Tecnologie per il legno-arredo: il mercato nel quarto trimestre 2020Entro fine aprile l’Italia dovrà presentare alla Commissione europea il proprio piano di rilancio per ottenere i 209 miliardi previsti dal Recovery Plan. In occasione della revisione della prima bozza del PNRR, l’Associazione PEFC Italia e UNCEM, con l’aiuto di altri esponenti del settore (AIEL, FEDECOMLEGNO, SYMBOLA e CREA), si sono confrontati su diversi punti necessari per rilanciare il settore del legno e la gestione attiva dei boschi in Italia, nel corso di un webinar trasmesso il 5 marzo e visibile sulla pagina Facebook di PEFC Italia e UNCEM.
Investire sul legno significa favorire l’utilizzo del legno in edilizia, puntare allo stoccaggio dell’anidride carbonica per contrastare la crisi climatica, e incentivare la gestione attiva del patrimonio italiano di boschi e foreste. Per poter realizzare tutto questo sono necessarie azioni concrete, come rafforzare la filiera del legno con investimenti rivolti agli anelli più deboli, quali il taglio boschivo e la prima lavorazione, e investire sulle filiere corte. È necessario poi un maggior utilizzo del legno italiano: gli investimenti nelle foreste permetterebbero infatti la creazione di posti di lavoro nelle aree del Paese in cui si concentrano i boschi, e avrebbero un effetto positivo sulla coesione territoriale. Per questo servirebbero anche misure per incentivare la produzione di materia prima a livello nazionale così da avere a disposizione una maggiore quota di scarti per produrre molto più pellet e concentrare il legno “buono” per le costruzioni e l’arredo, e non per il riscaldamento abitativo.
In particolare, Raul Romano di Crea ha sottolineato che per ridurre le emissioni inquinanti non è tanto importante il “rimboschimento” del territorio nazionale, il quale in realtà è occupato per il 38% da boschi, quanto investire nella filiera del legno e sull’utilizzo sostenibile di quello italiano nella produzione. Francesco della Giacoma, Presidente di PEFC Italia, nel corso dell’evento ha definito questo momento storico come la “grande occasione” per rilanciare il legno e ha continuato sostenendo che “il legno rappresenta un materiale chiave per la transizione ecologica e il PNRR può essere un’occasione straordinaria per valorizzarlo”.
Cosa dovrebbe prevedere il PNRR per rilanciare legno e foreste?
I partecipanti al webinar hanno concordato su diversi punti da inserire nel PNRR:
- Occorrono investimenti trasversali per favorire sia l’utilizzo di materiali di origine legnosa in sostituzione dei prodotti di fossili (plastiche, isolanti), sia l’introduzione di una valutazione delle emissioni in relazione alla scelta dei prodotti e dei processi di lavorazione utilizzati, che tenga conto dell’intero ciclo di vita del prodotto stesso;
- Bisogna favorire l’impiego diffuso del legno in edilizia, che permetta lo stoccaggio dell’anidride carbonica a lungo termine. Infatti, l’utilizzo dei prodotti legnosi nell’imballaggio e nella logistica ha portato a una forte riduzione delle emissioni con le tecnologie già disponibili oggi; in questa direzione si è cercato di incentivare le ristrutturazioni edilizie con il Superbonus 110%
- Benché il patrimonio forestale italiano sia fortemente cresciuto negli ultimi 50 anni (oggi è pari al 38% del territorio), occorre una gestione più attenta dello stesso: gli utilizzi rappresentano meno del 30% della crescita annua dei boschi, prevalentemente come legna da ardere, a discapito del pellet. Non da ultimo, è necessario ridurre le importazioni del legno dall’estero per evitare di incentivare il disboscamento in atto nell’Europa dell’est e nel sud del mondo.
Come incentivare il settore?
Nell’ambito del Green Public Procurement, per incentivare il settore, sarà importante prevedere un sistema di premialità negli appalti pubblici per i prodotti certificati e di filiera corta al fine di contribuire all’innovazione tecnologica in maniera capillare e diffusa nei territori rurali.
Giocherà un ruolo determinante ampliare la pianificazione forestale per la definizione dei territori boschivi e delle loro specifiche vocazioni, oltre a una sostanziale riduzione delle imposte che renda possibile la ricomposizione fondiaria dei terreni agricoli abbandonati, e l’attivazione di strumenti di assicurazione e mutualismo anche nel settore forestale sulla base delle positive esperienze nel settore agricolo, per poter affrontare la sfida delle minacce alle foreste legate al cambiamento climatico.
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