“In merito alla regolamentazione dei servizi professionali, è stata introdotta la disciplina dell’equo compenso, più volte erroneamente assimilata a un regime di tariffe minime, che è stato invece recentemente abrogato. Tale disciplina non costituisce un ostacolo all’accesso al mercato, bensì una garanzia per il mantenimento di standard qualitativi elevati per i servizi professionali e retribuzione adeguata per i professionisti autonomi anche nei rapporti contrattuali in cui il committente si trovi in posizione dominante”.
È quanto si legge a pagina 121 del Piano strutturale di Bilancio di medio termine 25-29 (nel paragrafo “La tutela e promozione della concorrenza”), presentato dal Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni e dal Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti e deliberato dal Consiglio dei Ministri il 27 settembre 2024.
“Diversamente dal regime delle tariffe minime, abrogato in precedenza, la disciplina dell’equo compenso prescrive una retribuzione proporzionata alla qualità e quantità del lavoro svolto esclusivamente in funzione di finalità espressamente previste nei decreti ministeriali, con riferimento al solo lavoro intellettuale e in presenza di specifici committenti, elementi questi che ne ristringono largamente l’ambito di applicazione. L’obiettivo della misura è la tutela del lavoratore, della qualità della prestazione e della dignità del lavoro negli ambiti in cui questi aspetti risultano più esposti ai rischi della debolezza contrattuale”, ricorda una nota presente nel suddetto documento.
Il commento della Fondazione Inarcassa
«Molto bene l’inclusione di un riferimento riguardante la disciplina dell’Equo Compenso» commenta Andrea De Maio, presidente di Fondazione Inarcassa. Il Piano, infatti, sottolinea come: “tale disciplina non costituisce un ostacolo all’accesso al mercato, bensì una garanzia per il mantenimento di standard qualitativi elevati e una retribuzione adeguata per i professionisti autonomi anche nei rapporti contrattuali in cui il committente si trova in posizione dominante”.
«Siamo molto soddisfatti nel constatare che il Piano, preposto ad individuare le riforme e gli investimenti per rispondere ai problemi strutturali del Paese, in ottica di sostenibilità delle finanze pubbliche, confermi l’importanza dell’Equo compenso smentendo le teorie infondate di una sua presunta insostenibilità economica per le Pubbliche Amministrazioni» continua De Maio.
«La previsione del Piano non fa altro che confermare una volontà chiara, espressa in modo trasversale da parte della Politica con l’approvazione della Legge 49/23, coerente e coordinata con l’attuale Codice dei Contratti. Nessun rischio dunque di tenuta dei conti pubblici, dal momento che i costi a carico della PA andranno definiti a monte e non dipendono dall’applicazione o meno dell’equo compenso» conclude il Presidente di Fondazione Inarcassa.