“La vera questione oggi è mettere in atto meccanismi che assicurino produttività agli investimenti pubblici, sia realizzati in partenariato con i privati, sia realizzati con risorse proprie, alla vecchia maniera. Nelle anticipazioni al Piano Nazionale delle Riforme del governo, leggo un giudizio positivo sul partenariato pubblico privato l'intenzione di rivedere il Codice degli Appalti fornendo supporto alle amministrazioni. È un'ottima idea, ma per realizzarla bisogna avere in testa non solo le poche ‘grandi opere’ ma le migliaia di operazioni locali in grado di ‘muovere’ il Paese”.
Così il presidente della Fondazione Ifel e sindaco di Ascoli Guido Castelli è intervenuto al convegno “La dimensione nazionale e comunale del partenariato pubblico privato” svoltosi a Roma, durante cui è stato presentato lo studio sul tema realizzato da Ifel, intitolato “La dimensione comunale del Partenariato Pubblico Privato - Seconda edizione – 2018”.
Durante il dibattito, Castelli ha posto l’accento sulle possibilità che il modello di partenariato pubblico privato può offrire ai Comuni, “facendo uscire l’Italia dalle secche della crisi che vede una riduzione drastica degli investimenti. Colpa, prima, del patto di stabilità e forse, oggi, dell’eccessiva complessità che si scarica sui Comuni desiderosi – ha aggiunto il presidente Ifel - di avviare investimento con sempre meno dipendenti e sempre meno aggiornati, per via di tortuosi labirinti che dominano la pubblica amministrazione”.
I DATI. I Comuni, soprattutto i maggiori, ricorrono sempre più spesso al modello del PPP. Tra il 2002 e il 2017, su un totale di oltre 30mila bandi di gara PPP registrati, l’81 per cento è in capo ai Comuni per un valore pari a 35 miliardi di euro, il 39% dell’intero mercato PPP. Mentre il 67 per cento dei Comuni ha attivato almeno una iniziativa di partenariato pubblico privato sempre nel periodo 2002 – 2017. Crescita e sviluppo sono le coordinate che muovono i Comuni verso questo modello con vantaggi anche in maggiore professionalizzazione del settore pubblico.
Le amministrazioni pubbliche – ha rimarcato il direttore della Fondazione Ifel, Pierciro Galeone - hanno la possibilità di incrementare il proprio patrimonio di know how che produce professionalizzazione dell’intervento pubblico. Ciò produce maggiore garanzia di realizzazione nei modi e nei tempi concordati e di gestione efficiente dell’opera o del servizio. Infine le partnership pubblico private dovrebbero agire da moltiplicatore sia delle risorse a disposizione sia dell’efficienza del loro impiego.
Non mancano però, rischi e criticità nel ricorso a questo strumento, come sottolineato dal responsabile del Dipartimento studi economia territoriale Ifel, Walter Tortorella. “I ritardi, i contenziosi e l’instabilità politica e programmatica possono, nell’uso di strumenti di investimento quali il PPP incrementare i costi o rendere non più conveniente l’iniziativa e determinarne anche il fallimento. Vi potrebbe essere inoltre, come punto di criticità lo squilibrio nell’allocazione dei rischi tra partner pubblico e privato”.
Per affrontare tali criticità potrebbe essere utile allora – come prospettato dal responsabile dell’Osservatorio sugli investimenti comunali Ifel, Angelo Rughetti – “produrre in futuro strumenti standardizzati, bandi e contratti ‘tipo’, nonché è necessario produrre e incentivare procedure e linee guida per favorire una corretta applicazione anche alle dimensioni più piccole”.
In allegato lo studio di Ifel