“Le proposte della Commissione Ue, presentate oggi con il cosiddetto Pacchetto di inverno, non consentono all’Europa di accelerare la transizione verso un sistema energetico libero da fossili entro il 2050 e sono in piena contraddizione con gli impegni assunti a Parigi e ribaditi solo pochi giorni fa a Marrakech. Per poter contenere l’aumento della temperatura globale entro 1.5°C, secondo quanto previsto dall’Accordo di Parigi, serve un cambio di rotta per stare al passo con il resto del mondo accompagnato da obiettivi climatici ed energetici europei più ambiziosi, a partire da rinnovabili ed efficienza energetica, insieme a efficaci misure attuative a livello nazionale per dare fiducia a cittadini ed imprese sempre più interessati a investire nelle rinnovabili e nell’efficienza energetica”. Così Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, commenta il maxi-pacchetto d’inverno varato ieri dalla Commissione Europea – LEGGI TUTTO - che include otto proposte legislative con le quali si intende riformare la politica energetica europea. Il testo passerà ora al Parlamento europeo e ai governi nazionali.
Il pacchetto varato non convince Legambiente. L’aumento dal 27 al 30 percento dell’obiettivo proposto dalla Commissione per l’efficienza energetica è un primo insufficiente passo nella giusta direzione. Come anche il riconoscimento dell’importanza delle “comunità energetiche” e del ruolo dei “prosumers”. Per le rinnovabili, invece, la Commissione fissa il target comunitario ad appena il 27%. Obiettivo fortemente inadeguato, se si tiene conto che il suo trend attuale è del 24%. Ma soprattutto secondo Legambiente viene eliminata la priorità di dispacciamento delle rinnovabili (ad eccezione dei piccoli impianti), architrave dell’attuale politica europea che consente la priorità di accesso alla rete rispetto all’elettricità prodotta da fonte fossili, consentendone di fatto un loro rilancio. Proprio quando la transizione globale verso un sistema energetico efficiente e 100% rinnovabile sta vivendo una forte accelerazione.
L’Europa - aggiunge Zanchini - rischia così di perdere il treno verso il futuro, rinunciando a tutti quei benefici che l’abbandono delle fonti fossili può portare alla nostra economia, all’occupazione e alla salute dei cittadini. Non sono più ammessi ritardi, serve dunque un segnale forte. È in gioco lo sviluppo di un’economia libera finalmente dalle fonti fossili. La sola in grado di farci vincere la triplice sfida climatica, economica e sociale, creando nuove opportunità per l’occupazione e la competitività delle imprese europee. Una sfida che l’Europa e l’Italia non possono fallire.
“Molti governi hanno compreso che le fonti fossili non hanno futuro. A Marrakech, con uno storico impegno, 48 paesi in via di sviluppo, raggruppati nel Climate Vulnerable Forum, si sono impegnati a raggiungere il 100% di rinnovabili entro il 2050. La Commissione, invece, con queste proposte fortemente inadeguate – afferma Legambiente - “strizza” ancora l’occhio ad alcuni governi che continuano a guardare al passato offrendo un salvagente ai dinosauri delle fonti fossili. E mentre nel resto del mondo gli investimenti nelle rinnovabili sono triplicati nel corso degli ultimi 10 anni, in Europa si sono ridotti per quattro anni di fila. Con queste proposte, l’Europa rischia di perdere la storica opportunità di invertire questo trend ed essere a capo della rivoluzione energetica dei prossimi anni, divenendo “numero uno al mondo” nelle rinnovabili, come promesso dal Presidente della Commissione Juncker al momento del suo insediamento.”
COORDINAMENTO FREE: PER RINNOVABILI REGOLE PUNITIVE SU DISPACCIAMENTO E PER EFFICIENZA STANDARD INSUFFICIENTI. “Oggi è il black wednesday delle rinnovabili e dell’efficienza energetica in Europa”, commenta il Coordinamento Free – Fonti rinnovabili ed efficienza energetica, che raggruppa circa trenta associazioni del settore.
“L’Unione europea infatti ha deciso di dare un colpo violento alla diffusione delle energie pulite, togliendo a queste ultime la priorità di dispacciamento nelle reti elettriche. Una discriminazione che si aggiunge ad una mole di regole, oneri, e ostacoli che non aiutano la diffusione delle rinnovabili nel Vecchio Continente. L’Europa, a parole, dice di voler essere protagonista dell’abbattimento delle emissioni di gas serra come previsto da COP22 e dagli accordi di Parigi e, invece, alla prima occasione si dimostra in contrasto con queste premesse. Una decisione non solo contraddittoria, ma anche dannosa per il settore delle rinnovabili che a buon diritto è un settore industriale che produce know how e garantisce un numero di occupati sempre in crescita. Senza considerare che la scelta prevista dall’Europa renderà difficile, se non impossibile, l’entrata in funzione di nuovi impianti a biomasse che hanno per loro natura un costo marginale elevato.”
Sul versante dell’efficienza energetica “innalzare l’obiettivo dal 27 al 30% è una buona iniziativa, del tutto insufficiente però. Non possiamo più aspettare sul versante della trasformazione del paradigma energetico, sia nei consumi che nella produzione”.
AICARR: SU EFFICIENZA EUROPA NON E' CORAGGIOSA. "Alzare il target dell'efficienza energetica dal 27 al 30% può essere una buona notizia, ma è del tutto insufficiente per dare una vera spinta ambientale ed economica al settore”, commenta Livio de Santoli, presidente di Aicarr - Associazione italiana condizionamento dell'aria riscaldamento e refrigerazione. “Bisogna che l'Europa metta in campo una programmazione a lungo termine seria e coerente con al centro una decarbonizzazione completa, nel lungo termine. L'Europa non si mostra all'altezza della situazione, se non pretende anche questo dagli Stati membri. L'unico target che al momento risulta non soddisfare gli obiettivi al 2020 in Europa – osserva de Santoli - è l'efficienza energetica, occorre cambiare marcia che non solo significa cambiare modello energetico, ma anche modello finanziario e sociale".
Leggi anche: “Energia efficiente e pulita, Bruxelles presenta un pacchetto di misure”