Nuove costruzioni

Paglia e legno per l’edificio più green della Gran Bretagna

L’Enterprise Center dello studio Architype è stato certificato BREEAM e Passivhaus ed esplora tutte le possibilità dei materiali naturali

martedì 13 dicembre 2016 - Erika Seghetti

ENTERPRISE_AP

E’ stato definito l’edificio più green della Gran Bretagna. Ma il vero vanto dell'Enterprise Centre dell'University of East Anglia (UEA) a Norfolk, UK, è quello di aver applicato i principi di progettazione passiva su una struttura di grandi dimensioni. E come se non bastasse ha anche ottenuto la certificazione BREEAM Oustanding, dimostrando come sia possibile applicare in un’unica struttura standard diversi di sostenibilità ed efficienza energetica.


Inaugurato a giugno 2015, l’edificio, sede di uffici di start-up innovative e società di ricerca e sviluppo, è stato progettato dallo studio Architype, che è riuscito a raggiungere una serie di obiettivi che si era posto. Oltre a strategie passive e di efficienza energetica, la struttura avrebbe dovuto abbattere fortemente l’impronta di carbonio, superare le richieste locali vigenti in materia di produzione di energie rinnovabili del 10% e il tutto mantenendo dei costi piuttosto bassi.

Materiali naturali

Per ottenere questi risultati si è puntato soprattutto sull’impiego di materiali naturali e di provenienza locale. Sono stati utilizzati in vari usi argilla, gesso, canapa e per l’isolamento termico sono stati utilizzati lana di legno, tessuto di ortica, schiuma di cellulosa e anche pneumatici riciclati. Cuore del progetto rimane ad ogni modo la paglia, che è stata utilizzata per rivestire le facciate esterne. Sono stati applicati 300 pannelli prefabbricati, realizzati off-site da un’azienda locale, per un totale di 1200 mq di facciata ventilata.

Per la struttura e gli interni si è prediletto invece il legno, che ha ottime performance in termini di efficienza energetica, è uno dei materiali più in voga nella progettazione passiva ed ha anche un costo piuttosto basso rispetto ad altre materie prime.

Non si è rinunciato del tutto al calcestruzzo ma per il 70% è è stato sostituito con un’alternativa green, la loppa d’altoforno (GGBS), un composto che mixa un sottoprodotto del processo produttivo della ghisa con sabbie riciclate e inerti.
Fra le altre strategie, un impianto fotovoltaico sul tetto da 43,58 MWh, un sistema di raccolta e riuso dell’acqua piovana e dispositivi per il risparmio idrico.

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