Nel 2015 il numero di società protestate ha toccato un minimo, diminuendo al di sotto dei livelli pre-crisi, e i tempi medi di liquidazione delle fatture non sono mai stati così bassi dall’inizio delle rilevazioni del 2012.
È la fotografia che emerge dall’analisi delle statistiche tratte dall’archivio dei protesti e da Payline, il database Cerved sulle abitudini di pagamento di 3 milioni di operatori economici.
Il processo è stato favorito, da un lato, dall’uscita dal mercato in massa delle aziende più fragili e, dall’altro, da una maggiore cautela dei fornitori nel concedere credito commerciale.
In base ai dati, nel 2015 sono state protestate 28 mila imprese non individuali, un livello inferiore a quello del 2007 (29 mila) e in netto calo rispetto all’anno precedente (-19%). La riduzione dei protesti su base annua ha riguardato tutti i settori e tutte le aree della Penisola, anche se il miglioramento rispetto ai livelli pre-crisi non ha coinvolto tutta l’economia: ha riguardato l’industria ma non costruzioni e servizi, il Centro-Nord ma non il Mezzogiorno. Il trend positivo dei protesti si accompagna ad un deciso miglioramento delle abitudini di pagamento delle imprese italiane. Nel 2015 le attese dei fornitori per il pagamento delle fatture si sono attestate a 75,9 giorni, in calo rispetto ai 77,5 giorni del 2014 (81 nel 2012): hanno toccato un minimo sia i termini concordati in fattura (58,6 giorni), sia i ritardi medi (17,3). Nel 2015 è proseguito anche il calo di imprese in grave ritardo ed è tornata ad aumentare la quota di società che paga i fornitori entro i termini concordati.
Il miglioramento sul fronte dei protesti e dei pagamenti osservato nel 2015 è diffuso, ma esistono settori e regioni in cui permane una situazione di forte fragilità. Una mappa costruita tenendo conto sia della diffusione dei protesti, sia di quella di società in grave ritardo indica che la distribuzione e la produzione di beni di largo consumo sono i due segmenti con situazioni difficili su entrambi i fronti. Viceversa, servizi finanziari, energia e utility, meccanica, e siderurgia si caratterizzano per i livelli più bassi di protesti e gravi ritardi. I dati regionali indicano chiaramente che esiste un forte divario nei pagamenti tra le società del Nord e del Sud del Paese: Calabria, Sicilia, Campania e Puglia sono le regioni in maggiore difficoltà, con elevati livelli sia dei protesti che dei gravi ritardi. Viceversa, le regioni più virtuose risultano Trentino, Veneto e Friuli.