La giuria del Deutsches Architekturmuseum (DAM) ha premiato, lo scorso 2 novembre, all’unanimità, il progetto via 57 west dello studio BIG, consegnandogli il 2016 Highrise International (IHA). Il premio riconosce, ogni due anni, il progetto architettonico che meglio rappresenta i principi di una progettazione orientata al futuro, dove coesistono funzionalità, tecnologia, integrazione urbana, sostenibilità e rapporto costo-efficacia.
L’iconico grattacielo newyorkese, selezionato fra 1500 edifici partecipanti al concorso, è stato descritto dalla giuria come ‘ un edificio-scultura grandioso che rappresenta un’esperienza straordinaria da tutte le prospettive da cui lo si osserva.”
via 57 west, il grattacielo new yorkese che 'imita' le case europee
Partendo dall'idea di realizzare un progetto che combinasse la struttura tipica a corte delle abitazioni europee con quella dei grattacieli, via west 57 si compone di 3 angoli bassi e il quarto, quello orientato a nord-est, che si eleva fino a quota 142 metri. All'interno della struttura è stato ricavato un cortile interno semiaperto che, oltre ad offrire uno scorcio sul fiume Hudson, consente l'ingresso di luce solare.
E’ proprio questa struttura ibrida che unisce tradizione americana ed europea, ricavando il meglio da entrambe, con il risultato di offrire agli abitanti un oasi all’interno della metropoli senza però chiudersi eccessivamente, che è stato apprezzato dalla giuria, che ha sottolineato come allo studio BIG debba essere riconosciuta la forza di una innovazione rara da trovare.
Perché BIG è fra gli studi più interessanti del panorama attuale
Nel corso della cerimonia di premiazione il critico, curatore e professore di Architettura all’Università di Innsbruck e all’Accademia di Vienna Bart Lootsma ha spiegato perché lo studio BIG è una delle realtà più interessanti nella progettazione mondiale, che dovrebbe essere premiata e celebrata ancora di più. Negli ultimi anni ne abbiamo visti molti di progetti innovativi firmati BIG: dal Superkilen Park e l’ Amager Bakke powerplant a Copenhagen, all’headquarter di Google a Mountain View in California, passando per l’Hyperloop, il Big U e ovviamente via 57 west. “BIG produce delle immagini- dice Lootsma- che rimangono istantaneamente impresse nel cervello, il che non vuol dire che i progetti siano semplici, ma che gli architetti sono in grado di conciliare la complessità dell’opera con la resa estetica, mettendo sempre al centro l’uomo, l’utilizzatore finale.”Internazionalità e contemporaneità
Quando parliamo di BIG non ci riferiamo soltanto al fondatore, Bjarke Ingels. Perché negli anni il giovane (classe ’74) architetto danese ha formato un Gruppo coeso e variegato, fatto di professionisti che lavorano in modo indipendente, come Kai-Uwe Bergmann e Jakob Lange. E lo studio ha fin da subito privilegiato le collaborazioni con altri studi, architetti, artisti e professionisti di vario genere, con un modo di lavorare completamente diverso.
Ne sono un esempio le collaborazioni con i paesaggisti Topotek 1 per la realizzazione di Superkilen, così come quella con Thomas Heatherwick per Google (foto sotto) e con Elon Musk e lo studio ingegneristico Arup per il mega-progetto di Hyperloop.
“Sono internazionali- continua Lootsma- e lavorano sui grandi temi del nostro tempo: globalizzazione, sostenibilità, coesione sociale, tecnologia e innovazione.”Fra responsabilità sociale europea e 'we can do it' statunitense
Una delle caratteristiche più interessanti dello studio è questa capacità che ha di saper individuare e affrontare le sfide della contemporaneità e di condensare in un solo lavoro- come il progetto via 57 west dimostra perfettamente- gli aspetti positivi della dottrina statunitense da un lato e di quella europea dall’altro. Contribuendo anche a colmarne i limiti reciproci. Kai-Uwe Bergmann descrive lo studio BIG come un mix di ‘responsabilità sociale tipica dei paesi scandinavi e del motto USA ‘we can do it’, di cui l’Europa è decisamente carente’.
Via 57 west lo dimostra, e non solo a livello di progettazione architettonica, dove l’inclusione sociale coesiste con la grandeur dei grattacieli di lusso, ma anche a livello di gestione delle vendite immobiliari. Il 20% dei 142 appartamenti vengono infatti venduti all’asta a prezzo calmierato, al fine di renderli accessibili anche ai cittadini che non dispongono di un reddito alto. E non è il solo caso, quando parliamo di BIG.