L’Aula di Palazzo Madama ha approvato oggi una norma che “sancisce l’obbligo, dal 2021, di una laurea triennale per l’accesso all’albo. La norma prevede, nello stesso tempo, un periodo transitorio di cinque anni per i diplomati. È così che il legislatore italiano ha voluto riconoscere che il perito industriale resta a pieno titolo nel quadro delle professioni intellettuali di stampo europeo”.
Il Consiglio nazionale dei periti industriali commenta la novità inserita dalla commissione Istruzione del Senato al decreto scuola-ricerca, approvato questa mattina dal Senato e ora passato alla Camera (LEGGI TUTTO).
“Questo primo tassello – sottolinea il Cnpi - segna un passaggio importante per la categoria che da anni si batte per elevare il proprio titolo di studio, dal momento che la formazione tecnica di livello secondario, tradizionale nostro punto di riferimento, è andata sempre più depauperandosi, risultando oggi del tutto inadeguata e non in linea con le norme europee”.
“Finalmente possiamo affermare che il Parlamento ha reso coerente il nostro ordine professionale al quadro europeo delle qualifiche, assecondando anche quanto stabilito dal “Primo rapporto italiano di referenziazione delle qualificazioni al Quadro europeo Eqf”, approvato in Conferenza Stato/Regioni il 20/12/12”, che prevede per l’esercizio di una professione “il possesso di un titolo accademico”, corrispondente, norme alla mano, al VI livello (lettera D direttiva 35/05). Solo con una laurea triennale quindi – conclude il Consiglio nazionale dei periti industriali - il professionista italiano non sarà discriminato rispetto a quello europeo e solo così potrà mantenere quell’autonomia e quella capacità di progettare, cuore della professione intellettuale. Tutto facendo salve naturalmente tutte le competenze degli attuali iscritti”.