“Il ricorso al nuovo istituto della flessibilità in uscita si è diffuso rapidamente. L’anticipo si è dimostrato strumento efficace di sostegno del reddito degli iscritti nel corso della prolungata crisi economica: i redditi delle professioni tecniche, come ingegneri e architetti, infatti hanno fortemente risentito del crollo del mercato di riferimento, che ha registrato nel caso degli investimenti in costruzioni una contrazione quasi del 40% nel periodo 2007-2014.”
È quanto si legge nel Bollettino trimestrale 1/2017 di Inarcassa.
Nel 2013, anno di avvio dell’istituto, varato dalla Cassa di previdenza dei liberi ingegneri e architetti con l'ultima riforma previdenziale, “le nuove pensioni anticipate hanno registrato numeri rilevanti; nel biennio 2014-2015, si sono mantenute pressoché costanti sugli stessi livelli, mentre nel 2016 sono ulteriormente aumentate. L’incidenza sulle pensioni complessive di vecchiaia di nuova liquidazione è andata crescendo, passando da poco meno del 45% del 2013 al 63% del 2016; questo incremento riflette, da un lato, il trend naturale di aumento delle prestazioni di vecchiaia rilevato dal Bilancio tecnico, dall’altro lato, l’incremento dovuto all'ampio gradimento per il nuovo istituto dell'anticipo pensionistico”.
Un ruolo fondamentale “ha giocato la sfavorevole congiuntura economica, ma anche il fatto che la pensione anticipata, al contrario della vecchia pensione di anzianità, consente di continuare a svolgere l’attività lavorativa.
Proprio questa seconda considerazione – si evidenzia nel Bollettino Inarcassa - contribuisce a spiegare l'elevato ricorso alla pensione anticipata da parte degli iscritti a Inarcassa. Prima dell’entrata in vigore della Riforma, le pensioni di anzianità rappresentavano l'unico canale per poter accedere al pensionamento in anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia, ma a condizione di cancellarsi dall’Albo, di cessare dunque l’attività professionale. Con la Riforma del 2012, la pensione di anzianità è stata abolita (a meno di un periodo transitorio di pochi anni), sostituita dalla pensione di vecchiaia anticipata, che non richiede la cessazione dell’attività professionale.
Nel periodo 2009-2012, prima cioè della Riforma, il flusso annuo delle pensioni di anzianità è stato, in media, pari a poco più di 210 unità, contro un flusso di pensioni di vecchiaia anticipate ben superiore, che sfiora le 960 unità nel 2016.
L’esame dei dati evidenzia che si tratta di posizioni lavorative “forti”, con carriere lunghe e continuative. L’età media del pensionamento anticipato è di poco superiore ai 63 anni, ma l’anzianità contributiva è piuttosto elevata e pari, in media, a oltre 35 anni, a fronte di un’anzianità minima richiesta di poco superiore ai 30 anni (30 nel 2013, 30 e 6 mesi nel 2014, 31 nel 2015, 31 e 6 mesi nel 2016)”.
L’aumento del numero delle PVU anticipate “è anche da ricondurre alla presenza di requisiti ordinari via via più stringenti (+1 anno sia per l’età che per l’anzianità nel periodo 2013-2017), a fronte della possibilità di anticipare il pensionamento sempre a 63 anni.
Come già detto, oltre la metà delle pensioni anticipate registra un’anzianità contributiva pari ad almeno 35 anni; si tratta in gran parte di professionisti che avevano già maturato i requisiti per accedere anche alla pensione di anzianità (senza riduzione dell’assegno ma con obbligo di cancellazione dalla Cassa e dall’Albo). In sostanza l'aspetto “positivo”, legato alla possibilità di continuare a svolgere la professione, a differenza della pensione di anzianità, ha superato quello “negativo”, legato alla riduzione dell’importo di pensione, calcolata esclusivamente in base a requisiti di natura attuariale.
L’importo medio annuo delle pensioni anticipate è piuttosto elevato (poco meno di 30.000 euro nel 2016) e superiore a quello delle pensioni di vecchiaia ordinarie, che presentano, in media, un’anzianità contributiva inferiore (quasi 34 anni nel 2016, rispetto ai quasi 36 anni della pensione anticipata)”.