Oltre 82.000 cittadini italiani hanno chiesto di tutelare il suolo libero e sano, una risorsa essenziale alla produzione agricola ma che è anche il più efficace sistema di difesa da alluvioni e altri eventi catastrofici.
Ieri a Palazzo Madama le associazioni della coalizione italiana #salvailsuolo (formata da ACLI, Coldiretti, FAI - Fondo Ambiente Italiano, INU - Istituto Nazionale di Urbanistica, Legambiente, Lipu, Slow Food, WWF) hanno incontrato e consegnato simbolicamente le firme al Presidente del Senato Pietro Grasso, chiedendo di varare entro la legislatura la legge per il contenimento del consumo di suolo e la difesa delle aree agricole già approvata dalla Camera nel maggio 2016 e ferma da più di 500 giorni in Senato. Un provvedimento i cui obiettivi sono fermare il consumo di suolo e incentivare da subito la rigenerazione urbana e l’edilizia di qualità.
Secondo gli ultimi dati ISPRA, in Italia al 2016 risultano cementificati oltre 23 mila km2 (pari alla dimensione di Campania, Molise e Liguria messe insieme), il 7,6% del territorio nazionale. Il consumo di suolo procede a un ritmo di 3 metri quadri al secondo, senza risparmiare aree di grande valore paesaggistico e naturalistico, o di estrema vulnerabilità a rischi ambientali, come alluvioni, frane e terremoti. Il tutto in mancanza di una norma efficace che regoli la demolizione degli edifici abusivi.
“Se il nostro Paese appare più fragile di altri agli eventi catastrofici, le colpe non sono solo del cambiamento climatico, ma di come abbiamo trattato il territorio negli ultimi decenni – dichiara Damiano Di Simine, portavoce della coalizione italiana #Salvailsuolo – Con le firme raccolte in Italia sproniamo il Parlamento a varare entro la legislatura il disegno di legge per il contenimento del consumo di suolo e la difesa delle aree agricole, e a bloccare il ddl Falanga in approvazione, che rischia di vanificare tutti gli sforzi messi in atto per contrastare l'abusivismo edilizio.”
Le associazioni chiedono anche rigore e vigilanza per evitare che nella discussione della legge di stabilità non ci siano colpi di mano rispetto agli impegni assunti con la finanziaria dell’anno scorso: ovvero che sia del tutto ripristinato, dal 1 gennaio 2018, il vincolo alla destinazione delle risorse derivanti dagli oneri di urbanizzazione. Ciò è indispensabile da un lato per sostenere gli interventi di rigenerazione urbana, e dall’altro per evitare che nei comuni sopravviva un meccanismo perverso di incentivazione di consumi di suolo in cambio di entrate fiscali impiegabili con ampia discrezionalità per ripianare i bilanci.
Consegnate le firme, le principali associazioni ambientaliste italiane restano in attesa di una risposta da parte del Parlamento e del Governo, ma allo stesso tempo evidenziano la necessità di agire anche a livello europeo: fermare il degrado del suolo è un preciso target sottoscritto con l’adesione all’agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile a cui la UE ha aderito con convinzione, ma ad oggi il suolo e la sua tutela continuano ad essere temi sconosciuti per il diritto europeo. La petizione, oltre che in Italia, ha raccolto oltre 212.000 firme negli altri Paesi dell’Unione Europea, e i promotori sono determinati a far pesare questo primo risultato che testimonia di una crescente consapevolezza dei cittadini verso l’esigenza di tutelare una risorsa naturale da cui tutti dipendiamo per la produzione di cibo e benessere.
SIMONCINI: NON BASTA UNA LEGGE-QUADRO. “La conclusione positiva dell’iter del disegno di legge per il contenimento del consumo di suolo non può prescindere da un accordo con le Regioni, la cui posizione critica nei confronti del provvedimento ha determinato la situazione di stallo degli ultimi mesi. Il fatto che le commissioni Ambiente e Agricoltura siano finalmente tornate ad occuparsi congiuntamente del tema è un segnale importante, ma senza una convergenza degli enti locali sull’opportunità di approvare la legge entro la fine della legislatura si rischia un ennesimo nulla di fatto.”
Lo afferma Sandro Simoncini, docente di Urbanistica e Legislazione Ambientale presso l’università Sapienza di Roma.
“Non si tratta di inserire qualche emendamento o di limare alcuni passaggi del testo, ma di riconoscere la necessità che anche a livello nazionale trovino posto nell’ordinamento norme al momento confinate ai singoli ambiti territoriali. Le Regioni hanno messo in discussione la stessa legittimità del Parlamento a pronunciarsi sulla materia, rivendicando tutta una serie di specificità locali di cui la legge nazionale dovrebbe tenere conto. Così facendo, però, risulterebbe impossibile produrre un testo diverso da una semplice legge-quadro, capace solo di fissare dei principi di massima senza avere la necessaria forza per incidere davvero sulle politiche territoriali.
C’è invece bisogno – sottolinea Simoncini - di un provvedimento organico e strutturale, che non solo incardini il contrasto al consumo di suolo tra le priorità di medio termine nel nostro Paese, ma che abbia anche sufficiente forza giuridica per determinare le politiche degli enti locali. In pratica, va rovesciata la prospettiva, restituendo all’iniziativa parlamentare la priorità rispetto alle esigenze delle singole realtà. Di tempo a disposizione non ne è rimasto molto, per cui va al più presto aperto un confronto tra le parti per fissare in modo serio e rigoroso le tappe di una veloce approvazione del provvedimento.”