“La Legge Realacci è fondamentale per i piccoli Comuni ma va riempita di contenuti concreti ripartendo dall’emergenza dello spopolamento graduale delle aree interne che, nell’arco di 45 anni, hanno perso fino all’80% della popolazione. Se non riportiamo persone e sviluppo su questi territori rischiamo di avere un’Italia desertificata alle spalle delle città”. Lo ha sottolineato Massimo Castelli, coordinatore nazionale della Consulta Anci Piccoli Comuni, partecipando ad un dibattito sull’occasione di rilancio offerta dalla ‘Legge Realacci’, ad un anno dalla sua approvazione, nell’ambito di un convegno organizzato da Anci con Legambiente.
Castelli ha ricordato l’impegno profuso dall’Associazione per “coniugare le politiche di sviluppo delle aree metropolitane, con quelle delle Città Medie e per le aree marginali. “Serve una politica complessiva ed organica – ha aggiunto Castelli – che veda il nostro Paese affrontare insieme le emergenze e le difficoltà, con politiche di coesione adeguatamente flessibili rispetto alle esigenze di territori marginali, diverse dalle aree urbane”.
Da questo punto di vista il coordinatore Anci ha elencato le diverse azioni sviluppate in supporto alla Legge Realacci per affrontare le emergenze con azioni concrete: “Dal grande tema della fiscalità di vantaggio per colmare i gap territoriali, all’idea di creare fondi perequativi per creare risorse da reinvestire, fino alle attività per promuovere il controllo del territorio evitando il fenomeno dell’abbandono delle terre”.
Da parte sua il vice presidente vicario dell’Anci Roberto Pella ha auspicato “una grande azione legislativa che metta al centro i piccoli Comuni e che si concretizzi in un piano nazionale per le aree interne, analogo a quello realizzato per le periferie urbane”.
Secondo Pella, bisogna partire dai dati che certificano un controesodo che “nel 2050 porterà due terzi della popolazione nelle grandi aree urbane, e solo un terzo nei piccoli Comuni”. Di fronte a questo scenario il vice presidente Anci lancia un appello al Parlamento ed al governo che verrà “perché, nel solco di una politica degasperiana, sappiano andare oltre l’attualità ed i vantaggi di breve termine, sviluppando un’azione che guardi al futuro dei nostri figli”.
In concreto la ricetta indicata da Pella è chiara: “Interventi per le aree marginali che siano in grado di differenziare gli obblighi burocratici dei piccoli centri da quelli dei grandi Comuni, così da avere risorse sufficienti per il rilancio dei territori”. Il tutto sostenendo in modo concreto le piccole attività imprenditoriali delle aree interne, perché “solo creando lavoro e sviluppo – conclude il vice presidente Anci – potremo contrastare in modo effettivo la grande spinta allo spopolamento”.
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