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Paolo Agnelli (Confimi Industria): “Ultimo DPCM ha causato grave difficoltà e confusione alle imprese”

Chieste al Governo direttive chiare e la chiusura di tutte le attività produttive, fatto salvo per le aziende strategiche al combattere la situazione di emergenza

venerdì 13 marzo 2020 - Redazione Build News

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“Non possiamo che essere indignati dalle decisioni prese con l’ultimo DPCM che mettono in gravissima difficoltà le nostre imprese di produzione” riporta così Paolo Agnelli presidente di Confimi Industria Confederazione del manifatturiero italiano l’ira delle oltre 40 mila imprese che rappresenta “abbiamo chiesto chiarezza e ci è stata restituita ancora più confusione”.

“È comprensibile che il temporeggiare sulla chiusura o meno delle attività produttive nasca da un confronto con Attilio Fontana, Governatore della Lombardia, la Regione più colpita dall’emergenza del coronavirus, ma ci sorprende proprio la lettera di quest’ultimo, nata dal solo confronto con Confindustria Lombardia che in regione rappresenta solo poche migliaia di imprese e che sul territorio nazionale non arriva a rappresentarne il 4%” sottolinea Agnelli che continua “lo stesso Fontana, così come il segretario del suo partito Matteo Salvini, aveva lanciato un appello alla chiusura totale delle imprese, non capiamo il perché di questa sua marcia indietro”.
“Già da giorni Confimi Industria si era dichiarata favorevole alla chiusura totale delle attività produttive, come altre associazioni che siedono al tavolo di confronto istituito da Fontana, richieste che sono state del tutto ignorate”.

“Ora le aziende produttive stanno cercando di arginare le lamentele e le paure dei propri dipendenti che chiedono perché loro devono recarsi al lavoro tutti i giorni rischiando il contagio quando ai lavoratori del commercio o dei servizi questo viene impedito, esistono forse dei lavoratori di serie A e dei lavoratori di serie B?” domanda amaramente Agnelli. “Per non parlare delle assenze dal lavoro, delle malattie, delle minacce di sciopero, insomma un clima insostenibile”.

“Siamo stati lasciati da soli: chi non fa parte di una filiera produttiva può chiudere volontariamente, ma chi deve mantenere impegni in Italia e all’estero non può invocare cause di forza maggiore.” “Chiediamo al governo che venga immediatamente corretta questa situazione, abbiamo bisogno di direttive chiare e univoche, si decreti la chiusura di tutte le attività produttive fatto salvo per le aziende strategiche al combattere la situazione di emergenza”

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