Il Piano Nazionale di Rinascita e Resilienza, grazie alle ingenti risorse messe a disposizione dal Recovery Fund, è un’occasione irripetibile per rimettere in moto il Paese. L’obiettivo, però, sarà difficilmente superabile se non si riuscirà a realizzare, in tempi brevi, la tanto agognata semplificazione. Questa una delle conclusioni del convegno/webinar “Semplificazione per il rilancio del Paese e per la modernizzazione della Pubblica Amministrazione”, organizzato dal Consiglio Nazionale Ingegneri e tenutosi oggi pomeriggio.
In apertura dei lavori il moderatore Andrea Pancani (giornalista di La7) ha ricordato come l’oggetto del webinar ricalcasse le discussioni in corso ormai da decenni, a dimostrazione del fatto che nel frattempo non è stato realizzato granché. Nel suo intervento introduttivo Armando Zambrano, Presidente del CNI, ha subito citato il Superbonus come caso emblematico. “La questione Suberbonus – ha detto – è la più chiara dimostrazione del fenomeno della sovrapposizione delle norme. La loro complessità e i conseguenti iter burocratici rappresentano un clamoroso freno agli interventi, perché manca il tempo necessario per realizzarli. Per il 2021 era stato previsto un investimento per il Superbonus di 6 miliardi euro. A marzo 2021 risultano completati investimenti per appena 500 milioni. Il traguardo di 6 miliardi, dunque, non sarà mai raggiunto. Per questo noi abbiamo chiesto a gran voce la proroga al 2023”.
Zambrano ha poi sottolineato come le norme, di solito perfette sul piano squisitamente giuridico, a volte non sembrano fatte per consentire la effettiva realizzazione delle opere. Poi ha richiamato il tema della sussidiarietà. “I professionisti – ha detto - possono fare molto per la semplificazione. Basterebbe applicare il principio della sussidiarietà. Ma purtroppo in questo senso non si è fatto nulla”. Il Presidente Zambrano successivamente ha affrontato la questione della lentezza delle decisioni che ha un impatto immediato sui tempi di realizzazione. In Italia per realizzare un’opera di 1 milione di euro servono 5 anni. Più della metà di questo tempo serve alla PA per l’epletamento di gare, autorizzazioni, verifiche e controlli. Per la realizzazione di un’opera di 100 milioni di euro si arriva addirittura a 15 anni! Tra i motivi delle lentezze l’interpretazione della norma e il processo decisionale. Secondo un’indagine dell’Agenzia per la coesione territoriale, risulta che il 37% dei RUP ammette la necessità di cautelarsi con interpretazioni restrittive della norma; il 55,7% considera critico l’iter amministrativo/autorizzativo da espletare; il 36,8% considera problematici gli adempimenti informativi connessi alle gare. In conclusione Zambrano ha detto: “Assieme alla filiera delle costruzioni abbiamo presentato una serie di proposte per realizzare una effettiva semplificazione. Come CNI, in particolare, riteniamo si debba intervenire nelle seguenti direzioni: semplificazione Codice dei Contratti; piano di qualificazione delle Stazioni Appaltanti; migliore gestione dei concorsi pubblici; patto per la collaborazione tra PA e professionisti; piano per l’applicazione estensiva del principio di Sussidiarietà dei professionisti; piano per rafforzare l’organico della PA con specifiche competenze tecniche”.
Di particolare interesse l’intervento del Prof. Arturo Cancrini dell’Università Tor Vergata di Roma. “Massimo Severo Giannini nel 1980 analizzava il problema della semplificazione – ha detto -. A distanza di tanti anni la situazione è rimasta esattamente la stessa. Il Codice dl 2016 non ha consentito di realizzare una sola opera. Con la scusa della lotta alla corruzione abbiamo creato un meccanismo di difficile comprensione. C’è una sorta di blocco della firma. Alle PA non interessa che la gara porti alla realizzazione dell’opera ma solo che essa sia completata in maniera ineccepibile. Col Recovery Plan il problema dei tempi dovrà essere necessariamente superato. Si tratta di capire dove intervenire. Il segmento che crea maggiori difficoltà è quello relativo alle autorizzazioni, le conferenze dei servizi e quant’altro. Su questo mi risulta si stia intervenendo”. Ha poi concluso con un appello: “E’ arrivato il momento che i professionisti tecnici si riappropino delle opere. Vanno coinvolti nella scrittura delle norme”.
Nel corso del dibattito è intervenuto il Senatore Salvatore Margiotta che a proposito del modello Genova ha detto: “Non dobbiamo fare del commissario straordinario una nuova professione”. Gelsomina Vono, Vice presidente della Commissione permanente Lavori pubblici del Senato ha sottolineato come il “Codice degli Appalti ha accolto le direttive europee ma ha conservato meccanismi farraginosi”. Gianni Massa, Vice Presidente Vicario del CNI, ha ricordato che nel nostro Paese “si parla di semplificare da almeno 100 anni, dai tempi del Governo Giolitti. 600mila professionisti possono essere sfruttati per semplificare le procedure, grazie alla sussidiarietà, a partire da domani”. Per il Sindaco di Firenze, Dario Nardella, “la migliore spendig review è la semplificazione. Se riorganizzassimo il sistema all’insegna dell’efficienza risparmieremmo molte risorse. E’ dove le norme sono più complicate che si insinuano le forme di illegalità. Dunque, semplificazione non significa azzerare i controlli o rassegnarsi all’illegalità. La riforma della burocrazia, non a caso, è una delle condizioni strutturali per l’utilizzo del Recovery Plan. Il problema è che abbiamo appesantito troppo le norme comunitarie con un substrato di norme nostrane. Il vero problema è il regime delle autorizzazioni: questo è il vero nucleo di un intervento di semplificazione”.
Gabriele Buia (Presidente di ANCE) si è espresso così: “La semplificazione non può e non deve essere più soltanto un tema da convegno, ma deve diventare una realtà. Se nell’attuazione del Recovery Plan usassimo le norme attuali riusciremmo a spendere appena il 45% delle risorse disponibili. Il Codice degli Appalti va riscritto considerando che il problema non sono le procedure di gara”. Francesca Mariotti (Direttore Generale di Confindustria) ha detto che “spesso quando si tenta di semplificare si finisce col complicare. Per semplificare occorre visione e programmazione. Serve un maggiore dialogo tra i centri decisionali”. Il Presidente di UNI Giuseppe Rossi, infine, ha sottolineato l’eccellenza degli enti di normazione italiana, organismi cui sarebbe opportuno rivolgersi per una seria revisione della normazione.
Il webinar ha visto la partecipazione di circa 2500 utenti.