L’emergere delle attitudini collaborative e degli stili di vita che abbracciano i principi della sostenibilità – ambientale, economica e sociale – sta modificando le abitudini e i comportamenti delle persone rispetto a molti ambiti, quali il consumo, il lavoro e la casa. I valori della Sharing Economy si traducono non solo in servizi innovativi ma anche in spazi e edifici di nuova concezione che offrono esperienze di vita e di lavoro condivise.
L’Osservatorio MADE expo fa il punto sui nuovi modi di vivere attraverso la voce di esperti e progetti globali e dà appuntamento a MADE expo in fiera a Milano Rho - dall’8 all’11 marzo 2017 - per confronti, approfondimenti e dibattiti, aprendo una vetrina di novità e innovazioni di respiro internazionale.
Quello che sta trainando il co-living e il movimento di condivisione dello spazio abitativo è il desiderio dei giovani professionisti di vivere in una community con altri creativi e innovatori, in un mondo fatto di condivisioni e di collaborazioni, senza frontiere di spazio e tempo. (Ryan Fix, fondatore del co-living Pure House di New York)
L’edilizia sta attraversando grandi processi di trasformazione, passando dall’housing ai nuovi sistemi di sharing abitativo in atto nelle città contemporanee, in Italia e più in generale in Europa. Un trend che ha subìto una profonda accelerazione a partire dalla metà degli anni ‘90, segnando il passaggio culturale dalla fase della costruzione di case con forte consumo di territorio a quella che sancisce una nuova coscienza dell’abitare contemporaneo.
CO-WORKING. Il concetto di co-working - che sta evolvendo in co-living - è l’espressione di una generazione di professionisti, creativi e free-lance dalle carriere globali, che sta spostando in avanti il momento della creazione di una famiglia e che è più propensa all’accesso a beni e servizi che al loro possesso. La vita di queste persone è improntata alla flessibilità, alla ricerca di un bilanciamento diverso tra attività lavorative e ricreative e, soprattutto, a un rinnovato desiderio di comunità, apertura e scambio.
È in risposta a questa domanda che privati, costruttori e sviluppatori hanno cominciato a investire nella progettazione di complessi multifunzionali o nella riqualificazione di quelli esistenti, caratterizzati da una commistione di spazi pubblici e privati e da un modello gestionale più agile, che prevede contratti di affitto brevi e flessibili e tariffe forfettarie che comprendono anche le utenze, le pulizie, i servizi e le attività comuni.
Queste nuove tipologie di edifici dall’anima “ibrida” mettono al centro dell’attività progettuale i bisogni e il benessere della comunità e sono pensate per gruppi di persone socialmente consapevoli che condividono pratiche e valori comuni quali la volontà di perseguire una qualità della vita basata sui concetti di eco-compatibilità e cooperazione.
RICONVERSIONE DELL’AREA DELL’EX FUNAN DIGITALIFE MALL DI SINGAPORE. La riconversione dell’area dell’ex Funan DigitaLife Mall di Singapore, ad esempio, parte proprio da questi presupposti per offrire un’esperienza a tutto tondo agli adepti del green lifestyle. Il complesso, progettato dalla company internazionale Woods Bagot, include negozi, ristoranti, residenze, uffici, cinema, una fattoria urbana e attrezzature sportive. È stato disegnato per promuovere un’idea di mobilità urbana sostenibile e abitudini di vita salutari. L’intera costruzione è infatti strutturata a misura di ciclisti, sia in termini di accessibilità e fruizione degli spazi, sia in termini di servizi dedicati.
A questo scopo il piano terra dell’edificio si configura come un vero e proprio snodo all’interno della rete urbana di piste ciclabili che favorisce l’ingresso e l’uscita dai suoi spazi attraverso rampe di raccordo e offre ristoro e supporto ai ciclisti con uno bike shop e un bike cafè dotati di officine, armadietti e docce.
Il basamento diventa, così, una sorta di streetscape poroso costantemente connesso con il quartiere e lo spazio urbano.
La visione dei progettisti è quella di creare un ambiente fertile in cui gli abitanti possano coltivare le proprie passioni e i propri interessi. Più che una semplice costruzione, infatti, il complesso potrebbe essere definito un passion cluster, un incubatore in cui l’organizzazione degli spazi incoraggia la condivisione e la liberazione di energie creative e in cui i retailer, ad esempio, possono proporre prodotti e concept innovativi in negozi concepiti come laboratori di sperimentazione. Il fine ultimo è quello di creare una comunità produttiva che si riconosce e si aggrega intorno a inclinazioni e stili di vita identitari, di cui l’architettura diventa il catalizzatore e, allo stesso tempo, il manifesto estetico e progettuale.
DEVELOPER CYKELHUSET OHBOY A MALMO. Quello di Singapore non è un esempio isolato, a testimonianza di quanto la bicicletta sia diventata centrale per i nuovi modi di vivere all’insegna dell’eco-consciousness. A Malmo, in Svezia, lo studio Hauschild + Siegel sta realizzando per il developer Cykelhuset Ohboy un edificio residenziale progettato a partire dalle esigenze di abitanti che non posseggono l’automobile e scelgono le due ruote per spostarsi in città.
I garage per le auto sono assenti. Gli spazi di passaggio, le aperture e gli ascensori hanno dimensioni maggiori. Questo consente di manovrare comodamente sia le biciclette sia le cargo bike, modello molto diffuso nei paesi del Nord-Europa.