di Franco Metta
L'ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro per le lavoratrici e i lavoratori della piccola e media industria metalmeccanica, orafa e installazione di impianti è stata siglata tra Unionmeccanica-Confapi e i sindacati Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil.
Il contratto, che è applicato da oltre 40 mila imprese e interessa in totale più di 400 mila lavoratori, avrà decorrenza dal 1° giugno 2021 e durata fino al 31 dicembre 2024. Prevede un aumento dei minimi sul livello medio di 104 euro che verrà distribuito in 4 tranche: 23 euro a giugno 2021 e a giugno 2022, 25 euro a giugno 2023 e 33 euro a giugno 2024.
L’intesa prevede anche 200 euro annui per i flexible benefit per l’acquisto di beni e servizi. I lavoratori di imprese senza contratto aziendale troveranno un elemento perequativo di 485 euro.
Secondo Lorenzo Giotti, presidente di Unionmeccanica Confapi, “l’aumento dei minimi retributivi in linea con le aspettative di tutte le parti coinvolte, ci si è focalizzati sulla sanità integrativa, sull'incremento del valore del welfare, sulla formazione continua, sulla sicurezza negli ambienti di lavoro, nonché sulla tutela delle lavoratrici vittime di violenza”.
“È un’iniezione di fiducia al settore industriale in una situazione complicata. Dalla ripartenza dell’industria dipende la ripresa del nostro Paese. Per questo abbiamo voluto mandare un segnale importante ai lavoratori, andando ad aumentare i salari, il welfare e contrattuale e la sanità integrativa”, ha commentato Rocco Palombella segretario generale Uilm-Uil. Dello stesso avviso Roberto Benaglia, segretario generale della Fim Cisl: “L’intesa raggiunta è importante non solo per i contenuti ma anche per il significato simbolico che essa rappresenta”.