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Periferie, Cappochin (Architetti): superare la logica dell'intervento straordinario e settoriale

“Serve una politica integrata per la rigenerazione urbana intesa non come politica settoriale, ma come un cambiamento radicale di valori e modi di progettare la nuova città all’interno della quale le stesse periferie cessano di essere aree marginali diventando motori di sviluppo”

giovedì 8 giugno 2017 - Redazione Build News

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“È innegabile - come dimostrano le più avanzate esperienze europee - che la cultura rappresenti un driver fondamentale per il rinnovamento economico, sociale e ambientale, delle nostre città in grado di renderle protagoniste della competizione internazionale sul terreno della capacità di attrazione degli investimenti. Per ottenere questo risultato serve, però, che la politica e le azioni di governo siano caratterizzate da una spiccata visione strategica a medio e lungo termine, cosa questa che finora purtroppo è mancata, caratterizzata da un elevato grado di innovazione, da una capacità di preservare e valorizzare l’ambiente e il territorio, comprendendone le mutevoli esigenze e accompagnando, anche attraverso l’integrazione, lo sviluppo sociale. Tutto ciò all’interno di un nuovo paradigma olistico che ponga l’uomo al suo centro”.

Così Giuseppe Cappochin, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori in occasione del Convegno “Futuro Periferie. La Cultura Rigenera” organizzato dal Mibact.

“Va quindi superato l’approccio, in tema di rigenerazione urbana sostenibile – ha detto ancora - basato solo sull’intervento straordinario e settoriale e su conseguenti azioni scollegate e che troppo spesso hanno riguardato proprio le periferie; a tutto si è ricorso negli ultimi anni attraverso le cosiddette misure urgenti e i finanziamenti ad hoc”.

“Serve invece - sottolinea il presidente degli architetti italiani - una politica integrata per la rigenerazione urbana intesa non come politica settoriale, ma come un cambiamento radicale di valori e modi di progettare la nuova città all’interno della quale le stesse periferie cessano di essere aree marginali diventando motori di sviluppo”.

“Il fine - conclude Cappochin - è la realizzazione di una la città che sia sempre più un luogo desiderabile dove vivere, lavorare, formarsi, conoscere e divertirsi, luogo produttivo e attrattivo per gli investimenti, per i giovani, per i ricercatori e professionisti di talento; capace di “generare valore” dai propri capitali territoriali, culturali, sociali e relazionali, inseriti in un più ampio progetto di riconversione ecologica e di miglioramento della qualità della vita”.

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