Per mercoledì 22 maggio 2024 il Decreto Salvacasa è atteso in Consiglio Ministri. Nome altisonante, ma che in realtà dovrebbe servire a mettere a posto unicamente le piccole irregolarità. Quello che si prepara a discutere il Governo non costituisce una vera e propria sanatoria, almeno come la si intende tradizionalmente. Servirà più che altro a regolarizzare delle piccole anomalie - come soppalchi, tramezzi, verande e finestre - che incidono su buona parte del patrimonio immobiliare italiano.
L’intervento era stato annunciato tempo fa da Matteo Salvini, sul quale già da tempo il Quirinale aveva puntato l’indice preoccupato da una serie di decreti, che sarebbero in preparazione proprio in questi giorni.
Cosa rientra nel decreto Salvacasa
A cosa servirebbe questa mini sanatoria? Sostanzialmente i proprietari degli immobili hanno la possibilità di sanare delle piccole porzioni degli immobili, che non sono state registrate correttamente in catasto. Ma che, a ogni modo, esistono da anni, e come tali è corretto regolarizzare.
Matteo Salvini ha voluto ribadire - andando a intercettare la preoccupazione che sta trapelando da Palazzo Chigi - che il decreto non costituisce un condono. A preoccupare, in questo momento, è che il fatto che il provvedimento possa diventare una sorta di sanatoria della quale potessero beneficiare tutti i proprietari immobiliari. L’intento di Salvini è proprio quello di fornire delle rassicurazioni in questo senso. Al momento, a ogni modo, un testo del Decreto Salvacasa non ci sarebbe ancora: si starebbe, infatti, di fare una quadra sugli aspetti più delicati
Entrando un po’ più nel dettaglio, il Salvacasa, sostanzialmente, si andrà a muovere su tre livelli crescenti di irregolarità.
I problemi di natura formale
I problemi di natura formale sono costituiti da dei semplici errori di rappresentazione nel progetto. Nella maggior parte dei casi sono stati corretti nel momento in cui si lavorava in cantiere. Si è venuto, quindi, a realizzare un disallineamento tra il progetto che era stato autorizzato a suo tempo e la realtà degli immobili.
Prima del 1977, ad esempio, non c’era la possibilità di effettuare delle varianti in corso d’opera. Questo era il motivo per il quale le modifiche non venivano corrette.
Difformità interne
Il secondo caso previsto è quello delle difformità interne, che non sono risultate essere semplicemente formali. Gli esempi, in questo senso, sono essere molteplici. Per i progetti antecedenti al 1977, ad esempio, si presentava un piano tipo: non era prevista una planimetria di tutto l'immobile. Mentre venivano realizzati, poi, gli edifici venivano modificati: queste modifiche, oggi, sono diventate delle difformità.
Spesso e volentieri, poi, le modifiche venivano fatte nel corso dei decenni, andando a stratificare difformità su difformità. Tutti questi interventi diventeranno sanabili.
Difformità non sanabili
Il terzo livello è costituito dalle difformità che si sarebbe potuto sanare nel momento in cui l’intervento era stato realizzato. Ma che, ora come ora, non risultano più essere sanabili.
Il Testo Unico di Edilizia prevede che al momento possano essere sanati solo gli elementi che erano conformi alle regole nel momento in cui gli elementi sono stati realizzati e al momento in cui è stata effettuata la sanatoria. Il Decreto Salvacasa dovrebbe eliminare questo doppio paletto. Anche se, a ogni modo, deve rimanere salva la regolarità urbanistica: non è possibile sanare quegli immobili costruiti dove non è possibile farlo perché vige un divieto.
Uno degli altri elementi chiave del Decreto Salvacasa è costituito dalle tolleranze costruttive, che sono costituite da quel margine di errore che può essere accettato rispetto a quanto dichiarato e che le norme sostanzialmente rendono legittimo. Al momento la percentuale di tolleranza è pari al 2%, ma potrebbe essere incrementata.
“La maggioranza delle case degli italiani ha piccoli problemi interni: il bagnetto, la finestra, la veranda, il soppalco - spiega Matteo Salvini -. Milioni di case di italiani sono bloccate dalla burocrazia, il nostro obiettivo è sanare queste piccole irregolarità interne. Se uno si è fatto la villa con piscina o con due piani in più la risposta è l’abbattimento, ma se uno ha otto metri quadri di cameretta fatta dal nonno 30 anni fa è giusto che possa andare in comune: paghi e torni proprietario serenamente dell’immobile”.