno di legge delega sugli appalti, all’esame del Parlamento, Patrizia Lotti ha affermato che “bisogna porre fine alla vessazione del progettista e del progetto e ridare dignità alla fase progettuale; è poi necessaria più trasparenza e qualità negli affidamenti, superando la logica dei ribassi nelle gare di servizi di ingegneria e architettura ed elevando la qualità di chi deve scegliere l'affidatario del contratto, che deve essere qualificato professionalmente e competente, così come del progettista che deve svolgere il suo lavoro nei tempi giusti e con corrispettivi adeguati”.
FREYRIE (ARCHITETTI): DESTINARE AL RIUSO LE OPERE INCOMPIUTE. Al convegno è intervenuto anche il presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, Leopoldo Freyrie. “Ci auguriamo che il nuovo Codice degli appalti eviti gli errori che hanno consentito lo svilupparsi del fenomeno - tipicamente italiano - delle opere pubbliche incompiute. La strada da percorrere è quella del ricorso alle procedure concorsuali, le sole che possono garantire architetture di qualità; della condivisione dei progetti con le comunità; di una seria programmazione che metta a sistema le potenzialità economiche e le risorse disponibili. Tutto ciò potrà evitare scelte che scelte politiche sbagliate, troppo spesso dettate dai favoritismi, provochino ritardi e contenziosi, accrescendo sprechi di risorse sul piano ambientale, economico e sociale”.
Secondo il presidente degli architetti italiani “ora serve aprire una stagione nuova, una stagione di interventi di qualità, selezionati attraverso concorsi di progettazione e che abbiamo come obiettivo quello della riduzione progressiva del suolo consumato, per arrivare a zero nei prossimi trenta anni. Il destino delle opere incompiute - a meno che non siano così importanti da dover essere concluse o degli eco-mostri da dover essere abbattuti - sta nel loro riuso e nella loro trasformazione”.
“Un esempio - conclude Freyrie - è sotto gli occhi di tutti: il recente progetto di trasformazione in area green e in una piazza del viadotto dei Presidenti al Nuovo Salario a Roma, uno degli interventi proposti dal gruppo di giovani architetti 'G124' di Renzo Piano per rammendare le periferie delle nostre città”.
I lavori sono stati chiusi dall'avv. Bernadette Veca, Direttore direzione regolazione del MIT, che ha espresso la volontà del Ministero di avviare una proposta normativa di urgenza per risolvere i problemi derivanti dal completamento delle opere.