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Politiche per le professioni, lettera aperta di Inarsind a Renzi

Dubbi sul job act per gli autonomi, meno burocrazia, stop al doppio lavoro per i dipendenti pubblici, aprire le gare ai giovani, rigenerazione “smart” degli edifici esistenti

giovedì 4 febbraio 2016 - Redazione Build News

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Pubblichiamo il testo di una lettera aperta di Inarsind - il sindacato nazionale di ingegneri e architetti - indirizzata al presidente del Consiglio Matteo Renzi e ai ministri della Giustizia, delle Infrastrutture, della Semplificazione, dello Sviluppo economico e del Lavoro.

Egregio Signor Presidente del Consiglio,

nelle ultime settimane sono stati resi pubblici alcuni studi e ricerche che dimostrano, numeri alla mano, una caduta verticale delle libere professioni: una crisi economica e sociale che ha origini lontane. Purtroppo ormai è acclarato: un libero professionista su quattro vive sotto il livello di povertà e, addirittura, se è un tecnico laureato la situazione si aggrava dato che nel 2014 oltre il 40% degli architetti e degli ingegneri hanno avuto un reddito inferiore a 10.000 euro l’anno. Con i suoi predecessori abbiamo avuto modo di mettere in evidenza le problematiche più urgenti da risolvere per le libere professioni tecniche; con Lei, Signor Presidente, abbiamo atteso perché, come moltissimi italiani, speravamo nella Sua manifesta voglia di innovazione che, a nostro avviso, non poteva prescindere dall’ammodernamento e dal rafforzamento del Paese e delle professioni.

Abbiamo aspettato due anni limitandoci a segnalare alcuni interventi improrogabili ma, solo da qualche mese, rileviamo con una certa soddisfazione un effettivo interesse del Governo verso le libere professioni già a partire dalla Legge di Stabilità dove, per la prima volta, si prevede l’accesso ai fondi strutturali europei anche per i liberi professionisti; segnali proseguiti con la Legge delega sui lavori pubblici, in cui trovano finalmente riscontro alcuni punti su cui Inarsind si è battuta per anni come, ad esempio, l’eliminazione dell’incentivo del due per cento per i progettisti interni alla P.A, e, da ultimo, con l’emanazione del “Jobs Act per il lavoro autonomo”.

JOBS ACT PER GLI AUTONOMI. Su quest’ultimo provvedimento dobbiamo rilevare che, se da un lato lo riteniamo un atto di “civiltà” in quanto estende alcuni “normali” diritti del lavoro anche alle partite IVA e consente l’integrale deducibilità dei costi di formazione (per altro obbligatoria); dall’altro restiamo contrari al meccanismo di assicurazione dei crediti visto che il professionista, oltre al proprio lavoro, sarebbe costretto ad anticipare anche le spese legali ed il costo dell’ennesima assicurazione per recuperare quanto gli è dovuto. Vogliamo comunque intendere il provvedimento come una base di partenza di un vero è proprio statuto del lavoratore autonomo più articolato e inclusivo.

Quindi, considerando il bicchiere “mezzo pieno”, guardiamo a quanto accaduto negli ultimi due mesi come ad un passo nella giusta direzione e ad una inversione di tendenza rispetto al passato. Siamo certi che Lei comprenda come le libere professioni rappresentino una risorsa e non un problema per il Paese: una forza vitale capace di produrre il 15% del PIL e occupazione diretta e/o indiretta per oltre 4 milioni di addetti; ma anche un potenziale di innovazione e di sviluppo inespresso a causa di alcuni vincoli strutturali che le bloccano più della stessa congiuntura economica.

NO ALLA CONCORRENZA SLEALE. Ora che finalmente il Suo Governo sembra deciso a fare sul serio, non intendiamo chiedere bonus, leggi protettive o di favore ma reclamiamo innanzitutto una concorrenza leale e non "drogata" da chi un lavoro lo ha già, come ad esempio i dipendenti delle amministrazioni pubbliche o i docenti di ogni ordine e grado che, oltre ad avere uno stipendio fisso pagato sempre e comunque dalla P.A, esercitano, di fatto senza alcuna limitazione, la libera professione come seconda se non addirittura terza occupazione.

DOVE INTERVENIRE. Se, come ci auguriamo, condivide le necessità di “riattivare” le libere professioni, sinteticamente Le chiediamo di operare su pochi, ma significativi punti:

- effettiva semplificazione e decisiva riduzione della burocrazia, con un monitoraggio costante della reale efficienza dei provvedimenti varati, nonché un controllo continuo sull’operato delle Regioni che con le loro interpretazioni “a geometria variabile” spesso travalicano lo spazio attribuito al legislatore regionale provocando pericolosi effetti “boomerang” per gli operatori;

- radicale e definitiva eliminazione di ogni tipo di doppio lavoro per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni, al fine di rimuovere l’indebita concorrenza agevolando nel contempo l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro;

- attuazione della delega sui lavori pubblici, con la previsione di criteri oggettivi nella valutazione delle offerte economicamente più vantaggiose per le prestazioni professionali per ridurre drasticamente la discrezionalità che ha sempre caratterizzato le gare effettuate con questo criterio, comunque da preferire al massimo ribasso (espressione tragica e deleteria dell’indifferenza alla qualità delle prestazioni);

- deroga, almeno triennale, ai requisiti di carattere tecnico-professionale ed economico finanziario che vengono richiesti per la partecipazione alle gare di servizi di architettura e ingegneria, per ampliare la platea dei partecipanti ai giovani e ai professionisti che in questi anni hanno subito una sensibile riduzione di fatturati e di personale impiegato;

- emanazione di incentivi per le aggregazioni professionali;

- dignitoso adeguamento delle tariffe dei Consulenti Tecnici di Ufficio, che attualmente, per le perizie sia a vacazione sia a percentuale, percepiscono onorari indecorosi, ironia della sorte, proprio dal Ministero della Giustizia, nonché la totale rivisitazione del D.lgs 80/2015 che in atto favorisce solo le banche in danno ai professionisti;

- profonda revisione della riforma delle professioni che, a oltre tre anni dalla sua entrata in vigore, ha mostrato una serie di gravi lacune e incongruenze soprattutto in tema di ordini professionali, assicurazioni, formazione...;

- decisa politica volta alla modernizzazione e alla messa in sicurezza del Paese che guardi principalmente alla rigenerazione “smart” degli edifici esistenti, intesa anche come messa a norma sismica ed efficientamento energetico sia delle strutture pubbliche (scuole, ospedali, caserme, prefetture...) che private, al dissesto idrogeologico e alle infrastrutture strategiche.

POCHE RICHIESTE CHE NON NECESSITANO DI GRANDI RISORSE. Signor Presidente, come potrà notare le poche richieste indicate non necessitano di risorse straordinarie, perché siamo convinti che il ripristino di quella che riteniamo la “normalità” di un Paese civile possa, da sola, ridare fiato al grande patrimonio di capacità tecniche e conoscenze che rappresentano le libere professioni in generale e quelle tecniche in particolare.

Se questo non accadesse sarebbe un danno enorme non solo, e non tanto, per i liberi professionisti ma soprattutto per il Paese, al quale vogliamo poter dare ancora il nostro importante contributo in termini sociali, culturali ed economici.

La ringraziamo per l’attenzione e restiamo in attesa di confortanti segnali nelle direzioni auspicate, sempre disponibili ad ogni produttivo confronto che alimenteremo comunque con una serie di proposte operative rivolte direttamente ai Ministeri competenti.

Buon Lavoro

Cordialmente

IL PRESIDENTE

(Dott. Ing. Salvo Garofalo)

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